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 2013  aprile 11 Giovedì calendario

SAMANTHA CRISTOFORETTI

«Decidere di fare l’astronauta non è come decidere di fare l’avvocato o l’architetto. Si devono verificare una serie di condizioni e ci vuole anche una buona dose di fortuna». E lei, Samantha Cristoforetti, ci è riuscita. Nel maggio del 2009 è stata la prima donna italiana selezionata dall’Agenzia spaziale europea, come astronauta appunto. «Ma quello è solo il primo passo, il vero sogno da realizzare è quello di andare nello spazio». Classe 1977, Samantha Cristoforetti è riuscita a centrare anche questo obiettivo e il prossimo 24 novembre partirà per la Stazione spaziale internazionale. Il primato si conferma: è, sarà, la prima donna italiana a varcare i confini del pianeta terra. «Sono cresciuta in montagna, con poco inquinamento luminoso e mi affascinava moltissimo guardare le stelle. Credo che tutto sia partito da lì», racconta. Ed è uno dei pochi particolari che svela della sua vita personale. Forse l’unico.

Tutto il mondo
L’ingegnere e capitano dell’Aeronautica militare italiana Cristoforetti è una donna molto determinata e focalizzata sui suoi obiettivi. Non è sposata e non ha figli. Parla correntemente quattro lingue (inglese, francese, tedesco e russo), oltre all’italiano, e quando tornerà dalla missione, intorno al mese di maggio, vuole «imparare in modo definitivo anche il cinese». Ha vissuto in tutto il mondo, con il percorso di studi che l’ha portata a Monaco di Baviera, in Francia e in Russia e l’addestramento da pilota che le ha fatto scoprire gli Stati Uniti, e ha dell’Italia una bellissima percezione e considerazione. «Ho ricevuto un’ottima formazione scolastica. Ho avuto la possibilità di fare l’accademia militare e adesso, grazie all’Agenzia spaziale italiana che ha rapporti diretti con la Nasa e con l’Agenzia spaziale europea, di andare nello spazio».

Nessun piano B
Un percorso lungo, iniziato con la laurea in ingegneria aerospaziale: «In realtà non c’è mai stato un piano B. Quando si è giovani bisogna mettersi alla prova e prendere sempre la strada più difficile. Ci sono un sacco di reti di protezione, è il momento giusto». Lei lo ha fatto con il famoso concorso all’Esa per diventare astronauta. «Se non mi avessero preso o avessero scelto qualcun altro avrei continuato la carriera di pilota militare». La giusta dose di fortuna. O meglio, la fortuna (e la competenza necessaria) di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Adesso inizia la parte divertente perché il sogno, e siamo già al terzo in via di realizzazione, è quello di «condividere questa esperienza, comunicarla, rendere le persone partecipi. Come dice qualcuno, pulire la finestra e permettere loro di vedere oltre». Cristoforetti lo farà, come prima di lei gli italiani Paolo Nespoli e Luca Parmitano, con la connessione a Internet disponibile sulla stazione. «È un po’ lenta ma ci permette di fare qualsiasi cosa, anche telefonare con voip (solo audio verso numeri di telefoni mobili o fissi). Basta organizzarci con dei turni, come se fossimo in campeggio». Un campeggio di lusso, più che altro, perché sulla stazione c’è tutto: tablet per guardare film o ascoltare la musica, libri in formato elettronico e persino un piccolo dimostratore per la stampa a tre dimensioni. «È destinata a rivoluzionare la logistica. Invece di portare pezzi di ricambio che non serviranno ci si potrà limitare ai materiali con cui stampare i componenti in caso di bisogno».

Libri di carta
Sa quello che dice e parla con passione di tecnologia e affini, anche se per la lettura preferirà affidarsi alla carta. «Non credo proprio che mi metterò a leggere l’ultimo best seller, per quello ci sarà tempo quando torno. Sto pensando di portare dei libricini con una serie di scritti significativi per me sull’esplorazione dello spazio e sulla meraviglia davanti al cielo». Di suo, di personale, nient’altro. «Sono poco attaccata agli oggetti, porterò quelli di altre persone perché possano dire che questa catenina e quell’anello sono stati nello spazio». All’abbigliamento c’è chi ci penserà per lei, che invece tiene molto all’aspetto dell’alimentazione. «Lo spazio è un ambiente stressogeno, può creare squilibri a livello fisiologico. Io cercherò di far passare l’importanza del cibo non solo come fonte di energia ma come prima medicina. Quello che ingeriamo è fondamentale per farci stare bene, farci performare al massimo e garantirci un futuro in salute». Nello spazio non basta una buona dieta mediterranea, bisogna assicurarsi che gli alimenti mantengano una corretta consistenza, anche una buona appetibilità e che vengano applicate corrette tecniche di conservazione e imballaggio. Un mix di cucina e tecnologia. Cristoforetti si è affidata a una ditta italiana, la Argotec, e allo chef Stefano Polato.

Olio e sgombri
Nella sua dispensa personale ci saranno «molti cereali integrali, che garantiscono una fonte di energia senza creare picchi di glicemia. La quinoa, lo sgombro. Il pesce azzurro serve come fonte di omega 3. E poi frutta, olio d’oliva». Osservare le reazioni del corpo in una condizione di microgravità è utile per la comunità scientifica perché si verificano una serie di processi analoghi a quelli sulla terra ferma, in tempi diversi ovviamente: «Si dice spesso che il corpo dell’astronauta nello spazio è il modello di invecchiamento con una serie di effetti che accadono in maniera accelerata». Perdita di massa muscolare e ossea, ad esempio. Il cibo è a maggior ragione importante. Anche quando si parla di attività sportive Cristoforetti svela una particolare attenzione a corpo e spirito: «Mi piace camminare, fare hiking (escursionismo, nda) e yoga».

Il film «vero»
La passeggiata che tutti si aspettano è quella fuori dalla base spaziale: un po’ perché l’abbiamo vista fare a Parmitano, un po’ perché il successo cinematografico Gravity l’ha resa una pratica un po’ più familiare anche agli occhi del grande pubblico. «Sì, ho visto il film, mi hanno colpito bellezza estetica, effetti visivi e musica. Quello che succede però non è molto realistico». A partire, spiega, dal volo che separa George Clooney da Sandra Bullock in pochi secondi dopo la drammatica apertura del moschettone che li teneva uniti: «In realtà avrebbe solo continuato a fluttuare lì vicino». Al momento per Cristoforetti non è previsto alcun intervento fuori dalla stazione: «Ci stiamo comunque addestrando tutti (saranno in 6, nda) per questo. Se dovesse essere necessario è fondamentale che ogni astronauta sia preparato a uscire. Chiaramente mi piacerebbe che accadesse». Non c’è un briciolo di tensione o paura nella sua voce, né pensando all’eventuale momento a contatto con il nulla né alla missione. «Non lo so, forse mi entusiasma talmente tanto, ho così voglia di partire che a livello psicologico è impossibile avere anche preoccupazioni di qualsiasi genere».