Maria Corbi, La Stampa 14/4/2014, 14 aprile 2014
La futura mamma sotto choc “E adesso cosa devo fare?” L’avvocato racconta l’angoscia della famiglia: “Vanno tutelati” Maria Corbi Dovevano essere i mesi più belli della loro vita, pieni di entusiasmo e serenità per la gravidanza tanto attesa
La futura mamma sotto choc “E adesso cosa devo fare?” L’avvocato racconta l’angoscia della famiglia: “Vanno tutelati” Maria Corbi Dovevano essere i mesi più belli della loro vita, pieni di entusiasmo e serenità per la gravidanza tanto attesa. E invece non è andata così. «Sono scioccati», dice l’avvocato della coppia che attenderebbe due gemelli non loro sotto il profilo biologico a causa di un presunto errore di impianto di embrione all’ospedale Pertini di Roma. «C’è in loro frustrazione, un senso di coartazione e disagio». «Sono venuti da me solo per essere tutelati», spiega l’avvocato Michele Ambrosini. Adesso lei vuole solo tranquillità, deve decidere da sola e con il marito del futuro della loro famiglia. Marito e moglie faticano a capire cosa sta succedendo, perché sta succedendo proprio a loro, qual è la cosa giusta da fare, da dire, da condividere. Un’unica certezza, mantenere la privacy. Non essere sbattuti in prima pagina, inseguiti per sapere cosa provano, cosa faranno, cosa pensano i parenti. La gravidanza è un momento intimo, sempre. Ma questa lo è ancora di più per un miliardo di ragioni che partono dal cuore, dalla testa, dall’educazione, dalla società. Una privacy per tutelare loro stessi, certo, ma soprattutto i gemelli che nasceranno. «Finora non abbiamo presentato alcuna denuncia penale, non abbiamo quantificato i danni», dice il legale. «Cercavamo di avere il massimo di privacy e di riservatezza - conferma - Sono vicende davanti alle quali si rimane scioccati». «Il danno credo che ci sia ma è difficile da quantificare». In punta di piedi il legale critica ancora la macchina mediatica e la fuga di notizie: «Forse sarebbe stata necessaria una maggior tutela, una maggior privacy». Non solo per la coppia e i bambini, ma anche perché «si rischia di creare una psicosi collettiva generalizzata». Michele Ambrosini, un legame di amicizia con la coppia, è stato coinvolto in questa vicenda a febbraio, dopo che la donna aveva eseguito una villocentesi all’ospedale Sant’ Anna di Roma. Il risultato è inimmaginabile: il prelievo ha rivelato «che non c’era materiale genetico né del padre né della madre», conferma il legale. Poi la decisione di presentare un esposto alla Asl a cui fa capo il Pertini. «Ci sembrava una problematica talmente piena di aspetti sia giuridici, sia sociali, sia psicologici che etici che non si poteva non rendere partecipe la struttura». Intanto il caso è scoppiato e il professor Novelli, membro della commissione regionale d’inchiesta, non ha escluso l’ipotesi che si possa esser trattato di uno scambio di referti e non di provette. Ossia un errore che avrebbe compiuto l’ospedale dell’esame genetico, la villocentesi, e non il Pertini, sede dell’impianto. L’avvocato Ambrosini non si esprime, attende gli accertamenti definitivi, ma fa notare che «per poter fare un discorso di questo genere, c’è bisogno che il professor Novelli chieda al Sant’Anna l’autorizzazione ad aprire le pratiche tutte le coppie che hanno fatto la villocentesi quel giorno». L’importante è arrivare a una certezza. E in tempi rapidi. Un caso difficile, come riconosce l’avvocato, sotto molti punti di vista, a partire dalle norme sui riconoscimenti di genitorialità, ma anche, soprattutto, per il profilo etico: «Tutti vogliono dare un’etichetta». Ambrosini ha letto su «La Stampa» i commenti e le opinioni «del professore laico, del cardinale, tutti rispettabilissimi. Ma qui c’è una povera donna che si trova con due bambini sani. Cosa deve fare? Non è solo un utero in affitto ma coartatamente in affitto». E una futura madre, comunque sia.