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 2014  aprile 13 Domenica calendario

IL PD PUNTA SUL GIURISTA FIANDACA CHE CRITICO’ I PM DELLA TRATTATIVA

Per convincere Matteo Renzi a candidare alle Europee il professore Giovanni Fiandaca, il maestro di tanti magistrati antimafia che da qualche tempo picchia duro sui suoi allievi, contestando perfino il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, il colonnello siciliano del premier, Davide Faraone, ha buttato giù una carta pesante: «Fiandaca rappresenta l’antimafia concreta, non quella delle chiacchiere».
Basta questo retroscena per capire la sorpresa con cui ieri sera è stata accolta in Sicilia la possibile candidatura del cattedratico di diritto penale che ha avuto come allievi pm ed ex pm come Nino Di Matteo o Antonio Ingroia, autore del recentissimo «La mafia non ha vinto», l’ultimo libro scritto con lo storico di sinistra Giuseppe Lupo, ma letto con disappunto da una parte degli esponenti dell’antimafia più determinata. Compresi lo stesso Ingroia, tra i primi a indagare sulla «trattativa», e Di Matteo, rimasto alla guida del pool che accusa politici, mafiosi e ufficiali dei carabinieri. Accusa riproposta anche da altri magistrati passati dalla Procura di Palermo in libri che Fiandaca stronca perché confondono «verità supposte e verità accertate».
Scelta discussa in alto quella di Fiandaca, avallata in segreteria nazionale da Faraone, con Renzi che dovrebbe dare l’ok definitivo, come d’altronde lo stesso docente che, lusingato, s’é riservato di accettare. Tatticismi. Seguiti alla messa a punto di Faraone con il giovane segretario regionale Fausto Raciti, indicato un paio di giorni fa tra i candidati della lista guidata in Sicilia e Sardegna da Caterina Chinnici, magistrato come il padre Rocco ucciso dalla mafia nel 1983.
Ma l’esclusione dalla lista di big come Beppe Lumia e contemporaneamente il veto del governatore Rosario Crocetta sull’ex capogruppo all’Assemblea siciliana Antonello Cracolici hanno scatenato una guerra con veleni ed echi dirompenti. Con Crocetta implacabile sulla mite Chinnici: «Ha la colpa di essere stata assessore di Lombardo, mio predecessore condannato per mafia». E Lombardo: «Forse Crocetta non ricorda che è stato mio inquilino a Bruxelles dove pagava regolarmente l’affitto a un padrone di casa già indagato per mafia». Controsiluro di Crocetta che picchia su Cracolici, a sua volta pronto a replicare: «Sono vittima del Circo Barnum dell’antimafia». Passaggi segnati da una battuta di Fiandaca, indispettito davanti a una «antimafia delle star».
Questa astiosa contesa ha determinato il passo indietro di Raciti che preferisce ritirarsi dalla corsa a Strasburgo cedendo il posto a Fiandaca, nelle ultime settimane attivissimo con i docenti del suo dipartimento, a cominciare da Costantino Visconti, nella rilettura del testo del cosiddetto 416 ter, il reato di scambio elettorale politico-mafioso dal quale è saltata l’ipotesi della semplice «disponibilità» del singolo candidato a piegarsi. Altra diatriba sulla quale Faraone taglia corto: «Qualcuno auspicava provvedimenti molto rumorosi, ma inefficaci. Invece il nostro è efficace anche se può apparire meno rumoroso».