Camilla Mozzetti, Il Messaggero 12/4/2014, 12 aprile 2014
LAUREATI, ITALIA MAGLIA NERA IN EUROPA
L’INDAGINE
ROMA Non è l’Italia a brillare nel panorama universitario europeo. Al Paese il triste e scoraggiante primato di avere il minor numero di laureati rispetto a quelli di Francia, Germania, Olanda o Spagna e la più alta percentuale di giovani che decidono di abbondare libri, dizionari, manuali. Che sia la crisi economica a incidere sulle scelte dei ragazzi, privando loro della possibilità di proseguire gli studi o la necessità di cercare un posto di lavoro subito dopo le scuole superiori, il rapporto dell’Eurostat, relativo al 2013, è un rapporto a tinte scure: gli studenti italiani sono bravi solo a finire ultimi nella classifica dei paesi più virtuosi almeno dal punto di vista dell’istruzione. In sostanza, l’analisi condotta sul numero d’iscrizioni agli atenei, sulle percentuali di giovani che decidono, per i motivi più diversi, di abbandonare gli studi e non conseguire il diploma di laurea, ma anche di quelli che si ritirano precocemente dalle scuole superiori, traccia il profilo di un Paese che perde competitività sul versante scolastico e che non riesce a formare i propri ragazzi nel modo migliore per presentarli a un mercato del lavoro sempre più internazionale.
I DATI
Benché il governo abbia fatto dell’educazione delle nuove leve un cavallo di battaglia per migliorare la salute generale del Paese – solo poche settimane fa il sottosegretario Delrio aveva ricordato come senza istruzione l’Italia è un paese destinato a fallire – con il 17% dei 18-24enni che si sono fermati alle scuole medie, proprio l’Italia, è quintultima sui 28 paesi dell’Unione europea. Le cose peggiorano se si guardano le percentuali relative ai diplomi di laurea. Solo il 22,4% di chi ha tra i 30 e i 34 anni ha portato a termine, lo scorso anno, gli studi universitari. Il rapporto dell’Eurostat conferma un trend cui siamo abituati: le studentesse italiane raggiungono in numero maggiore il titolo di laurea rispetto agli uomini. Il 27,2% di laureate tra i 30 e i 34 anni, contro appena il 17,7% degli italiani. Ma questo non basta, di fronte a una media europea di laureati che non scende al di sotto del 36,8%. Non va molto meglio sul fronte dei 18-24enni che hanno smesso di formarsi: contro una media europea dell’11,9%, nel 2013 si sono fermati alle medie il 17% dei giovani italiani, di cui il 13,7% delle ragazze e il 20,2% dei ragazzi.
LE ALTRE NAZIONI
Persino la Romania, che dodici anni fa, contava il più basso numero di laureati con appena il 9,1%, ha migliorato, spingendo sull’acceleratore, nel corso degli anni, il proprio andamento. Appena due anni fa, infatti, i laureati romeni superavano con il 21,8% gli italiani (fermi al 21,7%) e lo scorso anno la percentuale è salita al 22,8%. Lo stesso vale, poi, per Malta, Slovacchia, Repubblica ceca, Portogallo e Croazia, paesi che, se nel 2002 erano dietro l’Italia e oggi la superano. Ancora più netta la distanza con l’Irlanda dove la quota di laureati è del 52,6%, Lussemburgo (52,5%), Lituania (51,3%), Svezia (48,3%), Cipro (47,8%) Gran Bretagna (47,6%). Inutile, infine, il confronto, con la Francia, dove i laureati sono il 44%, la Spagna che si attesta su un 40,7% e la Germania che ha il 33,1% di giovani tra i 30 e i 34 anni laureati.