Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 05 Sabato calendario

LA GRANDE BELLEZZA DEL TENNIS (O IL GRANDE BLUFF?)


[Camila Giorgi]

Bluff o fenomeno? Camila Giorgi, 22 anni, è la più chiara dimostrazione di come sia sottile, nel mondo del tennis, la linea che separa il trionfo dalla tragedia, per dirla con Kipling. Con Schiavone, Pennetta e Vinci oltre i trent’anni e con la Errani che fatica a confermarsi ad altissimi livelli, Camila rappresenta per il tennis italiano l’ancora a cui aggrapparsi, visto che tra le nostre juniores è difficile individuare una potenziale top 10, traguardo cui ci hanno piacevolmente abituato le azzurre.
Le premesse ci sono tutte: un potenziale tecnico-atletico come quello della Giorgi, in Italia non si è mai visto. In molti hanno azzardato un paragone con Andre Agassi, per la rapidità dei piedi e la capacità di colpire in anticipo. Resta tuttavia da scoprire perché un tale fenomeno ristagni ancora lontano dalle posizioni di vertice. Per capirlo, bisogna conoscere la genesi di questa (possibile) fuoriclasse. È nata a Macerata, quartogenita di mamma Claudia (insegnante d’arte) e di papa Sergio, argentino di Buenos Aires ed ex militare che ha combattuto la guerra delle Falkland. Camila ha dovuto prima sopportare la perdita prematura di una sorella, quindi si è avvinghiata alla passione dei due fratelli, che si allenavano sotto le cure di un ottimo maestro, Giovanni Torresi. Aveva 5 anni ed era una promettente ginnasta ma Torresi, che si è dimostrato ottimo talent scout, ha subito convinto il padre a farle abbandonare la trave e il corpo libero per dedicarsi esclusivamente al tennis, tanto era evidente la sua predisposizione. Fin dal principio, gli allenamenti non sono stati tra i più teneri, come spesso accade con i grandi campioni: «Copiavo i metodi dei suoi maestri di ginnastica ucraini», ha raccontato Sergio. «Lei piangeva ma resisteva. Già a tre anni e mezzo, quando i suoi compagni cadevano e dovevano abbandonare l’esercizio, lei restava attaccata all’attrezzo».
Appurato che il talento poteva produrre una giocatrice importante, è cominciata la vita da globetrotter. Nel circuito le voci corrono rapide se il talento è così sorprendente, al punto che Camila è finita alle porte di Parigi dove Patrick Mouratoglou, attuale coach e fidanzato di Serena Williams, ha piazzato la sua accademia. Non ha funzionato («In realtà era soltanto marketing, niente di serio», ha detto Sergio Giorgi in una vecchia intervista con Espn. «Quasi tutti i posti dove siamo stati in Europa volevano solo farla firmare per qualche agente»). Abbandonata la Francia, ha provato l’avventura americana, con risultati ancor più preoccupanti. Quindi, dopo aver addirittura vagliato la proposta della federazione israeliana che ha cercato di acquistarne i servizi, dallo scorso inverno ha finalmente deciso di affidarsi alle strutture del centro tecnico di Tirrenia.
Ma, in qualunque lido sia approdata Camila, la figura dominante della sua vita resta sempre e solo quella di papà Sergio. Senza arrivare agli estremi di certi padri-padroni che hanno rovinato la carriera e l’esistenza delle giovani figlie (pensiamo a Damir Dokic o Jim Pierce), è indubbio che Sergio influenzi in maniera totalizzante Camila. E, se è certo che ha saputo plasmare il talento della figlia, sono in molti a sostenere che la via verso il successo passi attraverso un graduale avvicendamento del padre, sulle faccende tecniche, come già accaduto a Maria Sharapova, per citare il caso più clamoroso. Perché se il potenziale tecnico è straordinario (non piuttosto buono, straordinario), lo sono anche i limiti tattici. “Il tennis è una guerra senza sparatorie” dice un vecchio adagio, per sottolineare come una corretta strategia abbia ugual valore di un diritto che lascia spesso le avversarie a tre metri dalla palla, come accade solo con Serena Williams. Non è un caso che gli highlight premino quasi sempre Camila, il punteggio meno. La sua carriera è come le montagne russe: a Dubai batte una buona giocatrice come la Petkovic poi perde con la Pliskova; a Indian Wells domina la Sharapova, poi fa tre game con la Pennetta e la settimana successiva cede al primo turno delle qualificazioni di Miami contro una carneade come Zarina Diyas.
CON I DEBITI SONO GUAI
E non solo. Papà Sergio pare non riuscire a tenerla lontana dai guai nemmeno fuori dal campo. Jon Wertheim, uno dei più apprezzati giornalisti sportivi americani e columnist di Sports Illustrated, ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo nel quale i Giorgi sono descritti come fossero i Bonnie & Clyde del circuito mondiale. Una lunga serie di creditori si sono fatti avanti, accusando Sergio e Camila di aver chiesto dei prestiti per ovviare alle loro difficoltà economiche, salvo poi dimenticarsi di rimborsarli, nonostante Camila abbia fin qui guadagnato oltre 770.000 dollari in soli montepremi. Dominic Owen, un professionista che insegna presso l’Harbour Island Athletic Club & Spa a Tampa, è l’unico che pare dotato di regolare accordo scritto, visto che ha intentato una causa presso il tribunale di Hillsborough, in Florida. Il giudice Jennifer X. Gabbard si è pronunciato in favore di Owen e ha condannato i Giorgi al pagamento di 22.443,70 dollari. Camila, su suggerimento dell’ufficio stampa della Wta, ha sempre evitato di rispondere a domande su questo argomento; papà Sergio è invece poco convincente nelle sue spiegazioni («Il mondo del tennis è pieno di squali. Dove sono le prove? Di cosa stanno parlando? A quanto ammonterebbe il nostro debito? 10.000 dollari, o forse 30.000? O il biglietto dell’autobus?»). Ma senza voler giudicare tali comportamenti (ci ha già pensato il giudice Gabbard), è chiaro che si tratta di una situazione fastidiosa, che potrebbe condizionare le prestazioni di Camila. Sarà un caso che, da quando i media americani hanno cominciato a pressarla sulla questione, ha incassato due brutte sconfitte, quando invece la vittoria a Indian Wells contro la Sharapova sembrava averla lanciata verso traguardi importanti? Resta peraltro curioso come una famiglia che lamenta una viva mancanza di sostegno economico, rinunci a qualsiasi sponsor la avvicini.
BELLEZZA CHE BUCA
Camila infatti buca lo schermo non solo per i suoi colpi, ma anche per un’avvenenza che non lascia indifferenti. Né i tifosi, né i maggiori brand che vorrebbero accaparrarsene i diritti di immagine. Niente da fare: lei continua a vestire i completi disegnati dalla madre (benché, anche in questo caso, una stilista americana abbia dichiarato che sono copie di modelli da lei disegnati), che mettono in evidenza la sua Grande Bellezza ma che non portano denari. Motivo della scelta? Mistero. Anche perché è difficile tirarle fuori qualche pensiero, quelle poche volte che si è concessa ai microfoni.
Però è indubbio che Camila abbia le stimmate della fuoriclasse. Si esalta nei grandi palcoscenici e non ha mai mostrato paura di vincere i match che contano, qualità che spesso distingue una campionessa da una buona giocatrice. Il problema resta la totale incostanza delle sue prestazioni. Fosse una ciclista, sarebbe perfetta per le grandi classiche, meno per il Tour de France. Però l’impressione è che cominci a essere consapevole di questa situazione e stia provando a porvi rimedio: a Indian Wells si sono visti dei progressi, con qualche pensiero tattico, se non proprio strategico, dietro quel ping-pong-tennis che è in grado di esprimere e che ha affascinato anche la Sharapova: «Tira molto forte e riesce a mantenere un ritmo altissimo. Può diventare un’ottima giocatrice». Detto da chi non fa mai troppi complimenti alle avversarie (soprattutto a quelle che l’hanno appena battuta), è un attestato di stima notevole. L’aspetto principale nell’evoluzione di Camila potrebbe essere l’approdo alla corte della Federazione italiana. Abituata agli allenamenti self made, poter usufruire costantemente di preparatori atletici e fisioterapisti è un passo avanti essenziale per prevenire i tanti infortuni che ne hanno già rallentato la crescita. Così come la vicinanza di altri tecnici potrà servire a lei, ma soprattutto a papà Sergio, per evolversi dal punto di vista tattico. Ma quindi, Camila Giorgi sarà un bluff o un fenomeno? Per adesso l’enigma è degno di Cassandra, sperando che non finisca male.