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 2014  aprile 12 Sabato calendario

PIRLO, PUNIZIONI PER TUTTI

Non c’è nemmeno bisogno di guardare. Basta ascoltare. La nota lunga dei tifosi durante i passi di rincorsa, un istante di silenzio, il rumore sordo del pallone colpito dal destro fatato, il boato. Una punizione di Andrea Pirlo la riconosci da come suona. E sai già che il pallone, docile, finirà la sua traiettoria in rete, come è accaduto col Lione allo Juventus Stadium per la sesta volta in questa stagione (nessuno come lui, nei maggiori campionati in Europa). L’indomani lo incontriamo a pochi chilometri dal «luogo del delitto», in un altro stadio torinese, l’Olimpico. Veste l’azzurro della Nazionale, è impegnato nello shooting fotografico legato alla sponsorizzazione di Fructis per Brasile 2014. Impegni da testimonial che, per una fortunata coincidenza, capitano dopo ogni punizione vincente. Argomento della chiacchierata: il Mondiale. Con una spruzzata di Juve, vista la concomitanza col sorteggio di Europa League.
Andrea, le sue magie serviranno anche in Brasile. Ne tenga qualcuna da parte, non le bruci tutte adesso.
«Sono pronto, farò il mio dovere anche lì. Ma lo siamo tutti, nello spogliatoio della Nazionale. Abbiamo le carte in regola per andare molto avanti».
L’Italia, però, è apparsa un po’ in difficoltà nelle partite di preparazione al grande appuntamento dell’anno.
«Mi sembra che ci sia troppa preoccupazione. Dopo l’Europeo siamo stati protagonisti di un’ottima Confederations Cup e anche nel girone di qualificazione al Mondiale ci siamo fatti onore. È vero, nelle amichevoli abbiamo faticato, ma c’era bisogno di assestarsi, dopo qualche nuovo innesto nel gruppo. C’è ancora abbastanza tempo, cresceremo».
Pronti a eliminare subito una delle big, come Inghilterra o Uruguay?
«Il girone è difficile, lo sappiamo. Ma troverò un ambiente che mi piace, in Brasile sono stato trattato benissimo. Ricordo ancora con grande orgoglio l’accoglienza che mi hanno riservato quando abbiamo giocato al Maracanà».
Già, lei strappa applausi dagli avversari ovunque vada. È accaduto anche a Madrid, nell’ultima amichevole con la Spagna. Quanto le piace, o quanto le pesa, essere il campione di tutti?
«Fa piacere essere riconosciuto all’estero, non lo nego. E quando senti che i bambini gridano il tuo nome, allora sai che hai fatto davvero qualcosa di buono, in carriera».
Se il suo genio calcistico unisce, quello di Balotelli divide. E’ vero che i destini della Nazionale dipendono da Mario?
«In parte sì, ma siamo tutti importanti. Mario adesso è grande abbastanza, non c’è più bisogno di dare consigli, sa quello che deve fare e come ci si comporta. Pensi solo ad arrivare in buona forma all’estate, si concentri su quello e lasci fuori tutto il resto».
Basterà per battere Messi e gli altri?
«L’Argentina, in effetti, è tra le mie favorite. È tra i quattro nomi che circolano sempre: le altre nazionali che hanno qualcosa in più sono il Brasile padrone di casa, la Spagna e la Germania».
Se dovessimo affrontare questi colossi, speriamo che ci capiti qualche punizione a favore. Con lei sono quasi dei rigori. Ma come fa?
«Ho tante soluzioni diverse, posso calciare il pallone sopra, sotto o a lato della barriera, dipende da come lo colpisco. Ciò che conta è che finisca in rete, poi come faccio non è importante».
Forse non vuole scoprirsi troppo per non rivelare i suoi segreti ai portieri. Intanto Mihajlovic, titolare del record di punizioni segnate in Serie A, comincia a preoccuparsi.
«È vero, gli sto arrivando sempre più vicino. Ma abbiamo uno stile diverso».
Domani la Nazionale, oggi la Juve. Il capolavoro col Lione le ha portato in regalo il Benfica.
«Arrivati a questo punto, ognuna delle squadre rimaste in corsa in Europa League valeva l’altra, sono tutti avversari temibili. Cosa penso del Benfica? Che sono stati bravi ad arrivare fino a qui, hanno disputato un’ottima stagione e tecnicamente sono attrezzati. E che mi dispiace per loro…».
Il doppio impegno non rischia di diventare un boomerang nel momento decisivo? In campionato la Roma non perde un colpo...
«Se qualcuno pensa queste cose, si sbaglia. Avevamo un obiettivo chiaro, una volta usciti dalla Champions. Volevamo andare avanti il più possibile in Europa League, spinti dalla possibilità della finale a Torino. La coppa non è una distrazione, la vogliamo quanto lo scudetto».
Parla come se avesse energie infinite. Eppure, con tutto il rispetto, non è più un ragazzino. Come è riuscito a gestirsi fisicamente, in una stagione così densa di impegni?
«Usando nella vita di tutti i giorni lo stesso ordine che metto in campo. Sarà banale, ma non c’è una ricetta diversa. Andare a dormire presto, mangiare bene. Bisogna fare vita da atleta. È l’unico segreto, che poi non è un segreto».
Vedendola in queste condizioni e pensando che ci sono fuoriclasse come Giggs che giocano ad alto livello anche da ultraquarantenni, i tifosi della Juve e della Nazionale possono stare tranquilli…
«Se stiamo parlando della data del mio ritiro, beh, è un pensiero che non mi passa neanche per la testa. Non finché ho questa forza. Non finché ho questa voglia».