Flavio Alivernini, La Stampa 11/4/2014, 11 aprile 2014
LA CARNE RIVELATA DELLE MANI DI RODIN
Al museo della Stanford University una mostra in 3D tra scienza e arte analizza i lavori del maestro francese François-Auguste-René Rodin, dopo aver studiato a lungo l’opera di Michelangelo, ha influenzato la tecnica scultorea delle generazioni successive soprattutto perché riuscì a imprimere alle sue forme un incredibile effetto di vitalità e dinamismo.
Ma, forse, non avrebbe mai immaginato che le meravigliose mani modellate nei suoi bronzi potessero ricevere una diagnosi medica. Il Professor James Chang, con l’aiuto delle nuove tecnologie e dei suoi studenti di chirurgia della Stanford University di San Francisco, le ha svelate ed esposte in una mostra allestita al Cantor Arts Center di Palo Alto, museo che ospita una fra le più importanti collezioni al mondo di opere dello scultore.
Si è inaugurata qualche giorno fa «Inside Rodin’s Hands: Art, Technology, and Surgery», un’esposizione multidisciplinare in cui il rapporto tra arte e scienza contribuisce in maniera decisiva allo spettacolo ma anche alla formazione del pubblico.
Ruotando un iPad in un arco spaziale che comprende tre opere di Rodin, i visitatori potranno osservare, da angolazioni diverse, tutto quello che si trova «sotto la pelle» del bronzo – ossa, nervi e vasi sanguigni – grazie alla grafica generata al computer.
Alcune sculture saranno accompagnate da immagini fotografiche che testimonieranno la connessione scientifica tra le mani create da Rodin e certe patologie affrontate dalla chirurgia moderna: la malattia di Dupuytren, ad esempio, una fra le più comuni deformità della mano e quella di Charcot-Marie-Tooth, una sindrome ereditaria a carico del sistema nervoso.
«Tutto è nato per gioco» ha detto Chang. Pare, infatti, che quando operava come chirurgo per la Stanford Medical School abbia iniziato a catalogare nella sua mente le mani dei bronzi mentre rincorreva le figlie, piccole, che vagavano nel giardino-museo. Fino a rendersi successivamente conto che le mani che guardava presentavano similitudini con quelle dei suoi pazienti. L’entusiasmo per questa scoperta l’ha anche convinto a organizzare un originale corso di laurea: «Anatomia chirurgica della mano: da Rodin alla ricostruzione».
Flavio Alivernini, La Stampa 11/4/2014