Anna Zafesova, La Stampa 11/4/2014, 11 aprile 2014
REVIVAL DA GUERRA FREDDA ZITTITA “VOICE OF AMERICA”
La nuova guerra fredda continua, e sembra volere copiare la prima edizione fin nei minimi dettagli. Con Serghei Lavrov che usa un linguaggio che lo fa sembrare la reincarnazione di Gromyko, l’orologio di Mosca continua a girare a ritroso e in questo ritorno al futuro non poteva mancare un dettaglio essenziale: le «voci nemiche», come venivano chiamate le radio straniere in lingua russa.Da qualche giorno un russo non può più sintonizzare la sua radio su «The Voice of America»: l’emittente statunitense è stata bandita dalle frequenze. Alla formale lettera di rinnovo di contratto da Washington Dmitry Kiseliov, l’anchorman di punta della tv di Stato e capo di Russia Today, la holding statale di propaganda russa all’estero, ha risposto con un secco «non vogliamo continuare a collaborare».
Un segno dei tempi, mentre la Russia si sta chiudendo dal resto del mondo che considera ostile, ripristinando retoriche e regole dell’Urss. Negli Anni 70 circa 30 milioni di sovietici si attaccavano alle radioline per cercare di captare Voice of America, Bbc, Radio Liberty e Deutsche Welle, spesso quasi inascoltabili nell’assordante crepitio di interferenze emesse dalle «glushilke», gli «oscuratori» in funzione fino al 1991. Si ascoltavano di notte, di nascosto perfino dai familiari, chiusi in stanza da soli, rischiando di venire incriminati per «attività antisovietica» o, come minimo, di avere grossi guai sul lavoro o a scuola. The Voice of America, nata nel ’42 per contrastare la propaganda di Goebbels, ha cominciato a trasmettere in russo nel 1947, un anno dopo la Bbc che si attivò subito dopo che Churchill aveva coniato il termine di «cortina di ferro» nel suo storico discorso di Fulton.
Storie di altri tempi, e già negli anni 90 il Congresso Usa aveva cercato di chiudere i finanziamenti a Radio Liberty. I nemici si erano spostati altrove, e mentre The Voice of America ampliava le redazioni che trasmettevano in arabo e in persiano, quella russa si vedeva tagliare le ore di etere. Ma la Russia resta un Paese dal passato imprevedibile, e i disoccupati della guerra fredda vengono richiamati in servizio. Kiseliov – noto per aver proposto di bruciare i cuori dei gay e unico giornalista russo colpito dalle sanzioni Ue – chiama la radio americana «voce dall’aldilà, da un altro mondo che non esiste più», e la proibisce in quanto «spam noioso» (ma la sua Russia Today continua a trasmettere liberamente negli Usa).
Un gesto che perfino molti commentatori putiniani definiscono esagerato, soprattutto perché inutile: a differenza degli Anni 70, esiste Internet e Voice of America già da tempo trasmette quasi esclusivamente in Rete, mentre Radio Liberty già da due anni si può seguire solo sul sito. In attesa che venga bloccato per «estremismo» come è già successo a diversi media e blog russi, incluso quello del leader dell’opposizione Alexei Navalny (ma in Rete circolano utilissimi plugin per aggirare l’oscuramento). Putin denuncia la «quinta colonna di nazional-traditori» e diversi deputati propongono, come ai tempi sovietici, l’esilio forzato per i dissidenti. E sembra probabile che le redazioni russe delle «voci nemiche» tra un po’ accoglieranno di nuovo le voci più brillanti del giornalismo e della cultura di Mosca, che non troveranno lavoro altrove.
Anna Zafesova, La Stampa 11/4/2014