VARIE 11/4/2014, 11 aprile 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LA FUGA DI DELL’UTRI (?)
CORRIERE.IT
Sarebbe scappato in Libano, per evitare una condanna e il carcere: Marcello Dell’Utri, colpito da un ordine di custodia cautelare da parte della terza sezione della Corte di appello di Palermo, risulta irreperibile. Latitante all’estero? Dopo una mattinata di illazioni l’ex senatore rompe il silenzio con una nota all’Ansa. «Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria - per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica - sto effettuando ulteriori esami e controlli». Dell’Utri stesso conferma di trovarsi all’estero. «Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo - spiega l’ex senatore -. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente». «Mi auguro - conclude - quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente».
L’avvocato: «Si sta curando, deciderà lui»
«Dove è dell’Utri? Questo lo sa soltanto lui». Risponde così l’avvocato di Dell’Utri, Pino Di Peri, alla domanda su dove si trovi l’ex senatore. Intervenuto a «Effetto Giorno», su Radio24, l’avvocato dice che «il dottore dell’Utri ha dei problemi di salute che sta curando. Recentemente è andato in Francia per avere contatti con presidi ospedalieri che si occupano della materia cardiologica. E’ tornato dalla Francia. Penso che quando ci sarà la Cassazione opererà una riflessione su quello che dovrà fare». Alla domanda se quando sarà la sentenza di Cassazione deciderà o meno di tornare, l’avvocato dice: «Deciderà lui. Ammesso che sia in condizioni fisiche di tornare. L’esito della Cassazione è veramente importante». E ancora: «Le posso dire che il dottor dell’Utri sta curando i problemi di salute, quando ci sarà la sentenza di Cassazione prenderà le sue determinazioni». L’avvocato aggiunge che lo ha «incontrato a Milano due o tre settimane fa, poi non l’ho visto più».
I passaporti e le intercettazioni
L’ex senatore del Pdl, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, era in attesa della sentenza definitiva, prevista per martedì prossimo. Ma probabilmente non sarà in aula ad ascoltarla. La notizia è stata rivelata dal quotidiano La Stampa. Secondo gli investigatori, che hanno cercato invano di eseguire la misura e da settimane monitorano le sue mosse, l’ex senatore avrebbe due passaporti diplomatici e dal Libano sarebbe pronto a spostarsi, in Guinea Bissau o nella Repubblica Dominicana. «Marcello Dell’Utri è formalmente latitante», dice il decreto della Corte d’appello emesso qualche giorno fa. «Dagli ultimi elementi in nostro possesso - afferma il pg di Palermo Luigi Patronaggio che ha sostenuto l’accusa contro Dell’Utri in secondo grado - in seguito ad una intercettazione dei primi di aprile, è stato localizzato in Libano». Dell’Utri veniva tenuto sotto controllo con discrezione dalla Squadra Mobile, ma questo non gli ha impedito di usare i vari documenti che gli consentivano l’espatrio, inclusi due passaporti diplomatici. «Adesso avvieremo le procedure per la ricerca all’estero - spiega Patronaggio - in raccordo con il ministero e l’interpol». A spingere la Corte d’Appello di Palermo alla decisione di notificare l’applicazione della custodia cautelare in carcere per l’ex senatore Pdl sono stati i dialoghi intercettati dalla D.I.A. di Palermo il 7 aprile scorso, all’interno del ristorante romano Assunta Madre, fra Alberto Dell’Utri (fratello dell’ex senatore) e Vincenzo Mancuso. Il fratello di Dell’Utri, nella conversazione, aveva detto: «Qua bisogna accelerare i tempi, finquanto che Marcello, se poi non ce la fa» e ancora «e lui è andato lì (a Bruxelles, ndr) insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico... Gli hanno aperto le porte». Secondo quanto riportato nell’ordinanza, Alberto Dell’Utri avrebbe fatto, sempre nelle stesse intercettazioni, riferimento alle valutazioni del fratello in merito a quale sarebbe stato il miglior posto dove fuggire all’arresto e che avrebbe scelto il Libano.
I possibili spostamenti
Si ipotizza che dal Libano Dell’Utri possa spostarsi in Guinea Bissau o a Santo Domingo, e non si esclude che lo abbia già fatto. Anche se, fonti di Beirut che controllano il traffico in entrata e in uscita dall’aeroporto internazionale della capitale libanese, hanno riferito all’agenzia Ansa che Dell’Utri non sarebbe mai arrivato in Libano. Una versione contraddetta dalla testimonianza di un passeggero che avrebbe viaggiato accanto a lui su un volo Parigi-Beirut il 24 marzo scorso. L’uomo - che ha chiesto di restare anonimo - ha riferito che l’ex senatore ha viaggiato «in business» ed ha assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto. Era stata la Dia a segnalare «un grave e concreto pericolo di fuga» dell’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, in un rapporto che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa mercoledì scorso dalla Corte d’appello di Palermo su richiesta della Procura generale.
«Irreperibile dalla seconda metà di marzo»
Sempre secondo la Dia, Dell’Utri si sarebbe reso irreperibile in Italia sin dalla seconda metà di marzo, e pertanto le ricerche sono estese anche all’estero. Riscontri ed elementi investigativi sulla possibilità che Dell’Utri facesse perdere le sue tracce erano stati acquisiti anche in vista dell’udienza della Cassazione che martedì si pronuncerà sulla condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex senatore non è stato rintracciato in nessuno dei suoi recapiti conosciuti né presso quelli dei suoi familiari, e perciò la Dia ha presentato i verbali «di vane ricerche», alla Corte d’appello di Palermo, che ha dichiarato lo stato di latitanza di Dell’Utri.
Il divieto di espatrio negato
Già due anni fa, quando la Cassazione doveva decidere sulla sua sorte, l’ex senatore si rifugiò nella Repubblica Dominicana. Poi ritornò quando venne a sapere che la condanna era stata annullata con rinvio. Stavolta la Procura generale ci aveva provato, a chiedere il divieto di espatrio, considerando il fatto che Dell’Utri ha più passaporti diplomatici di Paesi stranieri e che dalle intercettazioni ambientali gli inquirenti avevano intuito che esisteva il rischio di fuga. Ma la Corte di appello, che aveva già negato la richiesta di arresto nel marzo dello scorso anno, aveva rigettato la richiesta.
«Pericolo di fuga»
L’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri è stata emessa martedì dai giudici della terza sezione della corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, gli stessi che a marzo dell’anno scorso confermarono la condanna del politico a 7 anni per mafia. La corte ha motivato l’ordine di arresto con il pericolo di fuga. Tre settimane fa la Procura generale, sulla base di un’intercettazione di una conversazione del fratello di Dell’Utri, da cui si potevano dedurre le intenzioni dell’ex manager di Publitalia di lasciare il Paese, aveva chiesto il divieto di espatrio con sequestro del passaporto. Ma l’istanza venne rigettata dalla corte in quanto per i reati di criminalità organizzata l’unica misura cautelare ipotizzabile è la custodia in carcere. La Procura generale ha fatto ricorso contro il rigetto al tribunale del riesame che ha confermato l’orientamento dei giudici di appello. Da qui la nuova richiesta, questa volta di arresto, che risale a lunedì sera scorso. I giudici l’hanno accolta e depositato il provvedimento martedì. Ma ormai era troppo tardi: l’imputato non è stato trovato in casa.
M5S: «Buona latitanza, fuga preannunciata»
Intanto arriva il messaggio di deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle a proposito della latitanza di Marcello Dell’Utri: «Non possiamo che augurare buona latitanza a Marcello Dell’Utri, amico fraterno di Berlusconi e del Pd e chiedere le dimissioni di Angelino Alfano, che fa arrestare e trasferire in Kazakistan una donna e una bambina richiedenti asilo ma lascia fuggire i condannati per mafia. Si tratta, infatti, di una fuga preannunciata tanto che - proseguono - il M5S aveva già denunciato il rischio quasi un anno fa, quando con forza aveva chiesto il ritiro del passaporto diplomatico ancora nella disponibilità dell’ex senatore».
NAPOLI - «Non ho mai pensato al suicidio perché è un atto da persone poco coraggiose. Chi si suicida non è una persona normale, nella vita si affronta di tutto, anche nel caso di problemi sul lavoro». Così l’ex senatore del Pdl Marcello dell’Utri a «La Zanzara» su Radio 24, dopo le motivazioni della sentenza d’Appello che lo ha condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
«DUE LIBRI IN BORSA» - «Non c’è motivo di lasciare una vita che non è neanche nostra e che ci è stata data», prosegue ancora Dell’Utri. «Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci. Però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai».
dopo le motivazioni dell’appello
Dell’Utri: «Mai pensato al suicidio»
E poi: «Pronto al carcere? Col cavolo»
L’ex senatore Pdl: «Spero di non andarci, però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna
fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai»
NAPOLI - «Non ho mai pensato al suicidio perché è un atto da persone poco coraggiose. Chi si suicida non è una persona normale, nella vita si affronta di tutto, anche nel caso di problemi sul lavoro». Così l’ex senatore del Pdl Marcello dell’Utri a «La Zanzara» su Radio 24, dopo le motivazioni della sentenza d’Appello che lo ha condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
«DUE LIBRI IN BORSA» - «Non c’è motivo di lasciare una vita che non è neanche nostra e che ci è stata data», prosegue ancora Dell’Utri. «Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci. Però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai».
LA SENTENZA D’APPELLO - Per i giudici d’Appello, che il 25 marzo del 2013 hanno condannato l’ex senatore Pdl a sette anni di reclusione, un incontro avvenuto a maggio 1974, cui erano presenti Gaetano Cinà, Marcello Dell’Utri, Stefano Bontade, Mimmo Teresi e Silvio Berlusconi, avrebbe «siglato il patto di protezione» per il Cavaliere. Tale riunione, è scritto nel provvedimento, «ha costituito la genesi del rapporto che ha legato l’imprenditore e la mafia con la mediazione di Dell’Utri».
CORRIERE DEL 25 MARZO 2003
PALERMO - La Corte d’Appello del Tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri è stato condannato anche al risarcimento delle parti civili: 3.500 euro per la Provincia regionale di Palermo e 7.800 euro per il Comune di Palermo. E il pg di Palermo Luigi Patronaggio ne ha chiesto l’arresto, per pericolo di fuga. La corte non ha ancora deciso.
Processo Dell’Utri, la sentenza d’Appello
L’EX SENATORE - «Fiducia è una parola grossa. Io continuo ad avere tranquillità». Così Marcello Dell’Utri aveva risposto ai giornalisti subito dopo la sua condanna. «Ci sarà la Cassazione. Ci stava l’assoluzione, ci stava anche la condanna», aveva aggiunto. «Il romanzo criminale continua...». «Dopo 20 anni nulla ci coglie più di sorpresa, ma siamo amareggiati. Auspicavamo un esito favorevole già in questo grado, faremo ricorso in Cassazione come avrebbe fatto il procuratore generale in caso di assoluzione», ha commentato l’avvocato Giuseppe Di Peri, legale dell’ex senatore.
LUPI - «La richiesta d’arresto è assurda perchè non c’è mai stato pericolo di fuga di Marcello Dell’Utri. Ho fiducia come lui che questo romanzo criminale prima o poi finisca». così il deputato del Pdl Maurizio Lupi ha commentato a «Otto e mezzo» la richiesta di arresto di Dell’Utri. «Magistrati politicizzati anche a Palermo? Beh ce n’è uno, Ingroia, che verrà trasferito ad Aosta e che è addirittura un leader di un partito politico...».
IL PROCESSO - Il processo vedeva imputato l’ex senatore del Pdl di concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti antecedenti il 1992. Il punto cruciale dell’accusa è quello di aver fatto da intermediario, per trent’anni, tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. La vicenda giudiziaria di Dell’Utri è iniziata quasi vent’anni fa. Il 5 novembre 1997 ha avuto inizio il processo di primo grado che si è concluso a fine 2004 con la condanna di Dell’Utri a 9 anni di carcere. Nel 2006 si è aperto il processo d’Appello terminato nel 2010 con una nuova sentenza di condanna, questa volta a 7 anni di carcere. Dell’Utri, secondo i giudici d’Appello, era colpevole ma solo per le condotte antecedenti al 1992, anno a partire dal quale non risulterebbero più provati, per la corte, i suoi rapporti con la mafia. La sentenza della Cassazione, invece, arrivata il 9 marzo del 2012, ha in parte ribaltato il verdetto. I giudici supremi hanno annullato la sentenza con rinvio, ritenendo provate le sue collusioni con Cosa nostra al 1977, e avevano invece confermato il proscioglimento per le accuse successive al 1992, per le quali la sentenza è definitiva. Il 18 luglio del 2012 ha avuto inizio il nuovo processo d’Appello.
CARRIERA IN FININVEST - Oggi Dell’Utri, durante le dichiarazioni spontanee in aula, si è detto indignato perché nella requisitoria del Pg «si presume che la mia carriera nel gruppo imprenditoriale di Berlusconi sia stata favorita dalla mia conoscenza di mafiosi. Io non ho mai chiamato a deporre le centinaia di imprenditori che hanno potuto vedere la crescita di Publitalia, azienda da me costruita tassello per tassello. È vero che Berlusconi è stato mio benefattore e amico» ha aggiunto, «ma anche io ho fatto tanto per le aziende Fininvest. Se io avessi proseguito nelle imprese invece di entrare in politica oggi sarei un signore ricco».
UN ALTRO PROCESSO - Su dell’Utri pende, in un altro procedimento aperto a Palermo, anche l’accusa di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia che vede alla sbarra, nel processo che prenderà il via il prossimo mese di maggio, altri 9 imputati oltre all’ex senatore pidiellino. Dell’Utri, infine, è anche indagato anche per tentata estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi - dal quale, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro per tacere i retroscena dei rapporti con cosa nostra - indagine, questa, aperta dalla Procura di Palermo ma trasferita, su richiesta dei legali di Dell’Utri, a Milano.