Luigi Offeddu, Corriere della Sera 10/04/2014, 10 aprile 2014
DALL’EMILIA ALLA SICILIA CHI NON SPENDE I FONDI UE
Dice giustamente Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che l’Italia rischia di «perdere oltre 5 miliardi di euro di fondi europei», dato il «gravissimo ritardo» nel loro uso. E aggiunge: «Abbiamo bisogno di capire se e dove le risorse si sono bloccate». Per «capire», basta consultare i siti Web delle istituzioni europee, dove sprechi e ritardi sono elencati in bell’ordine, Paese per Paese: niente è segreto e tutto è pubblico da molti anni. Per esempio, rapporto ufficiale della Commissione europea datato 18 aprile 2013: «l’assorbimento dei fondi è più elevato in Austria, Belgio, Germania, ecc.», mentre «i tassi di spesa sono specialmente bassi in Bulgaria, Ungheria, Italia, ecc… In questi Paesi c’è un rischio crescente che, non mobilitando i fondi Ue disponibili, una parte significativa di questi vada persa e gli obiettivi non vengano raggiunti…».
Nel 2012, nel 2011, e prima ancora, gli allarmi erano gli stessi. Appello della Commissione europea, del 27 giugno 2008: «Il tempo si sta esaurendo per i fondi non spesi…». Ci furono anche gli anni dell’oro. Come il 2004, anno in cui misteriosamente solo l’1% di tutti i fondi rimase non speso in tutta la Ue, e l’Italia non andò male. Ma poi tornarono i tempi bui. Carlo Azeglio Ciampi arrivò a dichiararsi «imbarazzato», da ministro del Tesoro, quando sentiva che l’Italia era la maglia nera fra i Paesi Ue per la sua (in) capacità di spendere i fondi di Bruxelles. Anche capire «dove» si bloccano le risorse, non è difficile. In genere l’Emilia Romagna riesce a investirne il 45% o giù di lì, la provincia di Trento arriva al 50%, mentre Sicilia e Campania difficilmente superano il 10%. Come certificato da tutte le statistiche della Ue, e anche dei nostri ministeri.