Mario Gerevini, Corriere della Sera 13/4/2014, 13 aprile 2014
TESTAMENTI, REVOLVER E LINGOTTI. I SEGRETI IN BANCA DEGLI ITALIANI
«Finché morte non ci separi...». Poi però il coniuge scompare nel nulla e spunta una cassetta di sicurezza. Incidente? Suicidio? La sposa, con le lacrime appena asciugate, acquisisce il diritto ad aprirla. Uomo distratto: aveva dimenticato lettere e foto di una giovane sudamericana. Altro che suicidio: se l’era svignata in Brasile.
Storie e segreti racchiusi nel buio di quei cassetti blindati di cui la banca non conosce il contenuto; tracce e frammenti di piccoli o grandi ricchezze private, squarci di vita, privacy totale. Un mondo a sé ricco di episodi curiosi e aneddoti.
Erano a dir poco sospetti, per esempio, i due lingotti d’oro da un chilo ciascuno custoditi nella cassetta di una banca di Ferrara: titolare un funzionario dell’ente pubblico che gestisce il patrimonio immobiliare, indagato l’anno scorso per concussione. A Massa Carrara una mamma premurosa ha messo a disposizione del figlio spacciatore la sua piccola cassaforte bancaria: i carabinieri hanno confiscato 500 mila euro in contanti. A Roma la Guardia di finanza poche settimane fa ha sequestrato in banca un piccolo tesoro in gioielli ad alcuni rom ufficialmente «indigenti» ma con la loro bella cassetta di sicurezza. Michelangelo Manini, mister Faac (cancelli automatici), morto nel marzo 2012, aveva chiuso a chiave in banca una copia del testamento olografo. Chissà la faccia dei parenti quando è stato aperto: «Lascio tutto alla Curia di Bologna». Cioè il 66% dell’azienda più beni mobili e immobili per un valore totale di un miliardo e mezzo di euro.
Talvolta succede che le cassette vengano abbandonate. Il titolare non si trova più o non vuol farsi trovare. Emigrato? Morto? Smemorato? Latitante? In galera? La materia è giuridicamente complicata. Tutto è possibile se si pensa, piccola divagazione, che pochi giorni fa il tribunale di Pistoia ha dichiarato la morte presunta di tale «Gaetano Procissi fu Stefano» di cui non si sa più nulla. Poi però nel decreto si legge che il buon Gaetano si era «coniugato con Maria Modesta Papini in Borgo a Buggiano il 7 febbraio 1880». Morale: se si fosse sposato a 18 anni oggi ne avrebbe 152. Sì, in effetti presumibilmente è defunto. Oppure è un fenomeno.
La materia «desaparecidos» si applica anche alle cassette bancarie. Tant’è che a Palermo, dal 17 marzo e per diversi giorni, un uomo in tuta con la fiamma ossidrica è entrato nel caveau di una grossa filiale dell’Unicredit in centro città, destinata alla chiusura, per «scassinare» 63 scomparti blindati insieme a un notaio. Nessuna rapina: il fabbro è pagato dalla banca così come il notaio Maurizio Citrolo che ha preso nota del contenuto davanti a testimoni redigendo un verbale dettagliato e riservato. E chissà che cos’hanno trovato. Una volta questa era la sede siciliana della Banca di Roma e prima ancora del Banco di Sicilia. Sui mille titolari di cassette della filiale, in 63 non hanno risposto nonostante tutti i tentativi per rintracciarli, fino alla procedura per pubblici proclami. Dunque apertura forzata per poter trasferire il caveau nella nuova filiale.
Ma quante sono le cassette di sicurezza in totale? L’Abi fornisce cifre parziali su 132 banche con circa 12 mila sportelli: le cassette di sicurezza sono 1.444.631. Da sole, secondo rilevazioni dirette, Intesa Sanpaolo (630 mila), Unicredit (500 mila) e Mps (143 mila) si avvicinano a quella cifra, dunque il «mercato» dovrebbe essere complessivamente intorno ai 2 milioni di scomparti blindati. Però solo la metà sono locati.
Qualche volta sono un buon rifugio per il «nero». Si racconta di una rapina in una filiale di una grande banca in Veneto. I banditi non riuscirono ad aprire la cassaforte. Si dedicarono così alle 4 cassette ma tre erano sfitte. La banca diede la notizia all’unico sfortunato titolare svaligiato, un imprenditore, che accettò senza batter ciglio il rimborso assicurativo di 20 mila euro. Si scoprirà poi che il «bottino» era stato di molte centinaia di migliaia di euro: il «nero» che l’imprenditore ovviamente non poteva dichiarare, né assicurare.
Nella gran parte dei casi, tuttavia, i loculi bancari in affitto (da circa 50 euro annui fino ai 2-3 mila per gli armadi corazzati) sono utilizzati per mettere al sicuro beni di famiglia. Per aprire serve la chiave generale della banca e quella personale del titolare. Ne aveva quattro il comandante Arkan alla Komercjialna Banka ma del suo tesoro, quando hanno aperto le cassette, non c’era più traccia.
Un direttore di una piccola banca di provincia racconta che gli è venuto un «colpo» quella volta che ha aperto lo sportello del cassetto blindato e si è trovato davanti «quattro pistole»; denuncia immediata alla magistratura. Un altro si è trovato a tu per tu con 4 chili di cocaina. All’Mps di Latina anche dei navigati militari delle Fiamme Gialle sono rimasti a bocca aperta sfilando dalla cassetta della moglie di un indagato (truffa da 187 milioni) tredici orologi preziosi con diamanti e zaffiri e 65 tra bracciali, anelli e collane di grande valore. Una minuscola caverna di Alì Babà.
Mario Gerevini