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 2014  aprile 13 Domenica calendario

CANDIDATURE, SCAJOLA AVVERTE IL CAV

«Lei dice che hanno catturato Dell’Utri? No, mi spiace: ma il verbo catturare mi sembra del tutto inappropriato...».
È il verbo che si usa per i latitanti.
«Guardi, gliel’ho detto anche prima che ci arrivasse questa notizia: io non voglio giudicare Marcello Dell’Utri. Anzi, di più: voglio continuare a credere che fosse all’estero per curarsi. E che fosse pronto a costituirsi».
Era scappato, dicono i magistrati di Palermo.
«Facciamo così: poiché la sentenza della Cassazione non è stata ancora emessa, mi permetta, in questo Paese barbaro, di far valere, per l’imputato Dell’Utri, la presunzione di innocenza...».
(Quest’intervista a Claudio Scajola, 66 anni, ex democristiano e a lungo coordinatore di Forza Italia, astuto capocorrente, presunto capo di presunte colombe ben prima dell’arrivo di falchi e pitonesse, poi quattro volte ministro con incidenti vari — la mattanza del G8 di Genova un mese dopo essersi insediato all’Interno, Marco Biagi ucciso dalle Brigate rosse che definì «un rompicoglioni», infine la strepitosa storia della casa con vista sul Colosseo acquistata, disse, «a sua insaputa» — un’ora fa quest’intervista a Scajola era cominciata parlando della sua candidatura alle europee, sempre più improbabile ).
«Quello che so, lo apprendo dai giornali».
È fuori dalle liste del Nord-Ovest.
«È una domanda o un’affermazione?».
Un’affermazione.
«Mhmm... Beh, no: poiché io credo nella logica e nel buon senso, continuo a pensare che, alla fine, sarò candidato».
Quando ha sentito l’ultima volta Silvio Berlusconi?
«Pochi giorni prima di essere assolto con formula piena dalla vicenda legata all’acquisto della casa nei pressi del Colosseo. Gli dissi: guarda, Silvio, dopo quella grottesca vicenda io mi dimisi da ministro e sono rimasto da parte per quattro lunghi anni, credendo di fare cosa saggia e apprezzata. Ma poiché io sono certo della mia innocenza, penso che, una volta conclusa felicemente la mia vicenda giudiziaria, forse potrei tornare in pista e quella delle elezioni europee mi sembra l’occasione giusta».
E lui?
«Lui disse che era d’accordo».
Quanto tempo è passato?
«Quasi tre mesi».
Poi mai più sentito?
«No, mai più».
S’è messa male.
«Mah. Ho capito che certo non sarò capolista, e pure ho capito che c’è necessità di rinnovamento e...».
A Paolo Bonaiuti, storico portavoce del Cavaliere, hanno recapitato a casa gli scatoloni con le cose dell’ufficio.
«Già. Eppure Paolo è stato l’ombra premurosa e affettuosa di Berlusconi per anni... Ci sono evidentemente state delle incomprensioni che mi danno sofferenza, sì».
Mi sa che la storia del «cerchio magico» che avvolge e un po’ condiziona il Cavaliere è vera.
«Non so cosa risponderle. Ci sono persone che non conosco. Quel Toti, per dire, l’ho visto solo alla tivù...».
E Francesca Pascale, la fidanzata del Cavaliere?
«L’ho incontrata una sola volta... Nel 2009, a Napoli, sotto un palco... credo fosse una giovane candidata alle elezioni provinciali e io ero lì per un comizio».
Lei teneva comizi e spostava e forse ancora sposta migliaia di voti: sa che voce gira?
«Ne girano così tante...».
Sì, ma questa metterà i brividi al Cavaliere. Dicono che lei, se sarà fatto fuori dalle liste, ordinerà ai suoi di votare per Grillo.
«Io sono cattolico, praticante e peccatore... e non prevedo il tradimento... Certo se poi...».
Certo se poi cosa?
«No, dico: certo se poi e non solo nei miei territori, ma anche altrove, certe figure dovessero essere messe ai margini, è chiaro che tanti militanti potrebbero avere molta meno voglia di mobilitarsi».
Sembra una minaccia.
«Si sbaglia: è che io conosco bene il territorio, le piazze, i palchi, gli umori del nostro popolo».
Comunque, ci pensa? Lei, il potente Scajola, è più fuori che dentro le liste, il saggio Bonaiuti è stato trattato in quel modo, Berlusconi è un condannato ai servizi sociali e Dell’Utri è scappato in Libano.
«Un partito è fatto di programmi, valori, idee e persone: e detto che Berlusconi è stato vittima di una vera persecuzione... no, non si può buttare via tutto. Anzi: è proprio in certi momenti di grave difficoltà, e qui torniamo alla ragione di questo nostro colloquio, che bisognerebbe allestire le liste più competitive... Posso dire che ho nostalgia di Forza Italia dei bei tempi? Di quando eravamo un partito che includeva e non escludeva?».
(Considerati i toni già plumbei del colloquio, è parso inopportuno ricordare a Scajola che la vicenda della casa del Colosseo, comprata a sua insaputa, è tutt’altro che chiusa: i pm della Procura di Roma hanno infatti presentato ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione, spiegando che è «viziata da grave illogicità e travisamento dei fatti». Scajola era davvero di pessimo umore. Non è un mistero che il suo nome e cognome sia su un foglietto di appunti insieme ad altri nomi e cognomi, legittimi giovani ambiziosi ed ex potenti bolliti, una lista lunga e bizzarra che il Cavaliere, ancora ieri sera, stanco e amareggiato, si rifiutava persino di leggere).