S.Bel., Il Sole 24 Ore 11/4/2014, 11 aprile 2014
ARRIVA LA BENZINA MADE IN CHINA
Dopo gli Stati Uniti, anche la Cina in prospettiva potrebbe diventare un temibile concorrente per le raffinerie europee. Per la prima volta da gennaio 2010 – e soltanto per la terza volta in dieci anni – Pechino ha esportato più carburanti di quanti non ne abbia importati. Non si tratta ancora di grandi numeri, ma la tendenza secondo molti analisti è destinata a continuare, considerato l’eccesso di capacità di raffinazione che si profila nel Paese asiatico, dove si continuano a costruire impianti, a fronte di una domanda interna che per ora resta asfittica (si veda Il Sole 24 Ore del 14 marzo).
I dati ancora provvisori sulla bilancia commerciale in marzo indicano che l’export di prodotti raffinati (per ora non dettagliato per singoli prodotti) è stato di 650mila barili al giorno, in rialzo del 3,4% rispetto a un anno prima. L’import è invece crollato del 24,3% a 560mila bg, il minimo da agosto 2012.
Anche le importazioni di greggio stanno di nuovo rallentando, dopo il rimbalzo di inizio anno: in marzo sono state pari a 5,5 milioni di bg, in calo dell’8,8% rispetto al mese precedente. Gli acquisti dall’estero avevano superato 6 mbg per tre mesi consecutivi, da dicembre 2013 a febbraio 2014, ma l’anno scorso avevano dimostrato un’inusuale debolezza, legata presumibilmente al rallentamento dell’economia cinese.
Dopo anni di crescita a due cifre percentuali, i consumi petroliferi del gigante asiatico nel 2013 sono aumentati di appena l’1,6%, ossia di 150mila bg: il tasso più basso da almeno 22 anni. Non ci sono indicazioni di un miglioramento, su questo fronte, ed è molto probabile che sia questo il motivo per cui i carburanti «made in China» hanno cominciato a riversarsi sui mercati internazionali.
S.Bel., Il Sole 24 Ore 11/4/2014