ansa.it 14/4/2014, 14 aprile 2014
I Merloni danno l’addio a Rcs e cedono sul mercato la quota residua nella casa editrice. L’ultimo atto dei due imprenditori marchigiani, per anni soci forti della società, è un assist al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli
I Merloni danno l’addio a Rcs e cedono sul mercato la quota residua nella casa editrice. L’ultimo atto dei due imprenditori marchigiani, per anni soci forti della società, è un assist al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. «Io De Bortoli lo terrei», dice Paolo Merloni dal Vietnam dove col padre ha inaugurato un nuovo stabilimento dell’azienda di famiglia Ariston Thermo. Stessi toni da Francesco Merloni: «Ho sempre appoggiato De Bortoli, era stabilito che finchè c’era il patto sarebbe rimasto». Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri. Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri. L’ultimo presidente dell’accordo parasociale ormai sciolto non si scandalizza che si parli di buonuscita milionaria. «È un periodo in cui le buonuscite sono viste con sospetto ma nelle aziende contano gli uomini» rileva. Se i vecchi soci se ne vanno nuovi potrebbero arrivare, circolano in Borsa voci di un possibile interesse del finanziere George Soros e a Piazza Affari Rcs fa un balzo del 5%. Tornando al disinvestimento dei Merloni, Paolo ricorda che «avevamo deciso di non partecipare all’aumento di capitale e da quando mi sono dimesso dal Cda non ho più seguito le vicende del gruppo». SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIASCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA «Non condividevo le modalità della ricapitalizzazione e avevo riserve sul piano», spiega indicando di aver «venduto sul mercato lo 0,51%. Paolo Merloni conferma poi che sulla quota di Rcs la cassaforte Merloni Holding ha registrato una minusvalenza di 15,3 milioni nel 2013 chiudendo in perdita di 14 milioni. Per spalmare l’effetto negativo la Holding è stata quindi fusa con la controllante Merloni Invest. Francesco Merloni preferisce invece ripercorrere la storia dell’avventura nel gruppo editoriale la cui conclusione, almeno sotto il profilo economico viene definita un tasto doloroso. GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANNGIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN L’investimento ha dato qualche soddisfazione - scherza l’ex ministro dei Lavori pubblici - sul fronte »degli onori«. »Sono uscito come presidente del Patto di sindacato anche se lo ero diventato per anzianità e non per nomina. Sono rimasto pilando il patto verso lo scioglimento perchè mi sembrava anacronistico«. In Rcs, ricorda, »mi ha portato dentro Bazoli che aveva bisogno di controbilanciare Ligresti ai tempi in cui c’era Berlusconi«. La svolta in negativo è arrivata nel 2006 con l’uscita dell’ad Vittorio Colao che »stava trattando l’acquisto di Recoletos carta contro carta e non cash« come è invece poi avvenuto appesantendo di debiti la casa editrice. BerlusconiBerlusconi Merloni si dissocia anche da scelte più recenti: »Quella di fare un Cda di indipendenti è stata una svolta che abbiamo subito come azionisti ma Mediobanca e Fiat hanno preso il sopravvento e nominato tutto loro. Hanno tenuto in Consiglio solo i due azionisti giovani, Carlo Pesenti e mio figlio Paolo, che si sono trovati male, non contavano e infatti poi si sono dimessi«. Un’ultima precisazione il presidente onorario di Ariston la fa sui rapporti con il marchigiano Diego Della Valle e afferma che »sono amico di Della Valle ma lo tiravo sempre per la giacchetta«. »Gli azionisti se vogliono possono andare d’accordo«, conclude facendo peraltro un’analisi dura delle recenti vicende di Rcs e dei conflitti tra i soci: »Non era la gestione di un’azienda ma un centro di potere«.