Silvio Palazzolo, la Repubblica 13/4/2014, 13 aprile 2014
DELL’UTRI, LA MOGLIE E IL TESORO A SANTO DOMINGO
Dell’Utri è in manette, ma il suo tesoretto è al sicuro. Dieci giorni fa, i giudici della corte d’appello di Santo Domingo hanno dissequestrato i conti correnti intestati alla moglie e la mega villa di Casa de Campo acquistata con i soldi di Silvio Berlusconi. La Repubblica Dominicana sarebbe stata il rifugio perfetto per una latitanza dorata. Almeno lì, Marcello Dell’Utri ha risolto i suoi problemi giudiziari, anche quelli nati per iniziativa dei pubblici ministeri di Palermo. Proprio alla vigilia di un’altra pronuncia della Cassazione, nel 2012, che avrebbe potuto portare l’ex senatore in carcere.
L’8 marzo di due anni fa, il giorno prima della sentenza, Berlusconi fece un bonifico di 15 milioni di euro su un conto intestato all’amico e alla moglie, Miranda Ratti. Ufficialmente, a titolo di acconto per l’acquisto di una villa sul lago di Como, un affare firmato poche ore prima davanti a un notaio di Milano. Lo stesso giorno, 11 dei 15 milioni di euro presero il volo verso un conto di Santo Domingo. Mentre Dell’Utri era all’estero, anche quella volta. Probabilmente, nella Repubblica Dominicana,
pronto a trascorrere una latitanza dorata con i soldi di Silvio Berlusconi.
Ma non ce ne fu bisogno. La Cassazione dispose un nuovo processo d’appello. E i magistrati di Palermo iniziarono a indagare sui soldi donati dall’amico Silvio. Negli ultimi quattordici anni, sono stati 40 milioni di euro.
La Procura ha ipotizzato un’estorsione a Berlusconi commessa da Dell’Utri, «l’ambasciatore di Cosa nostra a Milano», come lo definiscono le sentenze. Forse, quei 40 milioni di euro sono stati la prosecuzione del pizzo già pagato da Berlusconi negli anni Settanta? O il prezzo del silenzio? Sotto inchiesta, per riciclaggio, è finita anche la moglie di Dell’Utri. E nei mesi scorsi, il caso è passato alla Procura di Milano, a Ilda Boccassini. La signora Dell’Utri, ormai residente a Santo Domingo, non si è rassegnata al sequestro. E con il suo avvocato, Rosalba Di Gregorio, è riuscita a convincere i giudici dominicani che i sigilli al patrimonio di famiglia erano illegittimi: «I magistrati italiani non l’hanno mai chiesto – ha scritto – volevano solo sapere notizie dei bonifici, tutti regolarmente autorizzati dalla Banca d’Italia».