Michelle Caruso-Cabrera Cnbc, MilanoFinanza 12/4/2014, 12 aprile 2014
FIDATEVI DI MATTEO
[Intervista a Piercarlo Padoan] –
L’Italia di Matteo Renzi, spiegata agli americani. Compito svolto da uno che in America ci ha vissuto a lungo. Il ministro dell’economia, Piercarlo Padoan, intervistato da Cnbc in questo colloquio che Milano Finanza pubblica in esclusiva.
Domanda. Quali aspetti delle nuove riforme ritiene più rilevanti e cosa, a suo avviso, contribuirà maggiormente alla crescita?
Risposta. Si tratta di una combinazione di misure strutturali, legate in particolare al mercato del lavoro e a provvedimenti rivolti ad abbattere il cuneo fiscale per finanziare investimenti e consumi ed assicurare maggiore sostenibilità fiscale. Gli effetti saranno visibili già dal prossimo anno consentendo quindi di rafforzare la crescita nel breve periodo e nel medio termine.
D. Sono state criticate le coperture effettuate con i tagli di spesa.
R. Saranno permanenti e ad ampio raggio, questo significa che le maggiori risorse arriveranno dalla spending review ma ci saranno anche cambiamenti nelle modalità di spesa per il settore pubblico, a livello centrale e locale.
D. Il che significa che ci saranno tagli ad enti locali, salari...
R. Si tratterà di una manovra di larga portata. Ci sono elementi davvero rilevanti a partire dalla Sanità fino al trattamento dei dipendenti pubblici. Non si tratta solo di tagliare stipendi ma di collegare retribuzioni e produttività.
D. Di molte di queste riforme se ne parla da tempo. Renzi le potrà realizzare?
R. Renzi è una persona molto dinamica. Sta dando a queste misure un’enorme rilevanza, politica e sociale. Paradossalmente, il problema dell’Italia non è non saper riformare le leggi, ma non essere in grado di applicarle. Ci sono ostacoli da superare, ad esempio rendere più trasparente la pubblica amministrazione e più efficiente il sistema giudiziario. Enormi costi che devono essere razionalizzati.
D. In Italia è troppo problematico assumere e troppo difficile licenziare. Tutto questo cambierà?
R. Mi piace usare un termine per descrivere ciò che è necessario nel mercato del lavoro: sweeping reforms. Il che significa semplificare, portare i giovani stabilmente sul mercato del lavoro, facilitarne il loro ingresso. Si tratta di rivedere le forme contrattuali, collegare direttamente salari e produttività, usare meglio le risorse e fornire sostegno ai disoccupati. Sono i tasselli di una riforma radicale. Solo così riusciremo a rafforzare la crescita in modo significativo.
D. Quanto e quando?
R. Il tasso di crescita in Italia è stato molto basso per vent’anni. Quindi, ipotizzando, se partiamo dallo 0,8% e aggiungiamo uno 0,4%, registreremo un aumento del 50%. Circa le tempistiche, avremo misure a breve termine grazie a tagli di bilancio immediati e in due o tre anni otterremo risultati visibili in termini di crescita e occupazione.
D. Perché è così difficile fare riforme in Italia?
R. Il nostro Paese, come molte altre economie avanzate, ha attraversato fasi in cui era più vantaggiosa e forte la capacità di dire di no, piuttosto che dire di sì. Quest’ultima opzione richiede un grande sforzo politico. In questo senso, un importante capitolo è la cosiddetta agenda delle riforme istituzionali, che si concretizza in una nuova legge elettorale, in una profonda riforma del Senato e nella semplificazione della burocrazia. Questa manovra avrà due conseguenze: mostrare che governo e governance possono essere più semplici e meno costosi e, inoltre, irrobustire la fiducia degli italiani e di quanti vogliono investire nel nostro Paese.
D. E perché dovrebbe succedere proprio adesso?
R. È il marchio di fabbrica della politica di Matteo Renzi: puntare sull’azione quotidiana. Un risultato nuovo, giorno dopo giorno.
D. Renzi vuole governare a lungo?
R. La sua intenzione è quella di rimanere in carica finché la legge lo consente cioè, al momento, per quattro anni.
D. Perché dovrebbe riuscire dove non ce l’hanno fatta i predecessori?
R. È riuscito a trovare un accordo, che deve essere confermato in Parlamento, per cambiare le leggi e le regole fondamentali. Mi riferisco in particolare alla legge elettorale e al programma di riforma istituzionale.
D. Parliamo adesso di Enel, Eni e Finmeccanica. Che caratteristiche devono avere i nuovi manager?
R. Saranno persone competenti e, in alcuni casi, volti nuovi.
D. Cosa intende per competenti?
R. Il modo in cui hanno gestito gli incarichi precedenti, il successo ottenuto, la loro provenienza.
D. Quanto sono importanti questi annunci per la credibilità del governo?
R. Sono fondamentali. Ci sono molti capitali disponibili al momento e molti investitori guardano con interesse al nostro Paese. Tuttavia restano in attesa di verificare se i cambiamenti saranno davvero effettivi. Se saremo in grado di rendere chiare queste modifiche, avremo nuovi investimenti che contribuiranno ulteriormente alla crescita.
D. Perché i tassi di interesse sono così bassi in Europa?
R. Dipende dal fatto che un’enorme quantità di liquidità è passata dalle economie emergenti all’Europa. C’è stato già un adeguamento progressivo ma deve essere applicato in modo più uniforme in tutta l’economia europea. Nel caso dell’Italia, al paese viene riconosciuto un enorme potenziale che ritengo possa finalmente emergere.
D. Mario Draghi sta facendo abbastanza per agevolare questo processo?
R. Draghi è un grande italiano, a capo di una grande istituzione e sta prestando un grande servizio all’Europa.
D. Dovrebbe essere più aggressivo circa il flusso di capitali in Europa?
R. Un ministro delle finanze non dovrebbe commentare le azioni di un banchiere centrale. Ma in generale posso dire che l’Europa ha due criticità: i mercati frammentati e il settore bancario. Dobbiamo riparare il settore bancario che presenta problemi diversi in paesi diversi. Questo è essenziale.
D. La spaventa il pericolo deflazione?
R. La deflazione sarebbe un problema grave per tutti. Tanto più per i possessori di debiti elevati: a livello paese, a livello privato e imprenditoriale. Questo è ciò che ci insegna la storia. Non si tratta di un fenomeno nuovo. Ma il termine del momento è disinflazione. Un’inflazione in positivo, che diventa però sempre meno positiva andando avanti. Bisogna evitare che da attese inflazionistiche si passi al timore della deflazione.
D. Che cosa dovrebbe essere fatto per combattere questo fenomeno?
R. Penso che l’operato della Bce sia appropriato.
D. Paul Krugman, stimato economista statunitense, non è precisamente un suo estimatore. Cosa si sentirebbe di dirgli?
R. Che il tempo e la pazienza da lui spesi per commentare le mie opinioni e le mie azioni mi hanno sempre onorato.
D. Krugman sostiene che l’austerity ha fallito...
R. È un falso problema. L’Europa è arrivata al consolidamento fiscale che, in gran parte, è riuscito. È essenziale quindi non perderne i benefici. Ci sono poi stati aggiustamenti nelle aree periferiche dell’Eurozona. E si è trattato di un processo molto doloroso, che sta cominciando a dare i suoi frutti. Ora stiamo cercando di riparare i mercati e il sistema bancario. Nell’agenda politica, a questo punto, manca solo la voce crescita. E per generare crescita, un fattore a lungo termine, sono necessarie misure strutturali che hanno bisogno di altre due condizioni per essere efficaci: applicare nuove regole, e in secondo luogo, capire che le norme funzionano in fase di crescita. Il mio parere è che la giusta formula per lo sviluppo è la combinazione fra continuo consolidamento fiscale e riforme strutturali.
D. Ma poco fa diceva che il consolidamento fiscale è il problema...
R. Il consolidamento fiscale è un processo quasi terminato, quindi perché sprecarne i vantaggi? Si tratta di fornire benefici legati a tassi di interesse molto più bassi non si tratta solo di spread. Per un paese ad alti livelli di debito è estremamente importante. E sono contento di dire che l’Italia ha uno dei sistemi fiscali più sostenibili tra le economie avanzate.
D. Molti dicono che nel rapporto debito/Pil l’Italia è seconda solo alla Grecia_
R. Ribadisco, ciò che conta è il rapporto fra crescita e tassi di interesse. E i tassi di interesse stanno scendendo grazie alla credibilità del nuovo esecutivo. Parallelamente, il tasso di crescita sta salendo grazie alle nostre politiche economiche. Questa è la variabile cruciale da considerare. Certo, abbiamo un debito enorme. È stato così per decenni. Ma scenderà molto presto.
D. Un ultimo messaggio a Paul Krugman?
R. Quando ero un giovane studioso all’università l’ho considerato, e lo faccio ancora, uno dei più brillanti economisti che io abbia mai conosciuto. Vorrei ringraziarlo per i suoi contributi all’analisi economica. (riproduzione riservata)
Michelle Caruso-Cabrera Cnbc, MilanoFinanza 12/4/2014