Silvia Mancinelli, Il Tempo 13/4/2014, 13 aprile 2014
MILKO, IL BARBIERE A SERVIZIO DEGLI ULTIMI
Tutti i giorni, purché ci sia il sole, Milko si presenta puntuale alle 15 sotto gli archi di Porta San Lorenzo per tagliare i capelli ai passanti. Se lo si vuol chiamare, per un appuntamento con il tempo incerto, c’è perfino il suo numero di telefono, scritto a penna su un bandone d’acciaio. Con la sua bicicletta, che in realtà è una fornitissima "bottega" a pedali, si sistema da dieci anni sempre al solito posto, davanti all’ostello della Caritas dove puntualmente lo attende una folla di clienti. È la storia, bella ed emozionante, di un 64enne bulgaro, dall’aprile del 2000 in Italia, che ha deciso di reinventarsi barbiere per quanti non possono permettersi un taglio. Vederlo all’opera è un’esperienza che lascia il segno: occhiali calati sul naso, capelli perfetti e un set di forbici e pettini alla cintola; sistema il proprio giacchetto su uno dei bandoni arancioni che delimitano il cantiere dell’ostello, prepara lo sgabello, uno specchio e un camice per quanti già si sono messi in fila, e inizia il lavoro. Dalle casse della sua montain bike risuona la musica del suo paese natale, la Bulgaria, mentre due sacche laterali e una sistemata sopra la ruota posteriore, custodiscono rasoi, forbici, spazzole, pennelli e perfino lo specchio per permettere ai clienti di turno di osservare il lavoro finito. Sulle ruote, perfino i porta bottiglie per le birre da sorseggiare tra una sforbicata e un’altra. Tra i suoi clienti soprattutto immigrati e senza fissa dimora, ma non solo. «Qui vengono anche molti italiani – spiega un serbo in attesa per il taglio - d’altronde anche voi siete in crisi. Anzi uno di loro dorme da quattro anni in una tenda qui dietro, dopo aver perso il lavoro». Anche per questo Milko, che ha scritto il suo nome dietro la bicicletta, accanto a quello della sua nazione, si accontenta di due euro. Accorcia i capelli, all’occorrenza rade la barba e, se necessario, spunta perfino le sopracciglia. Per chi non ha neanche i due euro, basta un sorriso, nessuno si arrabbia. Mentre indiani, romeni, serbi, marocchini e croati fanno la fila per il taglio, la radiolina sul manubrio della bicicletta suona musica allegra, dai ritmi gitani. A chi non piace basta chiedere: eventualmente si può cambiare canzone. Nell’attesa nessuno sbuffa e guarda l’orologio: Milko è il primo a ridere e a raccontare aneddoti divertenti tra una birra e un’altra. Da dieci anni fa il barbiere alle spalle della stazione Termini ma nel suo paese d’origine, Stara Zagora, era a capo di un’azienda di ricambi meccanici. Entrata in crisi e costretta alla chiusura, Milko si è messo in viaggio: Francia, Svizzera, Germania e Grecia. Poi si è fermato a Roma. «Mi sono documentato su internet – spiega - non avevo idea di cosa fare. Ho preso spunto da persone che in tutto il mondo fanno ciò che faccio io qui e mi sono dato da fare. Il barbiere è un lavoro facile, per niente faticoso e ti permette di lavorare in libertà. Vivo giorno per giorno, il passato l’ho dimenticato, il futuro non mi interessa. Ho deciso di tagliare i capelli per aiutare gli altri, lo faccio con il cuore«. Adesso la Caritas «è chiusa per lavori – racconta un altro cliente – ma quando funzionava regolarmente qui c’era la ressa per farsi tagliare i capelli da Milko». In zona lo conoscono tutti, benvoluto e stimato anche dai residenti. La vita, che da imprenditore lo ha trasformato improvvisamente in senza fissa dimora costretto a dormire in una macchina parcheggiata in periferia, non lo ha cambiato. Lui, che ha stampato in faccia il sorriso beffardo di chi ne ha viste e passate di tutti i colori, non si è per niente arreso: piuttosto si è reinventato barbiere al servizio degli ultimi. Per regalare un po’ della sua positività a quanti l’hanno persa.
Silvia Mancinelli