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 2014  aprile 11 Venerdì calendario

DIZIONARIO SEMISERIO FUORI E DENTRO IL SALONE DEL MOBILE


Milano
C’era una volta a Milano il Salone del Mobile, roba di 53 anni fa. Un Salone come ce ne sono tanti al mondo, ma che una decina d’anni fa ha avuto l’intuizione di uscire dai luoghi deputati della Fiera per coinvolgere altre zone della città. Uscire da se stessi (in controtendenza con la tradizionale autoreferenzialità della Moda) si è rivelato un modo per rinascere.
Visto che tutto è design (e tutto è marketing) per una settimana all’anno Milano recupera la voglia di socializzare delle altre 51. Forse è fame arretrata. Dall’anoressia alla bulimia, dal troppo al troppo poco, ma anche in questo senso, piaccia o no, la settimana del design ha intercettato lo spirito dei tempi. I Saloni ormai fanno troppo Aiazzone o “tinello maron” di Paolo Conte, invece, in una specie di Fuorisalone ci viviamo un po’ tutti. Ecco qualche voce per provare a farci i conti.
A come ALFANO
Angelino non c’entra niente col Salone, ma la sua faccia campeggia in tutta la città, su centinaia di manifesti pre-elettorali delle Europee. Tempistica infelice: avrebbe bisogno di un design del viso.
B come BAR BASSO
Questo locale storico ormai un po’ fané durante l’anno langue: i prezzi sono alti e i bicchieri sono ancora quelli degli Anni Settanta. Ma è uno dei grandi miracolati del Salone. Dalla mezzanotte (quest’anno gli eventi si concludono prima del solito) viene preso d’assalto grazie al passaparola in Rete e la folla internazionale si sparge in strada tra trans e autobus notturni. I vicini di casa invocano l’evacuazione.
C come CHEF
Sono l’anello di congiunzione tra cibo e design e sono gli sponsor ideali dell’ambiente domestico su cui, col boom del siamo tutti sommelier, si punta di più: la cucina. Li si trova praticamente ovunque. Si va dalla flotta di chiatte galleggianti sui Navigli per un percorso di acqua design e cibo al chiosco “Gourmet Mobile” in Piazza Affari, dove il masterchef Cracco dispensa a una creativissima ressa i suoi panini d’autore.
D come DISTRETTI
Non c’è più solo via Tortona e dintorni: ogni anno al fuori salone si aggiunge una nuova zona della città e siamo arrivati a dieci. Quest’anno debuttano le 5 Vie e le loro botteghe artigiane. Il centro storico, ridotto dopo la chiusura degli uffici come Lazzaro prima della chiamata di Gesù, prova a buttarsi nella mischia.
E come ELKANN (Lapo)
L’uomo che volle farsi design è stato a lungo atteso alla presentazione della nuova linea di occhiali del suo marchio Italia Independent, ma nessuno lo ha avvistato. Delle due l’una: o non è venuto o con quegli occhiali non si vede una mazza.
G come GIOVANI CREATIVI
Visto che comunque i giovani non trovano lavoro, tanto vale che si definiscano creativi, studino da creativi, si diano un’aria creativa. Nella metro spuntano cartelloni di un generico corso di studio per “giovani creativi”. Il testimonial ha la faccia da “sdraiato”, cappello da rapper, e lo sguardo di chi aspira al “reddito di cittadinanza”.
Kcome KAFKA
“La città di Milano, svegliandosi una mattina da sogni di gloria, si trovò trasformata nel suo letto in un enorme Fuorisalone luccicante”.
L come LESSICO FAMILIARE
Handmade, showcooking, lifestyle, bikesharing, vintage tour, designlab, finger food, infopoint, location, concept, contest... Nella design week Non è necessario sapere l italiano, e non aiuta nemmeno.
M come MANUALE DI CONVERSAZIONE
Che cosa dire per mettersi in evidenza a un affollato evento e non essere sommersi dal rumore di fondo della chiacchiera? Si può per esempio scegliere una frase molto snob e da introdotti: “Ma tesoro, il Salone mercoledì è finito, da giovedì in poi ci sono in giro solo gli sfigati... Il weekend non ne parliamo!”. Oppure si può buttare lì una battutaccia di quelle che girano in Rete sotto forma di vignetta digitale: “È iniziato il Salone del mobile e tutte le fighe di legno accorrono”.
P come PROVA GENERALE
“È la prova generale dell’Ex p o”: lo ripetono tutti, dovunque. Qualcuno lo ha anche messo in pratica. Come gli hotel che hanno triplicato i prezzi delle camere. O come gli studenti più creativi che hanno subaffittato la loro casa e per una settimana se ne sono tornati a vivere dai genitori. A proposito di prova generale, il tassista Charlie 35, allarmato dalle comitive alcoliche che deve riportare in albergo di notte, ha detto: “Se l’Expo sarà un fuori-salone allungato a sei mesi, Milano diventerà la capitale del coma etilico”.
Q come QUARTIERE OPERAIO UMANITARIO
Nel baillamme di eventi fuffa, brilla quello, invece positivo, nelle case popolari di via Solari 40.
Gli studenti del Politecnico hanno progettato un bel recupero dei monolocali sotto i 25 metri quadri che per un’assurda legge regionale non possono essere allocati, ma devono restare vuoti nonostante la crisi e la fame di alloggi.
R come RUSSKI DOM
Nella cornice barocca di Palazzo Visconti, sono esposte una serie di aziende italiane che hanno come target nuovi ricchi russi. Il posto ideale per comprare un lettone di Putin. Qui i giornalisti scrocconi si addensano perché non ci sono miniporzioni da canarini, ma non tutti possono entrare: “Siete del Fatto Quotidiano? Non va bene”.
S come SOLE
È il primo anno a memoria di creativo, da quando c’è il Salone, che non piove, anzi c’è un sole che spacca le pietre. Almeno dal punto di vista atmosferico la Primavera di Milano è assicurata.
T come TEMPORARY
Parola magica che fa fichissimo, quasi come edizione limitata. Tutto può essere temporary, lo show room, il negozio, la semplice vetrina e addirittura il Temporary Museum del Design. La crisi no, quella è permanente.
Z come ZONZO
In crescita tendenziale il numero di quelli che fanno a meno di piantine, programmi, depliant e supplementi patinati sugli eventi da non perdere. Invece se ne vanno a spasso a ruota libera, stile ’ndo cojo cojo, e si trovano benissimo: “Dove sono stata... boh? Chi si ricorda! Uno entra, beve, si mangia un panino e se ne va, mica sta lì a guardare...”.

Antonio Armano e Nanni Delbecchi, Il Fatto Quotidiano 11/4/2014