Mattia Feltri, La Stampa 13/4/2014, 13 aprile 2014
ANGELINO E MARCELLO, DIVERSAMENTE AMICI
Siciliano il primo, siciliano il secondo, un tempo uniti dalla fedeltà berlusconiana, ora divisi dai ruoli: Marcello Dell’Utri, latitante e arrestato, Angelino Alfano, ministro dell’Interno. «E’ stato catturato», ha detto il secondo del primo. «Sarà estradato al più presto».
Tutto preciso, niente da dire. E tutto secco, senza passione. Sono infatti lontani i giorni in cui Alfano mostrava passione perché di Dell’Utri aveva un’idea diversa: «Non si capisce davvero che cosa c’entri questa sentenza con un uomo come Marcello Dell’Utri. Sono sentenze che tradiscono la stessa giustizia. Del resto cosa aspettarsi da un processo che per dieci anni insegue, per fini chiaramente politici, cose, uomini, vicende di trent’anni fa?». Era il 2004.
È trascorso molto tempo. Ma ancora nel 2012 Alfano si chiedeva «chi restituirà a Dell’Utri sedici anni di gogna e di dolore?». Poi i due hanno litigato. Alfano ha premuto su Berlusconi perché Dell’Utri non fosse più candidato: troppa cattiva fama. Ora sono uno guardia e l’altro ladro. E la guardia, si sa, quando vince non mostra (com)passione.