Michele Serra, L’Espresso 11/4/2014, 11 aprile 2014
ASSALTO A SAN MARCO ARMATI DI PROSECCO
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, basandosi sulle carte sequestrate ai secessionisti, quali dovrebbero essere i confini previsti per la Repubblica Veneta. Non è facile, perché le linee disegnate sulle mappe sono molto sinuose e irregolari, anche in corrispondenza della pianura, come se la mano che li ha tracciati fosse malferma. Le macchie di vino rosso non aiutano il lavoro dei cartografi della polizia scientifica.
ARMAMENTI Oltre al trattore da vigna trasformato in carrarmato, in grado di colpire con un getto di verderame bersagli distanti fino a cinquanta metri, è stato sequestrato anche un carrarmato trasformato in trattore da vigna, in grado di radere al suolo un intero filare in pochi secondi e dunque inutilizzato. Rinvenuto anche un imponente arsenale di bottiglie non molotov. Dieci mazzi di carte da ramino molto vecchie e unte sono state classificate, dopo una perizia, "armi batteriologiche". Gli artificieri stanno cercando di disinnescare due scaffali di micidiale spumante di Valdobbiadene a venti atmosfere, in tutto un centinaio di bottiglie pronte ad esplodere in qualunque momento e senza preavviso. Al vaglio della polizia scientifica e della Protezione Animali anche alcuni salami fatti in casa: pare che il maiale che li ha prodotti sia morto a causa del colesterolo troppo alto.
IL PARROCO Tra i secessionisti di una terra di così forti tradizioni cattoliche non poteva mancare il cappellano militare. È don Din, amatissimo parroco di Scansian, minuscola frazione della Val Rosina. Da molti anni dice la Messa in Veneto, con un rigoroso rispetto filologico della lingua, comprese le frequenti bestemmie. È stato richiamato più volte dal vescovo perché la sua riforma liturgica comprende anche la controversa Eucaristia Lunga: al momento dell’ostensione, don Din riempie il calice di vino fino all’orlo, lo beve per intero e ripete l’operazione per quindici, quante sono le stazioni della Via Crucis. Quando non riesce a finire la damigiana da solo, si fa aiutare dai fedeli. Le sue messe sono sempre affollatissime.
LUOGHI COMUNI Amareggiati per l’ondata di luoghi comuni sui veneti rispolverati in questi giorni dai media (specialmente la stucchevole diceria sul tasso alcolico troppo alto) i Serenissimi ancora a piede libero hanno indetto una conferenza stampa di chiarimento alle Cantine Sociali della Valsugana. Seguirà degustazione dei prodotti locali, a richiesta anche quelli solidi.
LA DIVISA Per distinguersi dalle camicie verdi, i miliziani veneti indosseranno camicie rosse, bianche o rosé a seconda della zona d’origine.
BOSSI E LA LEGA Il Senatur sembra molto rinfrancato, quasi ringiovanito dalla prospettiva di un nuovo Stato indipendente in Veneto, molto più vicino della scomoda Albania e della infida Tunisia. Ha già chiesto quanto costerà comperare una laurea a Padova o a Venezia per il figlio Renzo, quanto un posto barca sulla riviera del Brenta per il figlio Eridanio, quanto una licenza da gondoliere abusivo per il figlio Padulo. Ma è tutta la Lega, ridotta ai minimi termini in Piemonte e in Lombardia, a guardare al Veneto come alla Terra Promessa. Consiglieri comunali di Asti e attivisti di Sondrio, con le famiglie al seguito, si sono incamminati verso il Nord-Est per il classico viaggio della speranza. Ma devono fare presto, perché i Serenissimi prevedono filo spinato e una garitta ogni cento metri al loro confine occidentale, quello che li dividerà dall’Italia.
MIGRANTI I leghisti lombardi e piemontesi, per avere accesso alla Repubblica Veneta, chiederanno asilo politico. Ma si segnalano anche casi di millantata identità: basta limare l’ultima vocale del cognome sul passaporto per fingersi veneti, come ha fatto un leghista di Cuneo, Carlo Alberto Puntemesso, che ha cercato di farsi rilasciare un certificato di nascita dal Comune di Padova con le false generalità di Carlo Alberto Puntemess. È stato smascherato dall’impiegata e rispedito a Cuneo con il foglio di via.