Paul Krugman, Il Sole 24 Ore 13/4/2014, 13 aprile 2014
GLI ERRORI «CONDIVISI» NELLA POLITICA DEL RIGORE
Simon Wren-Lewis, l’economista di Oxford, ha chiesto recentemente sul suo blog: «Perché la politica economica portata avanti o proposta dai partiti di sinistra in Europa spesso e volentieri fa cascare le braccia»?". Il riferimento è soprattutto alla Francia di Hollande, ma Wren-Lewis ne ha anche per la mollezza dei laburisti inglesi. La sua ipotesi è che il problema sia legato a questioni di risorse e organizzazione: «Per cercare buoni consigli (e distinguerli dai cattivi consigli) bisogna spendere, in denaro o in tempo. E per un governo già in carica è molto più facile che per un partito di opposizione o un governo da poco insediato. Non posso pronunciarmi sulla situazione europea, ma anche qui in America la nostra - più o meno - sinistra si è dimostrata totalmente incapace di tenere testa alle politiche macroeconomiche rigoriste, basti pensare a Obama che ha smesso di preoccuparsi dell’occupazione per concentrarsi sulla lotta al deficit già nel 2009, quando i Democratici ancora avevano il controllo di entrambe le Camere. E nel caso degli Stati Uniti la tesi delle risorse non regge: non solo Obama era un presidente in carica e poteva contare su una maggioranza parlamentare, ma il moderno progressismo di Oltreoceano dispone di un vasto apparato di analisti economici al di fuori del governo, e la gran maggioranza di questi analisti era strenuamente contraria a distogliere l’attenzione dalla lotta alla disoccupazione. Eppure nel novembre del 2009 il presidente comparve in televisione (sulla Fox News, per di più!) per dichiarare che il deficit rischiava di trascinare di nuovo il Paese nella recessione.
Come si spiega una cosa del genere? Secondo me la ragione sta nell’influenza delle Persone Tanto Coscienziose, le cui opinioni in materia economica sono influenzate dall’industria della finanza. È difficile da credere, ma all’epoca, quando Obama era sulla Fox News a raccontare che il deficit era un nemico spaventoso, girava voce che avrebbe presto rimpiazzato Tim Geithner, l’ex segretario al Tesoro con… Jamie Dimon, l’ad della JpMorgan Chase. E quei tizi della finanza dicevano a Obama che il pericolo erano i mercati e gli invisibili bond vigilantes. In Europa probabilmente è più o meno lo stesso. Il Partito laburista dovrebbe dare ascolto a economisti come Jonathan Portes e lo stesso Wren-Lewis, ma sono sicuro che i suoi leader sono molto più interessati alle opinioni degli eleganti finanzieri della City. Hollande è più a sinistra di qualunque politico americano, ma continua ad ascoltare i consigli dei banchieri che gli dicono che il rigore di bilancio è la cosa più importante. (E anche se la Francia è più a sinistra degli Stati Uniti sotto quasi tutti i punti di vista, non possiede niente di comparabile all’infrastruttura intellettuale che il movimento progressista americano può contrapporre alla presunta saggezza del grande capitale). Potreste obiettare che è sempre stato così, ma la natura della situazione economica corrente è tale che se vuoi fare politiche economiche intelligenti devi ignorare quello che persone presunte responsabili, che hanno l’aria di sapere di cosa parlano (d’altronde sono ricchi, no? Qualcosa dovranno capirci), hanno da dire. E nessun governo della sinistra moderata finora ha avuto il coraggio intellettuale e morale di fare una cosa del genere. (Traduzione di Fabio Galimberti)
Paul Krugman, Il Sole 24 Ore 13/4/2014