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 2014  aprile 10 Giovedì calendario

«INTER, VOGLIO RESTARE E FARE TANTI GOL ANCHE CON LE ORECCHIE

[Intervista a Mauro Icardi] –

La prima risposta riconduce alla sua stella polare. Domanda: smartphone o pallone? «Naturalmente pallone, tutta la vita». Maurito Icardi te lo dice con un sorriso che si apre radioso quanto la giornata di sole ad Appiano Gentile.
Le braccia sono impiastricciate da mille tatuaggi, frasi, parole, come non gli bastasse l’uso della parola che gli ha regalato madre natura. Parla di pallone come un ragazzo che sente la forza dei suoi anni ed anche dei suoi piedi. Parla con l’animo del cacciatore che si conquista prede: non a caso gli hobby sono caccia e pesca subacquea che ben si sposano con la caccia al gol. Poi c’è altra caccia, che non gli va assolutamente male. Qualcuno dice Wanda Nara, che altri vorrebbero fosse Wanda nada, ripensando ad antiche storie di pallone, ad usanze e credenze del villaggio. Ma poi basta un gol e San Siro esplode.
Mauro, che effetto fa il Meazza dopo un gol bello come l’ultimo?
«Ho visto la gente in piedi, urlare. Mi esalta l’urlo dello speaker che dice il tuo nome. Bello».
C’è già una classifica delle reti più belle?
«Direi più emozionanti: quella segnata alla Juve, prima nell’Inter».
Emozione tornare domenica a Genova, casa Samp?
«Ripenso a tre anni fa quando ho iniziato, a poco a poco, a trovare posto nel calcio dei grandi. Un passo in più per l’obiettivo che mi ero posto: giocare in serie A».
Ed ora come trova la serie A?
«L’inizio è stato difficile: non avevo i tempi dei giocatori che la frequentano da tanti anni. Mi sono abituato velocemente».
Più difficile segnare gol o allenarsi duramente?
«I gol sono sempre difficili: devi trovare il momento giusto per buttarla dentro».
Preferisce gol di forza o fantasia?
«Cos’è la forza? Se ti arriva la palla e segni con le orecchie va bene. Basta che entri».
Quante reti negli obbiettivi?
«No, guardi: sono uno che, se capita, segno, sennò cedo palla al compagno. Non sono egoista. Non devo realizzare per forza. I conti alla fine».
Nel modo di essere attaccante c’è una certa somiglianza con Bobo Vieri...
«Me lo ha detto tanta gente. Conosco Vieri per i gol, ne ho visto qualcuno. Ma non ho visto filmati delle sue partite».
Guardi il caso, all’Inter ci sono stati almeno tre grandi attaccanti forti nel gol e con qualche problema extra campo quando si parlava di donne: Valentin Angelillo che, fra l’altro, firmò 33 reti, un record ancora imbattuto, Vieri e Ronaldo. É un buon auspicio?
«Io non ho problemi, non so se la gente si faccia un problema. Però se segno 33 reti in un anno, grazie: il confronto porta bene».
Domenica contro la Samp teme l’addestramento duro di Mihajlovic ai suoi uomini o qualche calcione di Maxi?
«Non conosco il tecnico, mi dicono fosse tosto: quindi la Samp avrà grinta e voglia di vincere. Non giocherei a calcio se avessi paura di prendere calci: farei altro. Qualche calcio lo prenderò».
Maxi Lopez si è lamentato per la pubblicazione, sui social, delle foto dei bambini minorenni....
«Ma se i bambini sono a casa con me e Wanda mi sembra una cosa normale. Noi mettiamo tutto sui social, tutto quanto facciamo. Ognuno chiede quel che vuole e va bene. Però mi sembra strano: proprio lui, dall’ospedale, ha postato la foto del figlio appena uscito dalla pancia di Wanda. E ora chiede a noi di non fare quello che ha già fatto?».
Ai tifosi, in genere, sembra che lei esageri con i social...
«Ma lo fanno tutti, siamo nel 2014. Noi siamo più esposti: io sono un calciatore e Wanda una donna conosciuta. La gente ti guarda un po’ di più. Ma non sono solo i giovani ad andare sui social. Anche l’Inter, per esempio, mette le foto dell’allenamento».
Torniamo al calcio: l’Inter riesce a segnare più gol in trasferta che in casa. Dov’è il problema?
«Non capisco. In casa abbiamo la gente dalla nostra parte. Fuori ci fischiano, è tutto più difficile».
Sbagliate più tiri in porta o più nel difendervi?
«Nessuno vuol calciare male o prendere il palo. Ci mettiamo tutto l’impegno. Invece in difesa dobbiamo essere più attenti: dal portiere al primo attaccante, che deve essere il primo difensore quando inizia l’azione. Serve più concentrazione».
Fate più fatica voi a recepire gli insegnamenti di Mazzarri o lui a farveli capire?
«Abbiamo provato a fare quello che ci chiede, ci abbiamo provato nel miglior modo. Lui vuole un calcio sugli esterni, terzini che vanno in avanti... Noi ci proviamo. Poi, certo, se troviamo squadre che si mettono in undici dietro, manca lo spazio per passare o giocare palla facile».
Dura giocare in Italia?
«Dovunque c’è un calcio diverso. In Spagna giochi palla, qui è gioco più fisico, tattico, più calci. In Inghilterra corri di più. Mi piace l’Italia. E devo continuare a migliorare qui».
L’idea di partire a fine stagione? Si parla di Atletico Madrid....
«Vedo che circolano notizie, le leggo sul telefono, non guardo nemmeno i giornali per quelle cose. Se l’Inter mi manda via, io vado. Ma io voglio rimanere, sto benone e ora penso alle sei partite che serve vincere per andare in Europa League. Qui, in futuro, vorrei vincere la Champions ».
Fuori d’Europa sarebbe grave?
«Sarebbe triste, ci puntiamo tutti. Per ogni calciatore giocare in Europa è bello. Però, nonostante i risultati, siamo lì: non ci siamo allontanati troppo dalla zona Europa».
Guardi al futuro: dove vuole arrivare?
«Nessuno ha un punto massimo. Messi ha vinto 4 palloni d’oro, magari può vincerne altri 5. Nell’Inter vorrei lasciare un segno: fare tanti gol ed essere ricordato come la gente del triplete, che è stata grande. Poi in nazionale vorrei vincere il mondiale».
Per il Brasile è in ritardo...
«No, dico i prossimi: magari i prossimi due- tre. Sono giovane. Stare fermo 5 mesi, in un anno così importante, ti esclude. Ho lottato con la pubalgia, all’inizio della stagione è stata dura. Anche adesso non sto ancora bene».
Se uno, a lei argentino, dice Maradona o Messi?
«Sono giovane e dico Messi: è quello che vedo nel presente».
Il suo idolo era Batistuta...
«Esatto. Gli somiglio come punta d’area. Era incredibile come calciava e con la testa. Mi piacerebbe ripercorrere la sua carriera. Sarà difficile, ma proviamo».