Ettore Livini, la Repubblica 12/4/2014, 12 aprile 2014
MERKEL BENEDICE LA RINASCITA GRECA MA PER LA GENTE RESTA UA FAVOLA
Angela e Angela. La prima di cognome fa Merkel. Professione: Cancelliere a Berlino. In visita in un’Atene blindata per certificare con la benedizione tedesca l’uscita della Grecia dalla crisi («la fiducia è tornata, continueremo ad aiutarvi »). La seconda si chiama Tagaris. Ha 12 anni, un brutta carie, una madre senza lavoro e quattro corde vocali d’acciaio che — a pochi chilometri dal palazzo dove la sua omonima è ospite del premier Antonis Samaras — mettono a dura prova i timpani dei 15 pazienti nella sala d’aspetto della Clinica di Elleniko. Mamma Viki non sa come scusarsi: «Non dormiva da tre notti, ho girato quattro ospedali ma nessuna la curava » racconta, mentre il trapano del dentista scava il molare della figlia. Lei, come tre milioni di concittadini, ha perso il diritto all’assistenza sanitaria dopo un anno di disoccupazione. Così è salita sull’autobus per Glyfada ed è arrivata qui al capannone vicino al Pireo: l’unico centro in Grecia dove chi è rimasto senza welfare viene curato gratis e dove «della mitologica ripresa di cui favoleggiano Samaras, Merkel e i mercati — assicura amara Maritta Corley, uno dei 200 medici volontari che mandano avanti la clinica — non c’è traccia».
Nessuna sorpresa. La Borsa e la vita, ad Atene, sono due realtà molto lontane tra loro. E persino i numeri qui sono diventati un’opinione. Quelli snocciolati da Angela (la Cancelliera) e dal premier ellenico fotografano una nazione quasi fuori dal tunnel. «Ce l’abbiamo fatta!» dice Samaras, felice come un alunno che ha fatto i compiti a casa: il bilancio 2013 è in attivo; il Pil, dopo aver bruciato il 25% in cinque anni, tornerà a crescere nel 2015; e gli investitori esteri si sono strappati di mano i bond piazzati giovedì dal Tesoro ellenico. Questo entusiasmo contagioso però — come dimostrano le traversie odontoiatriche della piccola Angela — non ha cambiato di una virgola la qualità dell’esistenza dei greci. «La Merkel? Vive in un altro mondo — dice Maritta — . Pil e deficit non mi interessano.
Io vedo altre cifre: a Elliniko nel 2012 assistevamo 200 persone al mese. Oggi sono 1.500 e continuano a crescere. Sfido chiunque a dire che siamo usciti dalla crisi!».
Samaras fa orecchie da mercante. A maggio ci sono le elezioni europee. I conservatori di Nea Demokratia sono testa a testa con la sinistra anti- Troika di Syriza. E la parola d’ordine — questione di marketing — è «ottimismo». «La Grecia ha capito che il vento è girato», dice. Vassilis, giovane impiegato di Karenta («la più grande concessionaria Volkswagen della capitale» dice con orgoglio) è d’accordo con lui. «Un anno fa piazzavamo sei-sette macchine al mese. Oggi siamo a 60-70». A marzo le vendite d’auto sono balzate del 33% a 5.586 unità. Il doppio del luglio 2013, molte meno delle 33mila di gennaio 2008 e dei 130mila greci che l’anno scorso hanno restituito le targhe per non pagare bollo e assicurazione. «L’hanno fatto giovani senza lavoro, papà disoccupati», raccontano alla Motorizzazione. Ma anche personaggi al di sopra di ogni sospetto come l’ex ministro dei Trasporti Michalis Liapis, pizzicato dalla polizia su una macchina con libretto e targhe taroccate. «Volevo mettere sotto carica le batterie…» ha buttato lì per scusarsi.
La ripresa greca oggi è come un bicchiere, puoi vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto. Prendiamo il dramma della disoccupazione che viaggia al 27%. «Negli ultimi tre mesi è scesa» festeggia il ministro delle finanze Yannis Stournaras. Qualche decina di migliaia di ellenici ha trovato lavoro. Ma a spasso ne rimangono 1,32 milioni, 900mila più del 2008. «Il mio termometro è il prezzo delle case — confida Eleni Makrokefalidis, titolare di un’agenzia immobiliare nel quartiere-bene di Kolonaki — . La mia diagnosi? La Grecia è ancora malata». «Guardi qui — dice mostrando le foto di un appartamento di 137 metri quadri, con terrazzo vista Partenone — . Cinque anni fa l’avrei venduto in poche ore a 900mila euro. Ora non lo vuole nessuno a 240mila».
E’ sera. Ad Atene piove. Merkel, dopo aver regalato 100 milioni di aiuti a Samaras, riparte per Berlino. Uno sparuto gruppo di contestatori lancia gli ultimi slogan vicino a Syntagma, negando alle telecamere dei network internazionali (saggiamente appostate sui balconi del cinque stelle Grande Bretagne) i tradizionali 10 minuti di scontri a base di molotov e lacrimogeni buoni per il telegiornale delle 20. Meritta chiude a chiave la porta dell’ospedale di Elliniko: «Il mio sogno? Chiuderlo per sempre perché la sanità pubblica ha ripreso a funzionare!». Fuori dal cancello l’aspetta Stavros, arrivato dall’isola di Ikaria per vedere se qui (lui non ha i soldi) ci sono i costosissimi farmaci per la sua Epatite B. Purtroppo sono esauriti. La fine della crisi greca, vista da qui, è ancora molto lontana.