Mario Ajello, Il Messaggero 13/4/2014, 13 aprile 2014
ANGELINO E MARCELLO, L’ULTIMO DUELLO CHE ROTTAMA IL VECCHIO CENTRODESTRA
ROMA Il Nuovo Centrodestra come il centrodestra buono, legalitario, politicamente corretto. Il vecchio centrodestra, quello di cui Marcello Dell’Utri fu pioniere e architetto e che da Forza Italia modello Publitalia cominció e a Forza Italia modello boh é approdato, come il centrodestra impresentabile, troppo carico di guai giudiziari e di biografie personali pesanti, non più spendibile perché maledetto da antiche vicende che proiettano il passato sul presente e interdicono il futuro. Ecco, Angelino Alfano, non solo in veste di ministro dell’Interno ma soprattutto in quella di leader del partito concorrente a quello di Berlusconi, coglie al volo l’arresto di Dell’Utri. Per tracciare la linea del discrimine, della differenza tra il centrodestra di prima e il centrodestra che vorrebbe costruire lui, quello che sulle polveri del berlusconismo d’antan - di cui Dell’Utri é stato il maieuta, per dirla filosoficamente come piace a lui,cioè l’inventore pratico ma anche spirituale - vorrebbe affermarsi alle elezioni europee. Presentandosi come una forza non riconducibile alle vecchie storie spesso non edificanti.
LISTE PULITE
Anche nel Nuovo Centrodestra ci sono casi imbarazzanti, e quello dell’ex governatore Formigoni ne é l’esempio più plateale, e tuttavia la distanza e l’ostilità tra Alfano e Dell’Utri risale al periodo in cui, in nome delle "liste pulite"per le ultime elezioni politiche del 2013, l’allora segretario del Pdl depennó non soltanto le candidature di Cosentino e di Scajola ma anche quella dell’«impresentabile» Dell’Utri. Il quale finse di non dolersene, non si arrabbió pubblicamente e nemmeno privatamente con Berlusconi (ben sapendo che Francesca Pascale sponsorizzava l’esclusione sua e degli altri nonostante la sofferenza di Silvio di dover «sacrificare un gentiluomo come Marcello» sull’altare del politicamente corretto) , ma si confermò nel giudizio che aveva su Alfano. «Angelino é un poveretto, un incapace, un senza palle», così aveva detto Dell’Utri del segretario pidiellino. Il quale a Porta a Porta, l’11 dicembre del 2012, spiegò: «Molti dei guai del nostro partito derivano da soggetti come Dell’Utri. Un povero disgraziato, per quello che gli succede sul piano giudiziario, il quale parla a ruota libera. Facendo credere che le sue parole sono le parole di Berlusconi». E ancora: «Figure come Dell’Utri nuocciono a Berlusconi».
SCAMBIO DI CORTESIE
«Il povero disgraziato non sono io, é lui», fu la replica di Dell’Utri. Di più: «Alfano é un personaggio squalificato, che sta portando alla rovina il nostro partito con cui lui non c’entra niente». Quando poi ci sarà la rottura tra Alfano e Berlusconi, Dell’Utri commentó: «Nel Pdl ci sono stati troppi miracolati, cretini e traditori. Quando poi, e arriviamo quasi ad oggi o comunque a pochi mesi fa, sono emersi alcuni problemi giudiziari per qualche esponente del Ncd, Dell’Utri in procinto di dileguarsi non si é trattenuto e con il suo affilato sorriso ha posto una domanda retorica, incontrando alcuni amici davanti al caffé di Sant’Eustachio, vicino al Senato da cui Alfano lo aveva fatto fuori: «E Angelino il maestro di morale che cosa dice?». Di fatto, Dell’Utri e Alfano rappresentano due universi piuttosto lontani. Due Sicile, due generazioni, due approcci (uno é il visionario da club e da partito-azienda, l’altro un politico giovane ma della scuola classica), due opposti atteggiamenti nei confronti dell’anti-mafia e insomma non si sono mai presi questi due. Dell’Utri ha detto di recente, poco prima di fuggire e poi della cattura: «Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci. Però, psicologicamente, sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci dentro due libri, e te ne vai».
Se tutto sarà così semplice, visto che c’é di mezzo l’estradizione, Alfano non avrà problemi come ministro dell’Interno e potrebbe avere qualche giovamento - ammesso che gli elettori si appassionino a queste cose - come leader del partito concorrente a quello di Berlusconi e di Dell’Utri. Insomma, è la nuova versione della rottamazione tra nuovo e vecchio centrodestra.