Giuliano Aluffi, il Venerdì 11/4/2014, 11 aprile 2014
L’INQUINAMENTO UCCIDE, PIÙ DELLE SIGARETTE
Chi, trovandosi nella stessa stanza di un fumatore, stesse per aprire la finestra, dovrebbe pensarci due volte: uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità mostra infatti che l’inquinamento ha superato il tabacco come pericolo per la salute: 7 milioni di persone sono morte nel 2012 nel mondo, e 600 mila in Europa, per effetto dell’esposizione a inquinanti nell’aria. Il bilancio dei decessi attribuibili al fumo è invece 6 milioni.
In particolare in Europa le vittime dell’inquinamento ambientale sono circa 482 mila e quelle dell’inquinamento domestico oltre 117 mila. «I rischi dell’inquinamento sono oggi assai maggiori di quanto si stimasse, soprattutto per ictus e ischemie cardiache» ha dichiarato Maria Neira, direttrice del dipartimento di salute pubblica e ambientale dell’Oms. Ischemie cardiache e ictus rappresentano infatti entrambe il 40 per cento nelle morti da inquinamento, seguite dai disturbi ostruttivi cronici ai polmoni (11 per cento), mentre le infezioni respiratorie acute nei bambini sono il 3 per cento. Sempre piuttosto alto resta l’allarme per le morti da tumore (pari a 6 per cento del totale): solo pochi mesi fa uno studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato come sicuramente cancerogeno il cocktail di combustioni da traffico, riscaldamento degli edifici ed emissioni industriali.
A livello mondiale invece l’inquinamento più pericoloso è quello domestico, in particolare legato all’uso di combustibili solidi, come legno e carbone, per la cucina: per l’Oms è causa di 4,3 milioni di decessi, oltre il doppio del dato di 10 anni fa, con particolare incidenza in regioni a basso sviluppo economico: 1,69 milioni nel Sudest asiatico, 1,62 nel Pacifico occidentale, 600 mila in Africa e 99 mila in Europa.
Ma le cattive notizie per i nostri polmoni non si limitano all’ambito delle sostanze artificiali: anche la natura ci mette del suo. Nei Paesi industrializzati le allergie respiratorie da pollini, nell’ultimo ventennio, sono infatti raddoppiate. Almeno questo è il dato pubblicato a marzo in un report dell’agenzia di sicurezza sanitaria e alimentare francese Anses. A essere allergici sarebbero oggi il 30 per cento degli adulti e una percentuale tra il 7 e il 20 dei bambini. In questo incremento, secondo gli epidemiologi francesi, un ruolo determinante è però, ancora una volta, giocato dall’inquinamento: le sostanze chimiche che respiriamo possono infatti abbassare la soglia di reattività dei bronchi e accentuare l’irritazione delle mucose nasali e oculari dei soggetti sensibili, e anche aumentare il potenziale allergenico dei grani di polline modificando le loro proteine. Inoltre, tra le altre concause dell’aumento delle allergie, l’Anses individua il riscaldamento globale, che allunga la durata dei periodi di pollinazione delle piante e prolunga quindi l’esposizione ai pollini dei soggetti allergici.