Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 10/4/2014, 10 aprile 2014
DA GREXIT ALL’ASTA DELLA SVOLTA
Dal Grexit, cioè il rischio uscita della Grecia dall’euro, al suo rientro sui mercati dei bond sovrani. Questo è il significato della prima obbligazione sovrana della rinascita greca, dopo la perdita del 24% del Pil. Atene rialza la testa e chiede fiducia ai mercati che rispondono positivamente.
È la vittoria di una faticosa scommessa fatta dai tre governi greci che si sono succeduti dal 2009, (quello socialista di Papandreou che ne ha pagato le conseguenze più dure, quello tecnico di Papademos e quello attuale di Samaras), per ridare stabilità ai conti devastati dalla crisi e recuperare competitività. Quali erano le radici della crisi greca? C’erano fattori internazionali a soffiare contro, ma nel 2009 il disavanzo del bilancio pubblico si era scoperto essere pari all’incredibile cifra del 15,6% del Pil, contro il 3,5% dichiarato a Eurostat. Una frode grave che sommata al disavanzo del bilancio esterno (import meno export) giunto nel 2008 al 14,9% del Pil, segnale della scarsa competitività greca, creavano le condizioni per l’uscita del paese dall’eurozona. Oggi il Grexit viene scongiurato dal ritorno, sebbene con un’emissione sindacata, di Atene sul mercato dei bond. L’annuncio è giunto mentre il paese subiva il 34° sciopero generale dall’inizio della crisi contro le misure di austerità e alla vigilia della visita di Stato del cancelliere Merkel. Una visita che dovrebbe dare il senso di un sostegno al governo Samaras, in difficoltà politica e con una esigua maggioranza in Parlamento di soli due deputati in vista delle importanti elezioni amministrative ed europee di maggio che vedono la sinistra radicale di Syriza vicino al sorpasso di Nea Dimokratia. I conti sono in miglioramento, ma ora manca la stabilità politica. Questa è l’ultima sfida che Atene deve affrontare per tornare a Itaca.
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 10/4/2014