Mario Bernardi Guardi, Il Tempo 12/4/2014, 12 aprile 2014
LA STORIA D’ITALIA HA MILLE FACCE
Ve le ricordate le facce di principi, prelati, intellettuali, attricette, puttane ecc. della Dolce vita di Fellini? Siamo certi di sì. E siamo convinti che nel vedere le facce nel sentire i discorsi raccolti in ragionato disordine ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che racconta, a più di cinquant’anni di distanza, la Roma festaiola, arruffata e isterica dei vip e dintorni, abbiate provato la sensazione di una volgarità in crescendo. Vi siete accorti - c’è da scommetterci - della deformazione facciale, della trasformazione della faccia in maschera, nel passaggio da Marcello Mastroianni a Jep Gambardella. Tra i velluti e i bigné dei salotti, dietro il sipario delle scorte, tra il vociare di una fauna tanto colorita quanto squallida, Roma è involgarita, anzi è incarognita. E le rassegne "Cafonal" di Dagospia rendono in pieno questa metamorfosi. Così come la illustra Umberto Pizzi, che del sito è apprezzato collaboratore, e che da anni è sulla breccia come grande fotoreporter, lucido narratore, testimone feroce. Onore, dunque, a una testimonianza che - registrando la grande bruttezza camuffata da grande bellezza, dunque il ridicolo, l’assurdo, il grottesco degli arroganti palazzinari della politica e della sciamannata vipperia con abiti firmati - ci svela la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità delle facce d’Italia. E proprio così si intitola la Mostra che si apre oggi (chiusura il 15 giugno) al Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi. Cento immagini - ma in più di cinquant’anni di attività Pizzi ne ha scattate un milione e passa - per raccontare la storia del nostro Paese attraverso i volti del potere, variamente modulato, e dei cortigiani, dei portaborse, delle veline che cercano di raccattare qualcosa in un sudicio brillìo di briciole, mozziconi di cicca, residui di pasticche e pastarelle.
Ma non vogliamo essere cattivi. E non lo sono nemmeno i frizzanti Filippo Ceccarelli e Pasquale Chessa che firmano le introduzioni-commento al Catalogo.
Insomma, non è tutto, non sono tutti da buttar via, per carità. Bene o male, a vario titolo, queste "facce" hanno "fatto" l’Italia. O hanno contribuito a far la pelle all’Italia. O hanno preso parte all’immenso circo che tutti noi, spettatori, abbiamo applaudito. Ora guardiamo, commentiamo, ridacchiamo e critichiamo, come si faceva un tempo scorrendo l’inserto fotografico del mitico Borghese di Leo Longanesi e Mario Tedeschi, ma abbiamo, anche noi le nostre colpe e a mondarci non è un lavacro fotografico con gogna incorporata.
Comunque, gustiamocele queste facce. Osserviamole bene, in particolare quelle della politica. Che dire? Di sicuro tutti, quando non sono colti nell’esercizio delle loro funzioni (magari in Parlamento…) salgono con enorme piacere - e prendiamo in prestito, utilizzandola a nostro (com)piacimento, una metafora di Achille Occhetto - sulla gioiosa macchina da guerra di feste, festini, cerimonie pubbliche, inaugurazioni, commemorazioni ecc… Dove sono eternati da un clic eccellente come quello di Pizzi.
Loro salgono, si mettono in posa, risalgono, si rimettono in posa per giorni, mesi o, se va bene, per anni, e poi giù, perché la ruota della fortuna gira come le pare. Ma vale la pena sfogliare la collezione, come fosse un album di ricordi dall’altro ieri all’appena ieri a oggi. Venghino signori: ci sono tutti e sono tutte facce d’Italia. Con la politica che si prende la sua bella fetta di gloria: Andreotti, Cossiga, Craxi, De Michelis, Altissimo, Susanna Agnelli, Cirino Pomicino, D’Alema, Mastella, La Russa, Gasparri, Santanchè, Bertinotti, Ingrao… Fino a Pittibimbo Renzi (conio Dagospia).
Eh, sì, per dirla con Ceccarelli, è tutta gente che ci ha messo - o ci sta mettendo - la faccia!
Mario Bernardi Guardi