Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/4/2014, 11 aprile 2014
PERISCOPIO
La casa di Antonio Gramsci diventa un hotel di lusso. Sapreste riassumere meglio la storia del partito? Spinoza. Il Fatto.
Grillo sta con il panzone al sole. Vincenzo De Luca, sindaco Pd di Salerno. la Repubblica.
Tutte donne in cima alle liste del Pd. Per non rischiare di trovarsi un capolista coi baffi. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Eterologa - La chiesa potrebbe gioire, d’ora in poi anche il Papa potrebbe fare un figlio. Jena. La Stampa.
La burocrazia non è fatta solo di procedure tortuose ingessate, la burocrazia è anche una mentalità. Una mentalità i cui capisaldi sono la rinuncia a usare il buon senso, e la totale incapacità di percepire il ridicolo. Può darsi che, in certi casi, il burocrate sia strettamente tenuto a seguire certe procedure, e che qualsiasi ricorso a scorciatoie semplici e ragionevoli gli causi rimproveri e punizioni. Ma la mia sensazione è che, ormai, il sistema sia arrivato a un tale punto di sclerosi ad aver completamente smarrito la capacità di auto-osservarsi, pre-condizione di qualsiasi cambiamento. Luca Ricolfi. La Stampa.
Osservando Renzi viene anche in mente Forrest Gump con Tom Hanks che un giorno comincia a correre su e giù per l’America e in tanti gli vanno dietro e le tv gli chiedono perché lo faccia: Per la pace nel mondo? I senzatetto? I diritti delle donne? L’ambiente? E Forrest: «Non volevano credere che qualcuno potesse essere così scemo da correre senza motivo». Ma era un film. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Da giovane mi ero avvicinato al comunismo. È bastato un viaggio a Mosca per farmi cambiare idea. Ho visto con i miei occhi la coabitazione: un’unica cucina per molte famiglie, le pentole con i luchetti, una tale tristezza, una perdita di dignità che ho pensato: meglio vivere nella povertà assoluta ma liberi. Era il 1960, da allora, ho chiuso con il comunismo. Penso di aver ereditato l’anarchia di mio padre e un’acuta allergia alle gerarchie. Elio Fiorucci, stilista. Corsera.
Giuliano Poletti, ministro del lavoro, si illumina di orgoglio all’idea di aver detto, una volta, una sola volta, un «no» a suo padre («papà, oggi non ho voglia di pompare l’acqua per le vacche») e suo padre aveva risposto che, allora, per quel giorno, aveva il permesso di dar da bere senza voglia alle vacche, e il piccolo Poletti si era messo a piangere perché, invece, voleva giocare a calcio in cortile con gli amici, ma poi, riluttante, aveva fatto il suo dovere. E questa è la metafora della vita, del lavoro, di tutto, per Poletti: se una cosa devi farla, meglio farla volentieri. Marianna Rizzini. Il Foglio.
Vedo che la società francese ha la stessa ossessione di uguaglianza che in Svezia. Non si ha il diritto di essere migliore o diverso. È annoiante. Volendo semplificare le cose, le si complica enormemente. Poiché è duro essere, si vuol costringere tutti a essere uguali. Ma perché non accettare, semplicemente le eccezioni in quanto eccezione? Max von Sydow, interprete del film Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Le Figaro.
Vivi a Napoli? Ti senti spiritosissimo. E così, a forza di fare lo spiritoso, ti ritrovi in una città dove c’è il sindaco meno spiritoso d’Italia e il rosso, ai semafori, è un optional. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton.
Nel 1905 Baku è la maggiore esportatrice di petrolio del pianeta. Ciò l’ha resa, d’improvviso, immensamente ricca. E pensare che, fino alla fine dell’Ottocento, la città era costituita unicamente di poche fortezze cinte da mura e da qualche capannuccia di fango dal tetto di paglia. Tutt’intorno il deserto. Bailov, la costruzione più imponente, era una katorga (prigione) infestata dai topi, dove i reclusi imputridivano tra i rifiuti. Piera Graffer, La Miliarda. LoGisma editore.
Proprio in quel momento passava un gregge di pecore. L’angoscia che avevo dentro si sciolse guardando quegli animali dal viso umano, che transitavano alzando e abbassando la testa come per dire sì ad ogni metro della vita, e visti in gruppo, di schiena, formavano una schiuma gialla. Ultimo veniva un agnello sciancato, distanziato di qualche metro. Lo guardai come se gli stesse succedendo qualcosa di triste. Il cane pastore tornò indietro, lo strinse delicatamente per la lana, senza fargli male, e lo trascinò avanti fino all’altezza del gruppo, depositandolo proprio di fronte a me. Ferdinando Camon, Un altare per la madre. Garzanti. 1978
Non abbiamo né cuore, né grazia salvifica, non un posto dove andare, non un motivo per restare. Mark Strand. FAZ.
Davanti al casermone color pidocchio, una folla: circonfusa d’una rete protettiva di biciclette. Donne, sporte, e sedani; qualche esercente di un negozio di là, col grembiule bianco; portinaie, domestiche, ragazzine delle portinaie che strillavano «a Peppì!»; maschietti col cerchio, un attendente saturo di arance, prese in una sua gran rete, con in cima i ciuffetti di due finocchi, e di pacchi; due o tre funzionari grossi, ché, in quell’ora matura, gli alti gradi avevano appena disciolto le vele: diretti, ciascuno, al suo ministero; e un dodici o un quindici fra perdigiorno e vagabondi vari, diretti in nessun luogo. Un portalettere in istato di estrema gravidanza, più curioso di tutti, dava, dalla sua borsa colma, in culo a tutti; che borbottavano mannaggia, e poi ancora mannaggia, mannaggia, uno dopo l’altro, man mano che la borsona perveniva ad urtarli nel didietro. Un monello, con serietà tiberina, disse: «Sto palazzo, drento c’è più oro che monnezza». Tutt’intorno, la fascia delle ruote delle biciclette pareva rendere impenetrabile quella polpa collettiva. Carlo Emilio Gadda, Quel pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti. 1957.
La più grande sciagura per un uomo è una lunga vita. Sofocle, Edipo a Colorno.
Come tutti i miei film anche «Fratello Sole, sorella Luna» sulla vita di San Francesco fu poco apprezzato dalla cosiddetta intellighentia di quegli anni. Non voglio rivangare certi orrori di un periodo in cui la falsa cultura marxista ha dettato le regole del parlare e dello scrivere, ho rimosso tutto e non ho più voglia di fare polemiche, ne ho fatte davvero tante. Franco Zeffirelli, regista. Il Foglio.
The secret of a good sermon is to have a good beginning and a good ending; and to have the two as close together as possible. George Burns.
Qui giace Mariastella Gelmini: la riforma della squola. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/4/2014