Pietro Veronese, il Venerdì 11/4/2014, 11 aprile 2014
LA NUOVA AFRICA FA SUL SERIO. E SI VEDE ANCHE DALL’ALTO
Una ricerca interessante, ancorché minore, sugli usi e costumi e livelli di sviluppo delle nazioni potrebbe essere condotta attraverso gli annunci delle compagnie aeree al momento dello sbarco. È quello che mi è venuto da pensare quando l’aereo ha cominciato la discesa verso Kigali, Rwanda. A quel punto, oltre alla consueta richiesta di spegnere il computer e mettere lo schienale in posizione eretta, la hostess olandese ha aggiunto che «è severamente proibito introdurre in Rwanda sacchetti di plastica». Perciò, ha proseguito, se avete comprato qualcosa al duty free, vi consigliamo caldamente di mettere i vostri acquisti nel bagaglio a mano e lasciare a bordo il contenitore.
Chiunque sia atterrato in un Paese musulmano strettamente osservante come l’Arabia Saudita ricorda l’invito a non portare a terra bevande alcoliche e pubblicazioni osé. (Una volta che facevo scalo e proseguivo per altra destinazione, il tecnico di una compagnia petrolifera mi regalò salutandomi la sua rivista porno). Ma qui siamo a un proibizionismo d’altro genere. E per quanto possa risultare eccessivo il rigore eco-compatibile delle autorità ruandesi, l’idea di un Paese così seriamente «a sacchetti zero», senza i se e senza i ma nostri italianissimi, mi ha fatto provare una punta d’invidia.
È un altro piccolo segnale dall’Africa che cambia. Un tempo, trent’anni fa, le hostess della Air Burkina (la compagnia del Burkina Faso) si rivolgevano ai passeggeri così: «Signore, signori, compagni e militanti, allacciate le cinture». Oggi niente compagni. E niente sacchetti.