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 2014  aprile 14 Lunedì calendario

SOS DA PADOVA “TROPPI CRIMINI POLIZIOTTI ROMENI PENSATECI VOI”


PADOVA
MA voi che fate, contro i romeni che rubano o svaligiano case e negozi?». È appena finita la Messa ortodossa, nella chiesa di San Gregorio, zona industriale di Padova. È un giorno di festa perché la comunità romena — novemila persone — ha appena acquistato l’edificio sacro. A porre la domanda non sono i leghisti del Nordest ma l’ambasciatrice della Romania in Italia, Dana Constantinescu, e il console generale di Trieste, Cosmin Dimitrescu. «Non vogliamo — dicono i due diplomatici — che pochi delinquenti danneggino la vita di migliaia di donne e uomini romeni che qui da voi lavorano onestamente». Nasce così, di domenica, l’idea di utilizzare funzionari del consolato e poliziotti della Romania nella lotta contro i ladri e rapinatori arrivati da Bucarest e dintorni. «La proposta — dice Ivo Rossi, sindaco reggente di Padova — mi è piaciuta subito. Ne ho già parlato con il questore e con il prefetto. Fra pochi giorni passeremo alla fase operativa». Guardie e ladri parleranno dunque la stessa lingua. Nona Evghenie (34 anni, romena da 11 in Italia e prima cittadina straniera eletta nel Consiglio comunale di Padova — lista Pd — nel giugno 2009) è stata il trait d’union fra l’ambasciata e l’amministrazione comunale. «Non posso accettare — racconta — che alcuni miei connazionali non rispettino le leggi italiane. E lo facciano senza pudore. L’altro giorno un romeno ha fatto una spaccata in un negozio, è stato preso e portato in questura poi in carcere. Ventiquattro ore dopo era fuori. “Mi sono fatto una notte al caldo”, ha detto. Io penso che una proposta giusta sia quella di far scontare le pene nel Paese d’origine. In Romania, se fai un furto o una rapina, vai in carcere subito e ci resti a lungo. Ad attirare qui i delinquenti è proprio la sensazione di impunità, o quasi». Anche Nona Evghenie è arrivata in Italia con un pullman della speranza e un visto turistico. «Ho fatto la baby sitter e la colf. Poi mi sono inserita bene, adesso lavoro in banca. Mi sono impegnata per i miei connazionali, arrivati qui per cercare una vita migliore. Quando sono arrivati i primi rom romeni, come Comune abbiamo cercato di dare un rifugio alle donne incinte e ai minori, soprattutto in inverno. Ma quando abbiamo chiesto i nomi e i cognomi, perché non potevamo dare assistenza a chi avesse problemi con la giustizia, sono scomparsi tutti. Spesso fra loro — romeni rom e non rom — ci sono persone ricercate, persone che non sono più accettate in Francia e Germania e scelgono l’Italia perché più permissiva». Molte cose cambieranno, con l’arrivo della polizia di Bucarest. «Intanto i nostri agenti parlano la stessa lingua di chi commette reati. Conoscono le diverse bande che vengono qui in transumanza per organizzare furti e prostituzione. Già leggendo i loro nomi, possono sapere anche se siano cittadini della Romania, che fa parte della comunità europea o moldavi o di altre nazioni che si spacciano per comunitari. Noi vogliano rispettare i diritti delle persone ma questo rispetto non può trasformarsi in buonismo. A Vicenza tanti romeni sono stati rimandati a casa, con la collaborazione del nostro consolato, perché non avevano mezzi di sussistenza. Questa la strada che anche noi vorremmo percorrere». Dall’inizio dell’anno nel padovano ci sono state 80 “spaccate” in negozi e tabaccherie. Qualcuno è stato preso. «Sgominata una banda — annunciava l’altro giorno un comunicato della questura — di predoni dell’Est. Arrestate quattro persone di nazionalità romena. Innumerevoli i colpi portati a segno dalla banda. Usando cesoie e piedi di porco entravano in esercizi pubblici devastandoli letteralmente…». «Ma tante volte — dice il sindaco Ivo Rossi — sembriamo davvero il ventre molle dell’Europa. L’altro giorno, scendendo al bar per un panino, ho assistito a un fermo: un romeno era entrato in un negozio e aveva rubato sette paia di jeans. La commessa lo aveva rincorso gridando e due agenti della nostra polizia locale lo avevano bloccato. Ma lo stesso uomo era stato fermato davanti allo stesso negozio quattro giorni prima, sempre dai nostri vigili, con sei paia di jeans. Foto-segnalato, era stato mandato in Procura per trasformare il fermo in arresto. Il magistrato ha deciso però la denuncia a piede libero. E sa cosa ha detto il romeno, dopo il secondo fermo? “La prossima volta cambio negozio”». C’era anche il sindaco, alla Messa ortodossa. «Mi sembrava di essere in una nostra chiesa negli anni Sessanta, con tutte le donne con il velo in testa… Persone oneste che si guadagnano il pane, le donne come badanti, gli uomini come operai. E, solo perché romeni, rischiano di essere additati come delinquenti: per colpa di bande per le quali l’Italia è il Paese dell’impunità. Arriveranno presto, i poliziotti romeni, per collaborare con le nostre forze dell’ordine. Far rispettare le leggi, fermare e punire davvero chi commette reati: credo che questa sia la vera integrazione europea».

Jenner Meletti, la Repubblica 14/4/2014