Fabio Cavalera, Corriere della Sera 12/4/2014, 12 aprile 2014
«DONNE CHE MANGIANO IN TERO’». LA PAGINA MISOGINA SU FACEBOOK
La signora che divora la focaccia. E l’amica che si dedica a una semplice macedonia. La studentessa che gusta il suo kebab. E la nonna che assapora la merenda della nipotina. Donne, belle e no, simpatiche e no, giovani e meno giovani, che mangiano di buona lena, a tutte le ore. Nei vagoni della metropolitana londinese, sedute o in piedi, comode o stritolate dalla ressa. Verrebbe da chiedersi: e allora?
Il fatto è che per tre anni signore e signorine, a loro totale insaputa, sono state pescate in «flagrante» da anonimi cecchini della fotografia i quali, poi, hanno provveduto a postare su Facebook lo scatto rubato. È dal 2011 che Tony Burke, professione regista, ha fondato un gruppo dal titolo: «Women who eat on tubes», ovvero donne che mangiano in metropolitana. E ha raccolto una galleria di istantanee, accessibili fino a ieri ai milioni di iscritti al social network, che obiettivamente stimola il sorriso ma che pone qualche problema serio perché un affare privato si trasforma in affare pubblico. Una donna non può addentare uno spuntino in santa pace?
Per tanto tempo la storiella è andata avanti senza provocare scandalo. Fino a che Caitlin Moran, dissacrante e famosa giornalista del Times , qualche giorno fa su un altro social network, Twitter , ha cinguettato ai suoi 490 mila seguaci: «Nessuno è pronto a scatenare la tempesta? Questa pagina di Facebook fa accapponare la pelle…». Ed è stata proprio la tempesta.
Tony Burke, intervistato dalla Bbc , si è giustificato. «È arte, l’arte di rappresentare il comportamento umano». Ma è chiaro che non tutti e non tutte la pensano così. La privacy non è qualcosa con cui si può scherzare. Se un cittadino rischia di trovarsi la foto su internet, mentre dà l’assalto allo spuntino, allora salta ogni diritto alla protezione del privato. E poi: come spiegare che a destare tanta attenzione siano solo le donne?
Voyeurismo metropolitano. Voyeurismo culinario. La moda londinese del clic accende le associazioni femminili. «Una prepotenza del genere serve ad accrescere l’insicurezza di cui molte di noi soffrono». E per lunedì hanno convocato un’assemblea sulle banchine della Circle Line, la linea gialla.
Che un signore, Tony Burke, abbia invitato a scattare istantanee e a «imbucarle» su Facebook è «una provocazione» mal sopportata e digerita. E lo è ancora meno la circostanza che 4.500 affezionati fotografi improvvisati si siano divertiti a riprendere le malcapitate signore.
Arte, scherzo o sopruso? Se ne sono anche occupati giornali serissimi (dal Daily Telegraph al Guardian ). E, chi più chi meno, ha sentenziato che occorre stare attenti a non valicare certi confini. Dal coro però si è staccata una voce, la voce di una donna, di una femminista, Nathalie Gordon, che dall’Huffington Post (edizione britannica) se l’è presa con i parrucconi e le parruccone urlanti di rabbia. «Lo ammetto sono una frequentatrice del gruppo. E non sono l’unica donna. Sono foto innocenti di signore che mangiano. La privacy? E allora che cosa diciamo delle tante che riprendono di nascosto gli uomini seduti di fronte? Pessimo, pessimo femminismo».
Nathalie Gordon ha difeso Tony Burke. Ma la bufera non si è placata. Così Facebook, ieri ha chiuso il gruppo «Women who eat on tubes». Che però è immediatamente rinato come comunità «WWEOT» (acronimo di Women who eat on tubes) e con la foto di un orribile maschio che ruba patatine alla fidanzata, amica o moglie che sia. Tocca anche agli uomini?
Fabio Cavalera