Maria Silvia Sacchi, CorriereEconomia 14/4/2014, 14 aprile 2014
VERSACE LA PRESA DI DONATELLA E ALLEGRA
L’ingresso di Blackstone nella Gianni Versace è stata l’occasione per definire e mettere nero su bianco gli assetti interni alla famiglia Versace.
Il nuovo statuto di Givi (la holding tramite cui i Versace controllano la società della moda) sancisce la definitiva alleanza tra Donatella Versace e la figlia Allegra Versace Beck.
Attraverso un sistema molto complesso di norme, madre e figlia — titolari, rispettivamente, del 20 e del 50% del capitale di Givi — hanno, infatti, «saldato» le proprie azioni: da adesso in poi il loro complessivo 70% si muoverà insieme anche per statuto.
In parallelo, la posizione di Santo Versace, fratello di Donatella e azionista con il 30%, si fa via via più sfumata. Non è in discussione la sua presenza e il suo contributo: ha co-fondato la maison, resta e resterà presidente fino a quando lo vorrà. Ma il punto è quanto succederà dopo di lui. A Santo è stato riconosciuto un diritto di recesso nel caso della (prevista) quotazione della Gianni Versace. Soprattutto, i suoi eredi potranno liquidare le proprie azioni vendendole al ramo di Donatella e Allegra (anziché restare azionisti senza poter contare nelle decisioni) ma a loro volta Donatella e la figlia potranno chiederne direttamente il riscatto.
Dopo Santo, insomma, la Versace sarà completamente nelle mani del ramo di Donatella (una strada di fatto obbligata, conseguente alla scelta di Gianni Versace, lo stilista ucciso a Miami 16 anni fa, di lasciare il suo 50% del capitale alla nipote Allegra).
La composizione degli organi sociali riflette questo quadro e alle azioni di Santo Versace è riservato un posto sui quattro totali disponibili e un sindaco effettivo sui tre effettivi e i due supplenti.
Lo si legge sui documenti depositati in Camera di commercio. Va detto che, sentite fonti non ufficiali vicine a tutti i diversi componenti della famiglia, la definizione degli equilibri familiari è avvenuta in un clima rilassato e condiviso.
Passi
Il primo passo della nuova architettura è stata la suddivisione del capitale in tre diverse categorie di azioni: le azioni A a Santo Versace, le azioni B a Donatella Versace e Allegra Versace Beck, le azioni C a Blackstone. Di fatto è come se gli azionisti si fossero organizzati — pur senza scegliere la formula societaria — attraverso quelle che sono definite «holding di ramo» adottate da molte famiglie imprenditoriali al passare delle generazioni (le hanno, per esempio, i Barilla e i Benetton). In questo modo le decisioni vengono prese all’interno del singolo nucleo familiare.
Per un certo periodo le azioni non si potranno cedere. Lo statuto prevede, infatti, un periodo di lock up di cinque anni, a meno che non vi sia il consenso scritto di tutti i soci alla vendita. È ovviamente previsto il diritto di prelazione in favore degli altri soci.
Tutele
Il fondo americano Blackstone, si sa, è entrato nella società operativa, la Gianni Versace, che è destinata alla quotazione (articolo a fianco). Non è entrato nella cassaforte di famiglia. Ma per tutelare il proprio investimento (complessivamente 210 milioni di euro) Blackstone ha deciso di avere un posticino anche nella Givi e, soprattutto, ha stretto accordi che lo preservino nel caso di cambiamenti dell’azionariato ai piani alti. Se i Versace dovessero lasciare, insomma.
Al momento le azioni di categoria C riservate a Blackstone in Givi holding sono una sola e finché resta una non ha diritto di voto. La cosa rilevante è la previsione del diritto di co-vendita, disciplinato in statuto. La norma prevede che nel caso in cui Santo e/o Donatella e Allegra Versace cedano ad altri più del 50,01% del capitale, gli altri azionisti hanno il diritto di vendere tutta (e non solo parte) della propria quota e allo stesso prezzo. Blackstone, in particolare, cederà anche le azioni possedute nella Gianni Versace.
Sia per quanto riguarda il recesso in caso di quotazione che per la vendita sono già stabiliti i criteri di prezzo.
Numeri
Versace ha chiuso l’esercizio 2013 con un fatturato di 479,2 milioni di euro, in aumento del 17,2% sull’anno precedente. L’Ebitda (margine operativo lordo) è cresciuto del 59,7% a 71 milioni, mentre l’utile netto del 27,6% a 10,9 milioni di euro.
Le vendite nei negozi gestiti direttamente sono state pari a 267,6 milioni (+19%). Il wholesale ha invece raggiunto i 174,1 milioni (+16,7%). In incremento anche le royalty, a 37,5 milioni (+7,4%), trainate dai profumi (+23,6%) e dagli orologi (+16%). I mercati di maggior espansione sono stati quello americano (+32% le vendite retail) e asiatico (+18,5%, con la Greater China che ha fatto +13%). Le vendite retail in Europa sono salite dell’8%.
«Anche il 2013 - ha commentato l’amministratore delegato Gian Giacomo Ferraris - è stato un anno di grande successo, che ha registrato fatturato e utili molto consistenti per il quarto anno consecutivo. Abbiamo avviato il 2014 con grande slancio e ci aspettiamo un ulteriore risultato positivo».
A fine febbraio è stato annunciato l’ingresso di Blackstone (attraverso un aumento di capitale da 150 milioni di euro più acquisto diretto di azioni per 60 milioni), che ha valorizzato Versace un miliardo di euro. L’obiettivo è accelerare la crescita e poi arrivare in Borsa.