Fabio Poletti, La Stampa 11/4/2013, 11 aprile 2013
YARA, IL DNA SVELA IL KILLER MA L’ASSASSINO NON HA NOME
Si sa chi è ma non se ne conosce il nome. Si sa che ha cinquant’anni, che è cresciuto dalle parti di Gorno nella Val del Riso in provincia di Bergamo e che il 26 novembre di tre anni fa più o meno alle sei di sera era a Brembate di Sopra, a cinquanta chilometri di distanza, dalle parti della palestra frequentata da ragazzine che avevano in testa solo la ginnastica ritmica. Anche di suo padre si sa tutto, si chiamava Giuseppe Guarinoni, faceva l’autista di pullman e sono oramai quattordici anni che è morto di un brutto male quando aveva 61 anni. A guardare bene il profilo genetico di Ignoto 1, come viene chiamato, si potrebbe pure ipotizzare con una certa precisione di quali malattie più o meno gravi abbia sofferto in passato e di cosa potrebbe morire. Ma il nome no, non si sa ancora il nome dell’uomo che al 99,99999987 per 100 ha ucciso Yara Gambirasio che aveva 13 anni, l’apparecchio ai denti, la borsa con la tuta madida di sudore dopo l’allenamento e un telefonino che si è spento per sempre alle 17 e 43, quando faceva già buio da un pezzo, sul buio di questa brutta storia ancora senza un finale.
Gli investigatori che hanno analizzato il dna di 18mila persone in un raggio di cento chilometri attorno a Brembate di Sopra hanno trovato niente e sono lì in un vicolo cieco. Il medico legale Cristina Cattaneo nel suo laboratorio in piazza Gorini a Milano ha lavorato su una sola goccia di sangue caduta sui leggins della bambina, mentre l’uomo che lavorava con un coltellino per tagliarle gli slip si feriva a un dito, e ha trovato la prova provata che mette in relazione al di là di ogni possibile dubbio Ignoto 1 con l’autista di Gorno. La firma del dna è assolutamente identica tra quella unica goccia di sangue e il campione prelevato dal femore del cadavere riesumato di Giuseppe Guerinoni. Padre di tre figli legittimi, due maschi e una femmina che c’entrano niente. E di un figlio illegittimo avuto da chissà chi su per questa valle che si ferma in un paesino di nemmeno duemila abitanti, dove nessuno sa niente di niente se non qualche pettegolezzo assai impreciso.
Alla fine quella goccia di sangue che è la firma dell’assassino è l’unico punto fermo di questa storia che per ora non porta da nessuna parte. Ma è ossigeno per Fulvio e Maura Gambirasio che da tre anni in silenzio pregano gli investigatori e chi sa qualcosa, perchè si trovi chi ha ucciso la loro piccola «farfalla» caricandola su un’auto a neanche cento metri da casa per lasciarne poi il corpo in un campo di Chignolo d’Isola, a dieci chilometri di distanza, dove l’avrebbero ritrovata esattamente tre mesi dopo il 26 febbraio 2011.
«Noi viviamo nella speranza di sapere chi ha ucciso nostra figlia. E nel timore che fino a che non verrà preso possa uccidere ancora», ripetono da sempre i due genitori di Yara, ogni domenica a messa nella chiesa di Santa Maria Assunta ad accendere un cero perchè sia fatta finalmente un po’ di luce.
Perchè per ora quella firma genetica è risolutiva di niente se non si trova la donna che ha avuto un figlio illegittimo con l’autista di Gorno e soprattutto se non si trova questo cinquantenne a cui cavargli prima una goccia di sangue e poi una confessione. Sembra impossibile che a Gorno, che oggi fa neanche duemila abitanti, nessuno sappia. Ma in questo paesino di un territorio assai cattolico e poco avvezzo ai clamori di certe cose non si è mai parlato. Un ex collega di Giuseppe Guerinoni ha ammesso di avere ricevuto confidenze dal suo amico: «Mi disse di avere un figlio illegittimo, nato da una relazione con una donna molto più giovane ma non mi disse chi». Figli della colpa, li chiamano da queste parti, dove la vita si svolge tutta tra casa e chiesa. E dove un pool di investigatori fruga da anni alla ricerca di un cinquantenne come tanti, assassino come pochi, con sulle spalle almeno un omicidio e nessuno sa niente di lui. Ma quella goccia di sangue, per chi si ostina con queste indagini, vale come un mare di ottimismo: «Lo prendiamo, di sicuro lo prendiamo prima o poi».