Dagospia 12/4/2014, 12 aprile 2014
Ma dopo la fusione Fiat-Chrysler chi comanda a Torino? Sergio Marpionne o Kaki Elkann, incensato dalla stampa italiana come fosse un nuovo Gianni Agnelli, ma senza i noti eccessi giovanili? La domanda se la fanno giusto in qualche ozioso salotto milanese e a Roma, dove però anche ministri come Guidifiglia si affrettano subito a dire che "la Fiat è privata e quindi fa quello che vuole"
Ma dopo la fusione Fiat-Chrysler chi comanda a Torino? Sergio Marpionne o Kaki Elkann, incensato dalla stampa italiana come fosse un nuovo Gianni Agnelli, ma senza i noti eccessi giovanili? La domanda se la fanno giusto in qualche ozioso salotto milanese e a Roma, dove però anche ministri come Guidifiglia si affrettano subito a dire che "la Fiat è privata e quindi fa quello che vuole". Per carità, facciano quello che vogliono. Ci mancherebbe pure, nonostante tutta la cassa integrazione che gli paghiamo. Ma il punto è che all’estero non hanno dubbi e presto anche la sterminata famiglia Agnelli dovrà prendere atto della nuova realtà: comanda il manager italo-canadese con residenza nel cantone di Zugg. E comanda con mano pesante. ANDREA AGNELLI, MARCHIONNE, ELKANNANDREA AGNELLI, MARCHIONNE, ELKANN Linda e John PhillipsLinda e John Phillips Qualche "aneddoto" di quelli che si leggono giusto si questo disgraziato sito aiutano a capire. Un primo episodio assai rivelatore dell’insostenibile leggerezza di Kaki Elkann è di due settimane fa. Visita di Barack Obama a Roma. Il giovane presidente di Fiat fa il diavolo a quattro per essere invitato alla cena organizzata dall’ambasciatore John Phillips a Villa Taverna. Ma nonostante le insistenze con la Farnesina e con l’ambasciata Usa, non c’è nulla da fare. Il giovane ingegnere con la passione delle regate non si perde d’animo, però è costretto a mettere da parte un po’ di orgoglio. Chiama il suo "dipendente" dai tanti passaporti e gli chiede una mano. Marpionne alza il telefono e chiama Obama. La risposta del presidente Usa è molto franca: ok, no problem, Fiat-Chrysler per noi è importante, io però invito te. Marpionne allora gioca d’astuzia e porta a casa l’ingresso libero per il padroncino Kaki con una paraculata delle sue: "Grazie, lo prendo io, ma se poi per caso all’ultimo momento non posso perché sto sempre in giro per il mondo, ti mando John". Ovviamente lui era poi in giro per il mondo e il ragazzo dai bei ricci nobiliari ha potuto fare il suo bel comunicato stampa sulla sua partecipazione alla cena. Ecco. "Ti mando John" è proprio il segno dei tempi. E dei nuovi rapporti di forza. E adesso, dagli aneddoti al gioco per soli duri. La cassaforte dove sono custoditi i pacchetti di controllo della Fiat e le altre partecipazioni dello sterminato clan Agnelli-Nasi-Elkann si chiama Exor. La gestisce Kaki Elkann ed è lo scrigno, in utile, dove Marpionne vorrebbe ficcare le disastrose partecipazioni in Stampa e Corriere che nulla hanno a che spartire con un colosso mondiale dell’automobile, ma tanto piacciono al buon Kaki. ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANNANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN La prossima mossa di Marpionne sarà quella di aggirare l’ostacolo Elkann e di convincere quel centinaio di fortunati miliardari che vivono sparsi nelle meglio capitali dell’Occidente ad affidare la guida operativa di Exor a un manager esterno, in quanto Yaki sarebbe troppo "emotivamente coinvolto". In altre parole, l’ansia da prestazione di essere il degno erede di Nonno Gianni, con tutte le sue passioni editoriali e non, potrebbe essere un freno alla scelta delle strategie di investimento più convenienti. Del resto ai tempi di Gianni e Umberto Agnelli, quando il cuore dell’impero erano Ifi-Ifil, la famiglia reale di Torino si affidava a manager esterni come Galateri di Genola. Ma Kaki Elkann non è il solo a patire l’effetto-pialla di Marchionne. MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANNMARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN Elio Catania Kerry Kennedy e John R PhillipsElio Catania Kerry Kennedy e John R Phillips Basta vedere che è successo a Luca Cordero di Montezemolo, un’altra delle vittime preferite di Sergio Mani di Forbice. La presidenza della Ferrari, Belli Capelli l’ha strappata nuovamente. Ma il Marpionne ha veduto bene di tagliargli un po’ i soldi e gli ha anche detto che in sostanza sarà meglio se si occupa del reparto corse, lasciando ad altri la costruzione e la vendita delle Ferrari in giro per il mondo. Monteprezzemolo, che è un uomo di mondo fin da quando era bambino,ha fatto buon viso a cattivo gioco. L’importante è il biglietto da visita di presidente. Un biglietto che piace molto ai suoi nuovi amici di Dubai, dove si è appena regalato un paio di atticucci carini carini. MARCHIONNE MONTEZEMOLOMARCHIONNE MONTEZEMOLO Luchino sta portando gli emiri in Alitalia, via Etihad, e vorrebbe fare anche il presidente della nostra (ex) compagnia di bandiera. Il socio di maggioranza si chiama Khaldoon Al Mubarak, braccio destro con studi a Boston dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan. Ed è già d’accordo e perfino onorato. Però gli ha detto: "Per noi è fondamentale che tu sia anche presidente di Ferrari perché i nostri soci e il nostro popolo va pazzo per la Formula Uno". Marchionne John Elkann e Luca Cordero di MontezemoloMarchionne John Elkann e Luca Cordero di Montezemolo Lupo RattazziLupo Rattazzi Monteprezzemolo capisce al volo e va da Marpionne ad anticipargli la prossima presidenza. E il manager svizzero che fa? Gli dice di no? Ma per carità, fa di meglio. Gli spiega chiaramente che per lui non c’è problema se vuol fare il presidente di Alitalia. Ma a patto che molli la presidenza di Ferrari. Chi comanda a Torino, ormai, è una domanda superflua e perfino stucchevole