Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 13/4/2014, 13 aprile 2014
IL PROGETTO DI FUGA: «UNA SCUOLA CALCIO SOI SOLDI DI SILVIO»
«Praticamente ci fanno credito a noi tutti perché sanno che siamo vicini al presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza», diceva Alberto Dell’Utri seduto al tavolo del ristorante romano Assunta Madre. Gli ultimi quarant’anni di suo fratello Marcello sono indissolubilmente legati all’ex premier, e pure nel momento più difficile — quando era in cerca di un’alternativa al carcere in caso di condanna definitiva per complicità con la mafia — il nome del «presidente» s’intrecciava con i suoi piani d’azione. Il gemello Alberto e l’amico Vincenzo Mancuso ne parlarono l’8 novembre scorso, durante l’ormai famosa conversazione intercettata che ha dato il via ai sospetti e alle indagini sulla latitanza preventiva dell’ex senatore di Forza Italia, in vista dell’appuntamento in Cassazione. Nonostante fosse diventato un pregiudicato per via della sentenza Mediaset, Berlusconi continuava ad essere considerato una chiave utile per costruirsi un futuro all’estero, lontano dalla temuta galera.
Alberto Dell’Utri discuteva con Mancuso dei passi da fare per «ingraziarsi definitivamente tutta la... il governo eccetera», riferendosi alla Guinea Bissau, «un Paese ricchissimo di minerali, oro, platino», dove «c’è da ottenere le concessioni per lo sfruttamento della miniera e della pesca». Dopodiché Alberto aggiunge: «Quello che ha chiesto... Gennaro dobbiamo fare delle opere di beneficenza».
Secondo la polizia, che ha registrato la conversazione nell’ambito di un’altra indagine, il riferimento è a Gennaro Mokbel, un militante dell’estrema destra negli anni Settanta divenuto imprenditore e coinvolto nello scandalo Finmeccanica-Sparkle-Fastweb.
«Lui è libanese, di famiglia libanese», spiegava il fratello di Dell’Utri, aggiungendo che Mokbel era scettico sul «politico importante» di quel Paese che 10 giorni prima aveva cenato con l’ex senatore e col quale aveva appuntamento la settimana successiva a Beirut: «Gennaro gli ha detto “non lo fare”... conosce questo personaggio africano... dice non ti fidare, primo perché non è vero che è in pole position per l’elezione a presidente... anzi lui dice che sicuramente non è lui il personaggio... e quindi c’ha molti nemici sul posto... quindi dice non ti legare a questo personaggio, potrebbe essere negativo». Mokbel consigliava un altro nome, «che ti sistemerà tutto».
A proposito di Guinea Bissau Mancuso parla di una cifra cospicua da trovare: «In ospedale cinque milioni di beneficenza se li sognano», e Alberto Dell’Utri spiega: «Sfruttiamo una onlus di Berlusconi che ha in Africa per la costruzione degli ospedali». Mancuso chiede: «Che dice Marcello?», e Alberto risponde tirando in ballo l’importanza dei collegamenti con l’ex presidente del Consiglio: «Ci fanno credito perché sanno che siamo vicini al presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza»; Mancuso chiosa: «Vabbè, quello non credo che sia un problema che Marcello...».
Il colloquio prosegue con l’accenno di Alberto Dell’Utri a un possibile finanziamento da parte di Mokbel, e Mancuso spiega: «Gli devi dire a Gennaro di stare saggio (in dialetto siciliano, annota il trascrittore, ndr ), perché se riusciamo a chiudere con quella testa di c..., lui manco quelli deve tirare fuori. Se vuole apparire che è lui a farlo, facciamo fare alla sua società come se facesse una donazione, pertanto lui appare in ogni caso, però è inutile che esca fuori i soldi che possono essere utili per altro».
Interviene Alberto Dell’Utri: «Marcello non deve fare altro che andare da Silvio e dirgli: Silvio, io vado nella Guinea Bissau, gli spiega tutto... per fare... fondo una scuola di calcio per i ragazzi Luigi Berlusconi (è il nome del papà dell’ex premier, ndr )». Mancuso esclama: «Minchia, Berlusconi sarà...», e si lascia andare a un’espressione siciliana. «Cosa che a Marcello piace», commenta Alberto. L’amico chiede se per l’ex senatore «è una cosa fattibile», e il fratello risponde: «Sì... dice che quando abbiamo fatto... ci danno la concessione di tutto».
Subito dopo il discorso vira sui passaporti diplomatici, e Mancuso dice: «Viene dato perché io avevo chiesto... ho fatto tutte le indagini... ci ho detto perché, a che titolo posso avere il passaporto... consulente commerciale», e Alberto Dell’Utri torna sui progetti del condannato per mafia: «Passaporto diplomatico di tutto anche perché deve consentire lo spostamento Libano-Guinea-Libano-Guinea e altri Paesi africani eventualmente... Allora intanto hanno preso la concessione dei Gratta e vinci...».
Le voci accavallate di altri clienti del ristorante coprono il seguito della conversazione, finché si sentono i due interlocutori ridere. L’intercettazione, trasmessa da Roma a Palermo, ha fatto scattare l’allarme che ieri ha portato all’arresto di Marcello Dell’Utri a Beirut. Vanificando — per ora, e chissà se per sempre — i propositi dei due avventori del lussuoso ristorante roman o.
Giovanni Bianconi