Maria Luisa Agnese, Corriere della Sera 14/4/2014, 14 aprile 2014
«LE NOZZE CON POMICINO? TRA I DUE LA VECCHIA SONO IO»
Si sono sposati con 27 anni di differenza, lui l’onorevole Paolo Cirino Pomicino (quasi) 75, lei Lucia Marotta 48, e con festosa cerimonia romana che ha riunito intorno a loro un mix amicale da Prima Repubblica, finita con ballo sul prato e la neo coppia che allegramente si esibiva sulle note di Champagne di Peppino di Capri. «Anche se non sono un ballerino bravo come mi ha ritratto Buccirosso nel Divo di Sorrentino» minimizza sardonico lui.
E se stupisce la baldanza di lui, potentissimo politico napoletano negli anni andreottiani azzoppato da Mani Pulite, che dopo tre infarti e un trapianto di cuore riparte a 74 anni compiuti con una nuova vita, incuriosisce ancora di più la scelta di lei di cui poco si sapeva finora, se non la sua silenziosa presenza da 14 anni al fianco dell’ex ministro: ragazza di buona famiglia romana andata presto in sposa al centrocampista della Roma, Odoacre Chierico, detto Dodò, e presto separata. Nessun problema questa differenza di età nel nuovo matrimonio? «In realtà fra i due la vecchia sono io, sono nata vecchia e mi trovo benissimo con lui così pieno di energia, e quando si mette al piano e intona vecchie canzoni, tipo Nel 1919 …, non si sa come, io le so tutte».
Lucia, finora di lei si conosceva più che altro una fulminea battuta, sul passaggio da un innamorato all’altro: Dodò teneva il cervello, Paolo il fisico. Esagerata: conferma o smentisce? «Devo spiegare. Tutto era nato da un articolo di Gian Antonio Stella dove, bontà sua, mi definiva due secoli più giovane di lui e un paio di metri più alta, e mi interrogava su che cosa mi aveva portato a preferirlo. E io ho detto: di Dodò, che non era certo un intellettuale, mi ha colpito il cervello; di Paolo che dell’intellettuale ha tutto, compresa la distrazione perenne, mi ha colpito il fisico. Una battuta, perché anche se è un bell’ometto (e qui la signora invita a guardare la foto dove il suo Paolo è ritratto con dovizia di quadricipiti a 18 anni quando giocava come terzino) a me ha rapito piuttosto il suo modo di pensare, di vedere, la sua leggerezza, così istruttiva per me che sono nata doverista ed emotiva».
Si erano conosciuti per un incrocio familiare quando Lucia era ancora sposata con Odoacre, perché la figlia di Paolo, Ilaria, era allora fidanzata con il miglior amico di Odoacre, poi si erano rincontrati una sera al cinema Barberini con Lucia in piena crisi post-separazione. E quando qualche mese dopo avevano deciso di dichiararsi alle famiglie, in fin dei conti erano entrambi liberi e separati, lei, un po’ imbarazzata ma decisa, chiese la mano di Paolo all’amica Ilaria, mentre lui si rivolse al papà di Lucia così: «Avvocato, io la capisco, se questa cosa fosse successa a me, non sarei certo contento…». E lì Lucia li tolse di imbarazzo dicendo: «Ora abbraccialo e chiamalo papà».
Una coppia anomala ma ormai molto solidale, cresciuta sulla mutua ironica complicità, tanto che gli amici li chiamano Sandra e Raimondo per i siparietti casalinghi, e cementata da un percorso di vita parecchio accidentato, lei (che non aveva mai votato Dc, semmai più a destra) lo ha assistito prima nella lenta risalita nell’immagine collettiva, poi nel dramma del trapianto, affrontato con indomita leggerezza e con due anni di trasferta milanese in attesa del cuore «giusto»: «Gli altri fanno il lifting, io mi cambio gli organi».
Come ha accolto ora Lucia quel popolo da Prima Repubblica che si è affollato al suo secondo matrimonio? Da Gianni De Michelis, testimone di lui, a Fausto Bertinotti, Publio Fiori, Maurizio Sacconi, Luisa Todini (testimone e miglior amica di lei) fino a Paolo Villaggio, Pippo Baudo e al fotografo Umberto Pizzi c’erano tutti, mancavano solo Massimo D’Alema e Arnaldo Forlani («ma avevano la giustificazione» riaffiora la voce di Pomicino). «Io non sono mai stata mondana, lui si è tranquillizzato, quelli sono amici che si sono mantenuti nel tempo. Gianni De Michelis, che è nostro vicino di casa a Roma, e che spesso invitiamo a cena la sera, mi dice sempre: “Tu Lucia sei masochista, perché ti sei accollata questi due anziani”». «Quel mix di invitati-amici è la fotografia di un mondo che cercava sempre un accordo, un minimo comune denominatore umano prima che politico» glossa Pomicino.
Uniti dagli amici ma separati dall’altezza: Lei quanto è alta? «Un metro e 76». E suo marito, l’onorevole Paolo Cirino Pomicino? Lui si fa vivo con voce in sottofondo: «Un metro e ottanta, mi pare». E lei pronta: «Sì, ho tanta voglia di crescere». Così, sul prato di Villa Aurelia dove si teneva il ricevimento nuziale, Lucia si è pure tolta le scarpe, per ballare più leggera e «per essere alla sua altezza».