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 2013  aprile 13 Sabato calendario

1. GLI ALFANIANI VOGLIONO PRENDERSI IL QUOTIDIANO “LIBERO”? E MAURIZIO BELPIETRO ARMA LA PENNA DELLA MAGLIE E GIUBILA SUBITO IL NEOACQUISTO BONAIUTI: “L’ULTIMO TRADITORE” - 2. L’EX “PORTASMENTITE” VERSO I LIDI SICURI DELLA SANITÀ DI STATO, TRAGHETTATO DALLA SUA EX SEGRETARIA E SUA “CREATURA” BEATRICE LORENZIN: LA MOGLIE, DANIELA MELCHIORRI, È UN ALTO DIRIGENTE DELL’AGENZIA DEL FARMACO, APPENA RICONFERMATA - 3. IL GROVIGLIO DI INTERESSI DEL PARTITO DI ALFANO

& SCHIFANI INTORNO AL MINISTERO DELLA SALUTE: LA MOGLIE DI SACCONI È DIRETTORE GENERALE DI FARMINDUSTRIA - 4. BONAIUTI AD ARCORE DETTA LE SUE CONDIZIONI: CANDIDATURA ALLE EUROPEE O POSTO DI VERTICE ALLE POSTE. IL BANANA LO GELA: “TANTI AUGURI, SALUTAMI ANGELINO…” -
Ncd Angelino Alfano CARTELLONE PARODIANcd Angelino Alfano CARTELLONE PARODIA

1. "L’ULTIMO TRADITORE"
Maria Giovanna Maglie per "Libero"

Scommettiamo che ora che ha mollato il Cav,ma un po’ è stato accompagnato alla porta, per i più sicuri lidi della Sanità di stato, Paolo Bonaiuti diventerà bravo, anzi bravissimo, sta già succedendo a opera degli stessi giornali che per anni lo hanno svillaneggiato e ieri ne tessevano le lodi, definendolo un Intini, anzi un Tatò, per chi abbia la sorte di ricordare gli assistenti fedeli di Craxi e Berlinguer, e gratificandolo di quell’aggettivo, «moderato», che è il nuovo mantra per definire qualcosa di affidabile che non si capisce che cosa sia.
Maria Giovanna MaglieMaria Giovanna Maglie

Scommettiamo che è tutta colpa della perfida Rossi e del cerchio magico, al quale cerchio si può attribuire anche la prossima eclissi solare, se a 73 anni ne hanno preso un altro, se gli hanno fatto l’offesa sanguinosa di trasferirgli l’ufficio al partito da Palazzo Grazioli, se nel taglio delle spese superflue e nel cambio di ruolo il numero di segretarie si è ridotto. C’erano sempre due pensioni per consolarsi, il seggio al Senato.
MAURIZIO BELPIETROMAURIZIO BELPIETRO

C’è un’età che in era di rottamazione come pensiero unico dovrebbe consigliare saggezza e un ruolo più defilato, invece no, non ci vogliono stare, e il bello è che i rottamatori questi rottamati se li prendono, eccome, al governo.

Lo chiamavano il «portasmentite », che smentire sempre e tutto in continuazione era quello che gli veniva meglio, molto meglio che dare notizie sul Cav e sul partito, come il ruolo di portavoce, con l’aggettivo storico aggiunto che piaceva a lui, quello perfido di ologramma che piaceva agli avversari, avrebbe richiesto.

Ma ieri Paolo Bonaiuti non ha smentito proprio niente delle indiscrezioni e dei virgolettati pubblicati da Repubblica, Stampa, Corriere , anticipati da Il Fatto, che lo danno in trasmigrazione al Nuovo Centro Destra di Alfano e del resto del gruppetto di governo e sotto governo, tutti eletti con il Cav.
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Al convegno di Ncd a Roma però non c’era, nemmeno per ascoltare l’intervento ispirato della sua pupilla Beatrice Lorenzin che, con sprezzo del ridicolo diceva di rappresentare «un partito che antepone le esigenze delle persone alle carriere personali». Dov’era Paolino? Forse da vecchio socialista mai pentito e non dotato dello stomaco di Cicchitto né della conversione di Sacconi, non se la sentiva di ascoltare discorsi come quello di Alfano con il ridondare di citazioni di Bibbia, catechismo, papi?
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ALFANO TAGLIO IL RAMO DI BERLUSCONIVIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ALFANO TAGLIO IL RAMO DI BERLUSCONI

No, Bonaiuti era al nord, a colazione a villa San Martino, dove pare che abbia posto delle condizioni che andavano dalla candidatura sicura alle elezioni europee al posto al vertice delle Poste al diritto di voto perduto nell’ufficio di presidenza di Forza Italia. Non è andata bene, e Paolino sta volando tra le braccia della vecchia pupilla Lorenzin, ora ministro della Sanità.
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Non che al ministero non lo conoscano già bene, visto che da sei mesi almeno lo frequenta assiduamente, quasi un ufficio al gabinetto del ministro, non si sa per fare cosa né a quale titolo. Stanno tra amici e sodali inseprabili al ministero e nel partito, Sacconi è coniugato con il direttore generale di Farmindustria, Enrica Giorgetti, e Bonaiuti con Daniela Melchiorri, farmacologa poco nota alle cronache, alto dirigente dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, di recente confermata al compito delicato di autorizzazione e prezzo dei farmaci con l’Europa, insomma il fulcro della sanità e della spesa sanitaria.
MINISTRO SACCONI E MOGLIEMINISTRO SACCONI E MOGLIE

Qualche groviglio di interessi? Citofonare Palazzo Chigi. Bonaiuti non è mai stato considerato un portavoce interessante, diciamoci la verità, solo uno fedele, e tanto fedele e affezionato da non consentire accesso a nessuno, soprattutto ai giornalisti, una roba che il cerchio magico che oggi viene tanto deprecato lui se lo faceva da solo, stile hula-hoop. È geloso, spiegavano gli amici, e lui confermava che il Cav lo chiamava «mia suocera», che «non è un rapporto di lavoro quello trame e Berlusconi, ma di affetto. Io non ho più mio padre, né mia madre. Per me lui è un fratello maggiore. Io gli voglio bene. Se mi arrabbio, lo faccio con affetto, il nostro è un rapporto tra due familiari, di stima e di fiducia».
PAOLO BONAIUTI E BEATRICE LORENZINPAOLO BONAIUTI E BEATRICE LORENZIN

Francesco Verderami del Corsera, oggi cronista attento di Alfano, lo definiva così, e non si capiva se c’era ironia sottile: «È la reincarnazione dell’abate Dinouart, per difendere il suo Luigi XIV ha appreso l’arte del tacere fino a sublimarla, perché tacendo non rimane mai in silenzio e neppure mente, piuttosto omette, anzi parla d’altro. Colpisce di nascosto alle caviglie il Cavaliere per frenarne la verbosità».

Certo era talmente onnipresente, e anche un po’ opprimente a fianco e alle spalle del Cav che un finissimo umorista, Benedetto XVI, all’incontrarlo, così lo apostrofò: «La vedo sempre in tv... finalmente la incontro di persona». Poi gli hanno tolto l’informativa mattutina, Il Mattinale, che non poteva essere più curiale, i tempi sono cambiati, servono canacci di strada e polemica dura. E lui non lo ha sopportato.
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Non se ne vogliono andare, questa è la verità, neanche su tappeti rossi, e allora passano con Alfano. Il momento è difficile, ma in un attimo di leggerezza ieri in Forza Italia facevano sapere che lo ricorderanno soprattutto per gli assalti al frigorifero, dal quale per una innocua cleptomania alimentare portava via tutto. Tutto in tasca, come lo zucchero al bar.

2. BERLUSCONI CONGEDA BONAIUTI: "SALUTAMI ANGELINO"
Tommaso Labate per "Il Corriere della Sera"

«Va bene, Paolo, ora ti saluto. Ti faccio i migliori auguri se andrai nel Nuovo Centrodestra. E mi raccomando, quando lo vedi, salutami Angelino». La vita è fatta di cose che cominciano e che poi finiscono. Ma il modo in cui è finita la ventennale collaborazione tra Silvio Berlusconi e Paolo Bonaiuti, fino a qualche mese fa, non potevano immaginarlo né l’uno né l’altro. All’ora di pranzo i due sono faccia a faccia nello studiolo di Arcore.
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L’ex portavoce, che ieri l’altro aveva chiesto un «ultimo incontro» al Cavaliere, varca in gran segreto il cancello di villa San Martino che fuori il sole è alto, ed è una bella giornata di primavera. Ma basta che i due inizino a parlarsi, e dentro cala il gelo.

L’AMAREZZA DI BERLUSCONI
È amareggiato, Berlusconi. Convinto che «Paolino», il giornalista a cui per vent’anni ha affidato il ruolo di portavoce, abbia tenuto botta quando «c’erano i tempi d’oro» e lo stia abbandonando «proprio in un momento di difficoltà». Ne aveva parlato anche coi figli e con gli amici più stretti, lamentandosi di «com’è strana a volte la vita».
Angelino AlfanoAngelino Alfano

E di com’è strano, aveva aggiunto confrontandosi al telefono con alcuni deputati romani, «che Bonaiuti se ne vada proprio nel partito di Alfano e Cicchitto, due di quelli che neanche volevano farlo sedere al tavolo quando c’erano le riunioni del Pdl». Con queste premesse, difficile che il faccia a faccia tra i due porti a qualcosa di buono. E i presagi più oscuri, quando Bonaiuti accede al salone di Arcore, prendono forma subito.
PAOLO BONAIUTI BEATRICE LORENZIN FRANCESCA MARTINIPAOLO BONAIUTI BEATRICE LORENZIN FRANCESCA MARTINI

EPILOGO «INGIUSTO»
L’elenco di doglianze che il senatore forzista oppone al «Presidente» è molto lungo. Perché è addolorato pure Bonaiuti, dilaniato anche umanamente da un epilogo che considera «ingiusto» per tutto quello che ha fatto per l’ex premier. Nell’elenco avrebbe trovato spazio anche il modo in cui è maturato il suo allontanamento dalla stanza di bottoni berlusconiana, «col mio ufficio di Palazzo Grazioli che teoricamente doveva essere sgomberato, e invece è stato dato a Giovanni Toti».

Berlusconi ascolta. Probabilmente ribadisce quello che aveva detto in altre occasioni, e cioè che «era necessaria la spending review interna» affidata a Maria Rosaria Rossi, e che la nuova versione del «Mattinale» gestita da Renato Brunetta «funziona anche a costi più ridotti». C’è un momento del colloquio, però, in cui la storia avrebbe potuto virare, prendere un’altra strada.

Succede quando Bonaiuti si dimostra disponibile a ripensarci, forse a dare la sua disponibilità per una candidatura alle Europee con Forza Italia, di certo a dirsi pronto per entrare nell’ufficio di presidenza del partito in una casella in cui è previsto il diritto di voto.
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Ma Berlusconi, stando a quello che avrebbe poi raccontato ad alcuni parlamentari, chiude tutte le porte. Con quei freddi «migliori auguri per la tua carriera nel Nuovo Centrodestra». A cui aggiunge, in calce, il sarcastico «salutami Angelino».

LE LISTE
Il resto di un sabato segnato da un lungo addio, per Berlusconi, è tutto nel lavoro sulle liste per il 25 maggio. Negli appunti dell’ex premier c’è il terzetto che guiderà il Nord Ovest, capitanato da Giovanni Toti, con Lara Comi e Licia Ronzulli. Poi il blocco dell’Italia centrale, guidato da Antonio Tajani, in cui figura anche Melania Rizzoli.
MELANIA E ANGELO RIZZOLIMELANIA E ANGELO RIZZOLI

Nel Nord Est, dietro Elisabetta Gardini, spunta l’imprenditore Mattia Malgara mentre al Sud, capolista Raffaele Fitto, oltre agli uscenti dovrebbe essere candidato anche il caporal maggiore Jonny D’Andrea, ferito in Afghanistan nel 2011 e medaglia d’oro al valore militare. Le incognite non mancano.

Non è escluso che l’ex premier provi a convincere Mara Carfagna e Giancarlo Galan, che al momento escludono la loro candidatura. C’è ancora tempo. E se ne riparlerà oggi, forse, quando ad Arcore potrebbe arrivare il gotha del partito.