Francesco De Dominicis, Libero 10/04/2014, 10 aprile 2014
DE BENEDETTI VA A PIANGERE DA RENZI
Il primo a gridare allo scandalo è Maurizio Gasparri. Il senatore di Forza Italia non usa mezzi termini e definisce una «vergogna» l’incontro di ieri pomeriggio, a palazzo Chigi, tra il patron del gruppo l’Espresso, Carlo De Benedetti, e il premier Matteo Renzi. Un faccia a faccia che, sospetta Gasparri, potrebbe aver riguardato la valanga di nomine che il governo si appresta a deliberare. E De Benedetti, secondo il vicepresidente di palazzo Madama, sarebbe andato dal primo ministro a «dare ordini».
La riunione era top secret, ovviamente. Ragion per cui non è possibile ricostruire con dovizia di particolari la conversazione tra l’ex sindaco di Firenze e un pezzo da novanta dell’economia italiana. Più di qualcuno, ieri, ricordava che l’esponente Pd, Fabrizio Barca, in un noto scherzo telefonico della Zanzara di Giuseppe Cruciani, parlò proprio di De Bendetti come uno dei principali sponsor di Renzi al punto da essere indicato come «protagonista» delle trattative per la scelta dei ministri dell’esecutivo.
C’è poi un’altra questione, che si chiama Sorgenia. L’azienda elettrica controllata dalla holding Cir, la cassaforte della famiglia De Benedetti, è in vera e propria emergenza. Da mesi è in corso una complessa trattativa con le principali banche italiane, esposte con il gruppo energetico per quasi 2 miliardi di euro. Mentre l’ingegnere lasciava palazzo Chigi, una nota ufficiale della holding di famiglia comunicava lo slittamento del consiglio di amministrazione di due settimane con l’obiettivo di «tenere conto degli eventuali progressi dei negoziati in corso tra la controllata Sorgenia e le banche creditrici sulla ristrutturazione del debito». Una coincidenza? Probabile. Del resto, De Benedetti tiene sempre a sottolineare che ha ceduto ai figli gli affari di famiglia. Impossibile, perciò, che sia andato a piangere miseria con Renzi col piattino in mano. A quale titolo chiederebbe aiuto?
Ma non è tutto. Anche la questione nomine pubbliche si intreccia con gli interessi della Cir. Molti indizi, infatti, indicano che l’amministratore delegato della holding dei De Benedetti sia in procinto di passare alle Poste con gli stessi «galloni», con l’attuale ad, Massimo Sarmi, promosso presidente. Anche un altro manager della galassia dell’Ingegnere è in corsa per un’azienda pubblica: l’ad di Sorgenia Andrea Mangoni potrebbe infatti traslocare all’Enel.
La decisione sui vertici dei gioielli di Stato dovrebbe arrivare a stretto giro. Già domani, infatti, il governo potrebbe sciogliere la riserva. Anche se l’annuncio ufficiale, secondo indiscrezioni, potrebbe arrivare lunedì mattina presto, a borse chiuse. Frattanto, il totonomine impazza e non solo per la spa postale o l’Enel. I giochi sono aperti e la tabella di marcia potrebbe subire variazioni in corsa. Il comitato nomine del Tesoro che deve vagliare l’eleggibilità dei candidati dovrebbe riunirsi ancora proprio lunedì. Un appuntamento che autorizza a pensare come non tutte le decisioni vengano prese entro questo fine settimana. Renzi non è ancora sicuro di tutte le proposte raccolte finora e vorrebbe ragionare «al netto» delle pressioni esercitate sull’esecutivo. Alla luce di quanto accaduto martedì al Senato con la relazione della commissione Industria proposta dal presidente Massimo Mucchetti (Partito democratico) e avallata dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando il rinnovamento totale dei vertici delle quattro quotate (Eni, Enel, Finmeccanica e Terna) appare sempre più probabile. I bookmaker danno in ribasso le quotazioni per Paolo Scaroni (Eni) e Fulvio Conti (Enel) che aspiravano a mantenere un piede in azienda pur accettando di lasciare la guida operativa per accomodarsi sulla poltrona di presidente. Carica che l’ex Capo della Polizia ed ex sottosegretario, Gianni De Gennaro, non dovrebbe faticare a mantenere in Finmeccanica. Alla presidenza di Terna, invece, viene dato in pole position Francesco Starace (Egp).