Ivan Cimmarusti, Il Sole 24 Ore 11/4/2014, 11 aprile 2014
CASA A ROMA, TREMONTI PATTEGGIA E PAGA 40MILA EURO
Processo scansato per l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. L’inchiesta per finanziamento illecito, legata ai lavori di ristrutturazione gratuiti di una casa in via di Campo Marzio, a pochi passi dal Parlamento, si chiude con una pena pecuniaria di 30mila euro più una multa di 10mila.
Questa l’intesa raggiunta con la Procura della Repubblica di Roma e controfirmata dal Tribunale, che ha consentito al senatore di risolvere la grana penale, nata da una precedente inchiesta dei pm partenopei Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Il primo accordo prevedeva quattro mesi di reclusione, che però sono stati convertiti nella pena pecuniaria. Gli accertamenti investigativi partono nel 2011, quando la lente dei magistrati si concentra sugli appalti della Sogei, la società generale di informatica controllata dall’Economia. Uno dei vari filoni investigativi sulla cosiddetta P4, stralciati per competenza alla Procura di Roma e che riguardano proprio il ruolo dell’ex consigliere politico di Tremonti, l’allora parlamentare Marco Milanese. Stando ai successivi riscontri del pm capitolino, Paolo Ielo, è saltata fuori la figura di Angelo Proietti, imprenditore e titolare della società Edi Ars, con la quale ha svolto numerosi lavori per Sogei e anche su immobili del Vaticano. Per il magistrato, sarebbe stato proprio lui il contatto con Milanese, così da pagare con fondi propri, tra il 2008 e il 2009, i 60mila euro di lavori eseguiti nell’immobile di 200 metri quadrati nel cuore di Roma. Un sistema che avrebbe consentito all’imprenditore di mettersi in buona luce con Tremonti e consolidare il legame con Milanese. Fu lo stesso Proietti, d’altronde, a far luce sulla casa di via di Campo Marzio e a parlare dei lavori di ristrutturazione. Il contratto d’affitto fu sottoscritto nel 2009, ma pochi mesi dopo finì all’ex ministro, il quale ha sempre detto di essere stato ospite di Milanese, mentre questi ha riferito alla Giunta della Camera che doveva pronunciarsi sulla richiesta di arresto di cui era destinatario, che Tremonti gli aveva consegnato per ogni mensilità circa 4mila euro in nero e fino all’estate del 2011. «Lo riconosco, ho fatto una stupidata. E di questo mi rammarico e mi assumo tutte le responsabilità», ha detto Tremonti nel pieno della bufera giudiziaria che lo ha travolto e che ha segnato la sua carriera politica. «In quella casa - ha aggiunto - non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato». Un’ipotizzata attività di spionaggio che spinse la Procura di Roma ad aprire un’inchiesta, poi però archiviata per mancanza di elementi probatori.
Ivan Cimmarusti, Il Sole 24 Ore 11/4/2014