Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 12/4/2014, 12 aprile 2014
CON 22 MILA EURO AL DÌ
Ben 22 mila euro al giorno. È quanto ha guadagnato lo scorso anno Franco Bernabè. L’ex presidente esecutivo di Telecom ha percepito nel 2013 compensi per 8,2 milioni di euro. Maurizio Costa, ex vicepresidente e amministratore delegato di Mondadori, ha ottenuto invece 6,4 milioni, pari a 17.500 euro al giorno, e Valerio Battista, amministratore delegato di Prysmian, ha percepito 6,1 milioni, l’equivalente di 16.700 euro al dì.
Sono questi i tre manager che occupano il podio della classifica degli amministratori più pagati nel 2013 tra le maggiori 40 quotate a Piazza Affari in base alle relazioni sulle remunerazioni redatte e pubblicate dalle società in vista delle assemblee.
Dall’analisi condotta da Milano Finanza su oltre 130 top manager emerge che il monte totale degli stipendi, tra parte fissa, variabile e buonuscite, è stato nel 2013 pari a 197 milioni di euro, con un aumento del 12% rispetto ai 176 milioni del 2012. A partire da Bernabè, dimessosi il 3 ottobre scorso, che ha percepito 2,6 milioni tra compensi fissi e benefit non monetari, rispetto ai 2,9 milioni di tutto il 2012; a questi si aggiungono altri 5,6 milioni come indennità di fine carica di cui 3 milioni come corrispettivo forfettario per recesso e 2,6 milioni per patto di non concorrenza per un anno.
Sugli stessi livelli la liquidazione percepita da Maurizio Costa.
Per gli oltre 15 anni trascorsi in Mondadori l’ex ad e vice presidente ha percepito una buonuscita di 5,75 milioni. In aggiunta lo scorso anno il gruppo di Segrate ha corrisposto a Costa compensi per 657 mila euro per relativi al periodo tra il 1° gennaio e il 20 marzo, data in cui si sono decorse le sue dimissioni. In totale quindi Costa ha percepito oltre 6,4 milioni. Nel 2012 Costa aveva ricevuto compensi per 5,1 milioni, inclusi 2,86 milioni come bonus e altri incentivi.
Sono stati proprio i bonus a far lievitare la remunerazione dell’amministratore delegato di Prysmian, Battista. I suoi compensi includono il pagamento dell’incentivo di lungo termine per i tre anni dal 2011 al 2013 per circa 5,1 milioni. Va detto che in tre anni la società ha generato 1,85 miliardi di ebitda e 500 milioni di cassa. Il piano prevedeva che per i tre anni non venissero erogati i bonus che sono stati reinvestiti. In totale sono stati distribuiti circa 30 milioni a 300 dirigenti fronte di una crescita del valore del titolo di oltre 700 milioni (+47% nei tre anni). Battista ha sempre reinvestito nell’azienda arrivando a detenerne l’1,4%.
A seguire c’è un altro manager che ha lasciato con una liquidazione d’oro. L’ex consigliere delegato Enrico Cucchiani ha ottenuto 6,1 milioni di cui 3,6 milioni (corrisposti nel corso di quest’anno) come penale a fronte di recesso unilaterale anticipato. Ma nell’ottobre scorso Cucchiani non ha abbandonato Ca’ de Sass subito, perché è rimasto come direttore generale assunto, fino ad aprile 2014 quando maturerà la pensione.
Intanto nel 2013 Fabrizio Viola, amministratore delegato e direttore generale di Mps, ha percepito un compenso totale di 1,791 milioni oltre il tetto teorico dei 500 mila euro imposto dalla Commissione Europea per il piano di ristrutturazione della banca. Come amministratore delegato Viola ha ottenuto una remunerazione di 402 mila euro, di cui 332.838 euro relativi al compenso per la carica, somma originariamente sospesa per la richiesta della Commissioni e poi ripristinata «in seguito del venir meno dei presupposti della rinuncia e in considerazione del diverso assetto retributivo rinveniente dall’applicazione dei parametri europei», sottolinea la relazione sulla remunerazione. Il banchiere in aggiunta ha ricevuto 1,389 milioni come direttore generale. Inoltre a Viola la banca erogherà 1,2 milioni come importo transattivo a fonte del quale il manager ha rinunciato a pattuizioni e spettanze relative al precedente assetto contrattuale. «In forza del salary cap imposto dalla Commissione Europea sulla retribuzione del management, che ha comportato una riduzione dell’assetto retributivo teorico potenziale dell’ad da 3,5 milioni a 500 mila euro, oltre alla sospensione dei compensi per le cariche, è stato concordato un importo transattivo di 1,2 milioni», si legge nella relazione sulla remunerazione.
Unicredit ha invece azzerato i bonus dei top manager per il 2013, che si è chiuso con una perdita netta record di 14 miliardi a causa di maxi accantonamenti e svalutazioni. Inoltre la proposta di politica retributiva che il presidente, Giuseppe Vita, presenterà all’assemblea fissa in 2 a 1 il limite massimo al rapporto tra la componente variabile e quella fissa della remunerazione dei dipendenti (tranne il personale delle funzioni di controllo). Niente bonus, dunque, per l’ad, Federico Ghizzoni, il cui stipendio è ammontato nel 2013 a 2,3 milioni (1,95 milioni del 2012). Mentre Vita ha ricevuto 1,35 milioni e il direttore generale, Roberto Nicastro, 1,54 milioni. Vita ha rinunciato a benefit per circa 200 mila euro, sottratti allo stipendio dopo la rinuncia volontaria al 20% dei compensi del 2012 (entrato in carica a maggio, Vita aveva incassato 998 mila euro).
Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 12/4/2014