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 2014  aprile 11 Venerdì calendario

VALENTINA, LEZIONI DI CORPO LIBERO


«Che palle! Per un po’ non potrò girare...». Ci vediamo nella hall di un tristissimo hotel che si affaccia sulla tangenziale Est di Milano. Valentina Nappi scende con qualche minuto di ritardo con un volto stanco, visibilmente in arretrato di ore di sonno. Un infortunio un po’ antipatico la costringe a una panchina forzata. Fa un po’ strano, in effetti, in genere a infortunarsi sono gli sportivi. Ma anche i pornoattori hanno i loro bei casini. Qui si tratta di una serie di escrescenze che costringono la Nappi a dire di no a chiunque la chiami per una scena di sesso lato B. Questa 23enne scugnizza del porno, lanciata un paio d’anni fa dal Rocco nazionale, non sembra preoccuparsi più di tanto. Non al momento, almeno.
Starle dietro non è facile: nel giro di un ragionamento è capace di buttare nella conversazione concetti di filosofia, elucubrazioni sociologiche e aneddoti della storia dell’erotismo, allontanandosi dalla domanda originale nel tempo e nello spazio.
«Nappi, dai, parliamo un po’ della tua vita. Da ragazzina che sognavi di fare?».
(Sbuffa) «Ancora con queste banalità. Non sono una di quelle soubrette che non ha nulla da dire e quindi deve parlare di cosa faceva da piccola».
«Ma mi serve per il pezzo...».
«Sono problemi tuoi. Ho avuto la mia prima esperienza sessuale a 8 anni con un’altra ragazza. Sognavo il sesso di gruppo già a 11. Ti va bene?». Il resto lo diciamo noi. Valentina Nappi è cresciuta a Pompei, ha frequentato l’artistico, poi la facoltà di Design. Quando ha deciso di diventare una pornoattrice la madre è rimasta interdetta, ma poi l’ha capita e il rapporto si è normalizzato. A 21 anni si siede al computer e scrive una mail direttamente al re del porno, Rocco Siffredi...
«Ci siamo visti a Roma dopo qualche giorno».
«E com’è andata?».
«Bene, mi ha detto che vedeva del potenziale e che potevo fare tanto. All’inizio non avevo molta padronanza del mezzo, ma dopo una decina di scene sono finalmente venuta fuori per quello che sono: una pornoattrice. Non ho scelto di farlo. Lo sono, punto e basta. Non credo molto nel libero arbitrio. Facciamo quello che siamo». Infatti è una delle pochissime performer ad aver mantenuto il proprio nome e cognome anche sulla scena. Coerente.
Poi a un certo punto compare un suo video, che fa parecchio discutere. C’è lei seminuda sul water con le gambe aperte, che con aria languida guarda la telecamera e scandisce il suo manifesto: «Va detta una cosa importantissima sulla violenza sulle donne. Su cento morti sul lavoro, 97 sono maschi e solo tre sono femmine. Da femmina sono incazzata per questo. Se pensate che questo non abbia a che fare con la violenza sulle donne, vi sbagliate. È un problema di ruoli. Finché ci saranno i ruoli e le differenze, ci sarà violenza di genere. La violenza di genere nasce dall’idea che la donna sia preziosa. Alle bambine si insegna che sono preziose, e da lì discende la logica delle fighe di legno. A tutte queste femministe fighe di legno che si riempiono la bocca di violenza sulle donne e sciocchezze del genere, dico: “Datela!”».
Un concetto di “pari opportunità sessuali” praticamente ribaltato, rispetto a quello più comune che vede il maschio stronzo dominante prevalere sulla donna fragile e indifesa.
«Che volevi dire. Nappi?».
«Che è tutto troppo sbilanciato a favore delle donne. Sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico e a decidere se fare sesso o meno, almeno nel mondo etero. Non si sentono libere di vivere la propria sessualità. Magari lo fanno, ma di nascosto. Questo grazie anche alle teorie di alcune femministe. Ci vuole più promiscuità sessuale, ci vuole una società in cui si fa sesso come si mangia».
«Sogno un mondo in cui si fa sesso come si mangia»
«Ok, ma bisognava tirare in ballo il discorso sulla violenza nei confronti delle donne?».
«Sì, perché quella sulle donne è una violenza costruita. Il problema è quello della violenza sugli uomini. Basta guardare le statistiche. Gli uomini fanno più lavori pesanti e ci muoiono: perché le donne non fanno gli stessi lavori, anche se a volte sono più forti degli stessi uomini? Il problema è che finché ci saranno tabù e ruoli sessuali, cioè una domanda di vagina più alta rispetto a quella di pene, il sesso non si slegherà mai dai suoi problemi sociali».
«Senti, ma tu che cosa sogni, esattamente?».
«La pornografia oggi viene usata spesso per colmare un vuoto, una mancanza di rapporti sessuali, ma in realtà sarebbe molto meglio se la si guardasse come mezzo per fare nuove esperienze. Io voglio lo sdoganamento della pornografia. Voglio che venga liberata dai pregiudizi. Voglio una società in cui ci sia parità dei sessi e quindi pari opportunità sessuali».
«Non è un po’ utopistico?».
(Sbuffa di nuovo) «Mi sembri uno di quelli che dicevano: “Non voleremo mai”. Guarda a cosa siamo arrivati».