Tatti Sanguineti, Il Giornale 12/4/2014, 12 aprile 2014
L’ALTRA DOLCE VITA
Sono Lello Liguori, sono nato tantissimi anni fa, mi è sempre piaciuto il divertimento. Ho scoperto il Covo di Nord-Est di Santa Margherita Ligure nel 1966: il proprietario era un certo Peppo Vannini, proprietario di tutte le pasticcerie di Lugano. Era in auge perché aveva preso due grandi artisti inglesi - Brian Auger e Julie Driscoll - e faceva dei pieni incredibili. Il Covo mi piacque, cominciai a frequentarlo, alla fine lo comprai.
100MILA LIRE A TESTA
Era un locale per ricchi. L’ultima volta che ci si esibì Mina, nel ’69, si pagavano 100mila lire a persona.
JANNACCI E LA SINISTRA
Avevo cominciato a giocare a pallone con Enzo Jannacci. Eravamo nati a 50 metri l’uno dall’altro. Lui stava in viale Corsica dove c’era il Motta, io abitavo all’inizio di viale Corsica. Andavamo a giocare a pallone insieme, lui era un patito. Poi siamo cresciuti, ci siamo persi di vista e poi lui ha cominciato a lavorare con Beppe Viola e tutto quel gruppo lì, e l’ho visto poco. Poi l’ho fatto lavorare a Milano in un locale strano che avevo, l’ho trasformato insieme a Pozzetto e Boldi. E poi un giorno me lo sono ritrovato grande personaggio. Gli ho chiesto di far una serata al Covo e lui la mise giù un po’ dura perché era diventato di sinistra, e tutti quelli di sinistra non volevano venire al Covo col suo pubblico di ricchi. Mi chiese una cifra notevole, venne, cantò. La gente gli chiese 4-5 bis e lui dapprima rifiutò. Allora gli dissi «Enzo, scusa, siamo amici da tanti anni, perché mi fai una cosa del genere?» e allora lui li fece. Invece nelle serate che aveva fatto per me nei ristoranti, era stato sempre divertentissimo.
IO, MERCENARIO
Ero in Marocco all’epoca della guerra d’Algeria. E a un certo punto si scatenò una caccia ai bianchi, dovetti rimanere chiuso in casa per cinque giorni. Poi scappai attraverso il deserto per arrivare in Algeria. Portavo le merci per i lavoratori italiani che lavoravano all’Eni nei pozzi di petrolio. Poi mi arruolai con i mercenari e dopo due mesi scappai. Finii a Nizza dove ho conosciuto Delon che mi è stato molto d’aiuto. Lui, Belmondo, era tutta una cricca. Divenni ancor più famoso grazie a loro.
CHE TEMPI CON BING CROSBY
Io volevo solo i grandi artisti. Ma i grandi artisti avevano cachet altissimi. Non ci si stava coi costi, perché il Covo è piccolo e lo dovevo allargare. Avevo sempre problemi di agibilità. Con più posti ho cominciato a portare Iglesias, Aznavour, quella gente lì. E tutti gli americani: Minnelli, Sinatra, Bing Crosby, Stevie Wonder... Se un artista arriva in ritardo, poi, per recuperare, fa serate fantastiche, leggendarie.
PAZZI PER BARRY WHITE
Barry White non arrivava. Io mi preoccupo, chiamo un vigile per andare a vedere se lungo la strada avesse avuto un incidente. Il vigile torna dopo un quarto d’ora e mi dice: «Sono fermi al semaforo con i finestrini oscurati. Sono chiusi lì dentro. Viene il verde e non si muovono, viene il rosso e non si muovono». Avevano cominciato a fumare. E allora sono andato là io e gli ho detto «Guarda che sei in ritardo... non so più come tenere la gente». Fece una serata incredibile, tutti in piedi sui tavoli.
PATTY PRAVO TUTTA NUDA
Ogni serata ha la sua storia. Se al pubblico piace ti fanno anche 50 canzoni, e sono tante. Se al pubblico non piace ti fan fare 20 canzoni e ti mandano via. Patty Pravo fece cinque canzoni. Nelle prime file c’era un generale dei carabinieri che non apprezzava, si girava, parlava male di lei. Lei ha preso un posacenere, gliel’ha tirato e se n’è andata dicendo «merde» in francese non in italiano. Poi andò in albergo, prese una barca, e si ripresentò sotto il molo nuda sul mare. Si è messa lì davanti e ha detto «Così va meglio?».
MONETINE CONTRO DE ANDRÉ
Al Covo, un locale per ricchi, i cantanti di sinistra hanno sempre fatto fatica. Io e Bernardini ci avevamo messo due mesi a convincere De André che allora era all’apice, a venire. Lo aspettava tutta la più ricca borghesia genovese. Gli chiesero subito Marinella e per dispetto lui non la fece. Attaccò «Quando la morte mi chiamerà...». Cominciarono a tirargli monete da 100 lire, e l’hanno fatto scendere dal palco. Idem con Benigni. Benigni qui al pomeriggio ha fatto le prove, un piccolo spettacolo. Perciò, fra i camerieri che erano quasi un centinaio e tutta la gente della spiaggia, li ha fatti impazzire tutti. La sera la gente, quelli con la puzza sotto il naso, quelli che avevano pagato il biglietto, non la presero bene. Gli lasciarono fare sì e no dieci pezzi.
CHARTER PER IL «54»
Quando ho aperto il 54 a Milano abbiamo fatto un gemellaggio col 54 di New York. Ci scambiavamo gli aerei: 8 charter il sabato sera li mandavo io da qua, e dall’America, dal 54, mi mandavano 8 charter. Ha funzionato tantissimo, anche perché gli artisti che ho fatto qua - Tina Turner, Donna Summer, tutta gente di quel livello lì - li ho portati a New York dove c’era metà della capienza.
UN SET SULLA CURVA
Nel 1972, davanti al Covo, è stata girata la scena di inseguimento di macchine più rocambolesca di tutto il cinema italiano: La polizia incrimina la legge assolve, con Franco Nero, diretto da Enzo G. Castellari. È un inseguimento di 8 minuti fra una Lancia della polizia e la macchina dei gangster, una Citroën camuffata da ambulanza. Lo schianto avviene proprio davanti al Covo. Avevano costruito un mezzo casolare all’angolo della strada, proprio sulla curva, e Franco Nero con uno stuntman arrivava sparato con una macchina, naturalmente mettevano le due assi per terra, la macchina si metteva su due ruote. È una scena famosissima.
LA NOTTE DEI TRANS
Il Covo ha sempre avuto una tradizione un po’ trasgressiva. Quando iniziò la moda dei travestiti io feci venire dalla Francia, dall’Alcazar, dieci travestiti belgi. E la gente è impazzita, col locale esaurito. Quando ho visto che le cose piacevano e si mettevano bene, per non fare proprio la serata trasgressiva che poteva dar fastidio anche al cardinal Siri, sono andato giù al porto e ho fatto salire dieci travestiti locali coi muscoli così e le tette così. Quando hanno iniziato a ballare, tutti si sono alzati per andargli dietro. Qualcuno si era messo nudo e tirò fuori il batacchio. Io avevo fatto fare mille tartes à la crème da dare alla gente. Ma tutti erano su di giri e cominciarono a tirarsele...
UN MILIONE PER SINATRA
Quando portai Sinatra nell’87, arrivò in elicottero da Montecarlo dove aveva dormito. Arrivò solo con due persone, senza la consueta schiera di guardaspalle. Anche perché io il giorno dopo dovevo portarlo a Genova perché era la festa di San Giovanni e avevo promesso al presidente della Regione che l’avrei portato lì. Al Covo c’era un pieno incredibile: per i primissimi posti si pagava un milione. Ma erano venuti da tutto il mondo, avevo prenotazioni da tutte le parti. Italiani forse il 50 per cento.
I TRUCCHI DEL MESTIERE
Gestendo il locale, ho sempre imparato a mettermi alla porta. Io, in prima persona, ho sempre fatto la porta: facevo entrare chi volevo. Magari si presentava uno con le scarpe da tennis e tu non lo consideravi e invece era un personaggio importante. Ma avevo un certo occhio... La porta è la cosa più importante che esista. Perché tu devi avere il coraggio di tenere fuori i balordi, quelli che possono far casino, tirar fuori un coltello. Poi siccome sei tu che scegli i tavoli, facevo degli enormi cartelloni numerati, in modo che io sapevo esattamente dov’era il personaggio da dover eventualmente proteggere.
CHE BOTTO CHARLIZE THERON
La scena più mitica girata qui è lo spot della Martini con Charlize Theron. Feci questo contratto con una casa di produzione americana e la Martini. Vennero almeno in cento, rimasero qui una settimana. Elicotteri, motoscafi: avevano tutto, girarono e rigirarono tutto cento volte. C’era lei che camminava dal Covo al porto con questo vestito che man mano le si sgomitolava addosso, però senza far vedere completamente il lato B.
L’INTERVENTO DI PERTINI
Il Covo è fallito una volta sola. Nell’85, quando io ho avuto il problema di Sanremo, sono mancato dal Covo per tre anni. Tanto è vero che il Covo è andato giù. Ed il giudice di allora aveva detto al prefetto di chiuderlo. E allora io mandai la mia compagna da Pertini, che aveva una casa nel Tigullio, e lo feci riaprire subito. Però avemmo un calo, un piccolo calo. Poi nell’87 ho ricominciato a picchiare forte con i personaggi e mi sono rifatto le ossa.
WALTER CHIARI BANDITORE
A Walter Chiari ho sempre voluto bene. E gli ho sempre fatto fare più ferragosti e capodanni che ho potuto. Per me provò addirittura a fare aste di quadri, ma la gente voleva le barzellette.
QUANDO SCOPRII GRILLO
Grillo l’ho scoperto io. Veniva qui quando aveva 14 anni e mi rompeva le palle tutti i giorni per andare sul palco. Gli diedi la sua occasione la sera di De André facendolo presentare a lui. Tutto andò bene finché il pubblico non chiese a De André di attaccare Marinella.