Maria Treresa Cometto, CorriereEconomia 14/4/2014, 14 aprile 2014
TV & RETE VA IN ONDA LA GUERRA DELLE FICTION IN «SCATOLA» E CUBOVISION GIOCA SU DUE PIATTAFORME: WEB E DIGITALE TERRESTRE – La guerra per conquistare l’attenzione dei telespettatori e i soldi degli spot pubblicitari si sta facendo più intensa che mai fra i giganti americani dell’high-tech
TV & RETE VA IN ONDA LA GUERRA DELLE FICTION IN «SCATOLA» E CUBOVISION GIOCA SU DUE PIATTAFORME: WEB E DIGITALE TERRESTRE – La guerra per conquistare l’attenzione dei telespettatori e i soldi degli spot pubblicitari si sta facendo più intensa che mai fra i giganti americani dell’high-tech. E si gioca a livello sia di contenuti sia di apparecchi hardware. Gli ultimi arrivati in campo sono Yahoo! e Microsoft, che hanno deciso di produrre video originali per fare concorrenza ai pionieri della TV online come Netflix e Hulu e al leader per volume di utenti, la YouTube di Google. Mentre Amazon.com non solo crea proprie serie di telefilm, ma ha appena lanciato anche Fire TV, una «scatola» che vuole essere l’alternativa alla Apple TV. Concorrenza L’effetto positivo di questa concorrenza sfrenata è un’esplosione di creatività. In questa nuova epoca d’oro della TV i telespettatori hanno di fronte un’offerta enorme di produzioni di qualità, così tante che ormai in America si parla di ansia diffusa fra il pubblico: la paura di non star dietro a tutti gli spettacoli da vedere, oltre allo stress di dover scegliere e pagare i vari servizi e apparecchi che connettono il televisore a Internet. Per seguire Game of Thrones , per esempio, bisogna pagare un canone extra a Hbo, la rete che produce e distribuisce questa serie; e se si vuole un’abbuffata delle vecchie puntate si può farla sul sito Hbo Go, accessibile con Apple TV ma non con Fire Tv. Per vedere House of Cards , il thriller politico premiato agli Oscar della TV Usa l’anno scorso, (e da questa settimana trasmesso in Italia da Sky Atlantic) bisogna essere abbonati a Netflix (7,99 dollari al mese). Chi preferisce una versione più leggera degli intrighi alla Casa Bianca può guardare Alpha House , la serie creata da Garry Trudeau, l’autore del fumetto Doonesbury, ma deve essere cliente di Amazon Premium (99 dollari l’anno) e avere la scatola Fire TV se vuole vederla sullo schermo del televisore. Ma ecco una per una le ultime novità sul mercato americano, destinate ad arrivare prima o poi anche in Italia. A Yahoo!, Marissa Mayer ha dichiarato che i video online sono centrali nella strategia di rilancio del portale Internet di cui è ceo (amministratore delegato) dall’estate 2012: così pensa di attrarre utenti e pubblicità, fermando il declino di fatturato e profitti. Per questo sta investendo nell’acquisto di serie TV pensate per il web e potrebbe annunciare già i titoli il 28 aprile a New York, durante la conferenza di marketing The New Front dedicata al business digitale. Intanto sta cercando di convincere alcune delle star più popolari a lasciare YouTube, che dà loro grande visibilità (circa 160 milioni di utenti unici al mese negli Usa) ma trattiene il 45% dei loro introiti pubblicitari. Yahoo! offrirebbe una miglior ripartizione dei guadagni e un sostegno nel marketing. Infine Mayer sta trattando l’acquisto di News distribution network, un servizio che distribuisce video online agli editori digitali. Debutti A giugno è atteso il debutto dei primi show prodotti dagli studi televisivi di Microsoft: il reality Every Street United , con protagoniste squadre di calcio di strada, pensato in vista della Coppa del mondo; e il thriller Humans . Un’altra dozzina di progetti sono in lavorazione sotto la guida di Nancy Tellem, l’ex manager della rete Cbs assunta da Microsoft un anno e mezzo fa. «La TV, come forma di intrattenimento che raggiunge la più vasta audience, è parte cruciale della strategia di Microsoft», ha spiegato Phil Spencer, nominato la settimana scorsa responsabile del business di Xbox, la console per videogiochi che connette il televisore a Internet: i contenuti originali dovrebbero attrarre i consumatori a comprare Xbox, abbonarsi al servizio online Xbox live per vedere gli show e interagire con modalità simili ai videogame, con l’obbiettivo ultimo di fidelizzare i clienti a tutta la famiglia di prodotti Microsoft, dagli smartphone e pc Windows ai tablet Surface. Ma azzeccare gli show giusti non è facile e richiede cospicui investimenti. Netflix quest’anno investirà 3 miliardi di dollari nelle sue produzioni, secondo stime di mercato. Amazon.com l’anno scorso ha speso 1 miliardo per comprare e produrre contenuti originali — secondo la società di ricerche Cantor Fitzgerald —, ma la serie Betas ambientata nella Silicon Valley è stata un flop e non avrà una seconda stagione; e anche Alpha House non è diventata virale come House of Cards . Eppure Amazon.com ha una banca dati enorme sui gusti dei suoi abbonati e la usa per decidere su che cosa puntare. Ora raddoppia la scommessa con Fire TV, che si distingue dalla Apple TV per una funzione di ricerca degli show comandata con la voce (ma solo per quelli nella videoteca Amazon.com) e la possibilità di trasformarla in una console di videogiochi con una spesa extra di 39,99 dollari. Apple da parte sua è concentrata su un altro fronte: la trattativa con Comcast, l’operatore della TV via cavo N.1 negli Usa, per ottenere un trattamento privilegiato per gli utenti di Apple TV. Con il moltiplicarsi della fruizione dei video online, cresce infatti anche il problema dell’ingorgo di Internet: Apple vorrebbe che il suo servizio di streaming arrivasse nelle case bypassando l’ultimo miglio condiviso da tutti e diventando così più affidabile e di qualità migliore. L’eventuale accordo dipende dalla progettata fusione fra Comcast e Time warner cable, l’operatore N.2, al vaglio dell’antitrust. E Google non dorme sugli allori. L’anno scorso ha lanciato il suo apparecchio per connettere il televisore a Internet, Chromecast, il meno caro sul mercato a soli 35 dollari e a febbraio ha nominato come ceo di YouTube Susan Wojcicki, che nel 2006 aveva caldeggiato l’acquisizione del sito di video. Una mossa rivelatasi vincente: il fatturato pubblicitario di YouTube è passato da 3,7 miliardi nel 2012 a 5,6 miliardi l’anno scorso secondo EMarketer. Ora la ceo deve trattenere i talenti creativi dalla tentazione di passare ai concorrenti e attrarre un numero maggiore di grandi marchi come sponsor dei canali YouTube.