Marco Pedersini, Panorama 10/4/2014, 10 aprile 2014
IL RAGAZZO CHE AMA I FORNELLI
A sentire lui, è tutta colpa dei genitori: «Non amavano cucinare e anche quando si mettevano ai fornelli il risultato era pessimo». Così Flynn McGarry, dall’età di 10 anni, ha provato a cavarsela da solo. «Ho usato internet e qualche libro di cucina per imparare le basi» dice Flynn con un po’ di modestia, visto che due anni dopo era già uno chef stellato Michelin. Ora che ha 15 anni è un prodigio che una volta al mese trasforma casa sua in un ristorante da 160 dollari a testa.
L’ha chiamato Eureka, che è il nome della via dove Flynn vive con la madre e la nonna, a nord di Los Angeles. Chi se ne intende lo chiama «pop up restaurant»: una situazione familiare che, ogni tanto, si trasforma in un ristorante. I padroni di casa dicono di avere scelto Eureka per richiamare il piacere della scoperta culinaria, ma è una mezza verità: «La prima volta che l’abbiamo fatto non mi è venuta un’idea migliore» ammette Flynn, che prima di essere il baby-chef che ha cucinato anche nel giardino della Casa Bianca è un ragazzino con le lentiggini, la smorfia simpatica e la pettinatura a onda con la riga di lato. Per la mamma, regista, Flynn è soprattutto uno spirito creativo che «a 10 anni era già passato per il periodo dell’artista, del surfista e della rockstar, mantenendo sempre un grande interesse per il cibo. Da bambino passava ore sul canale tv Food Network, aveva una cucina giocattolo e si vestiva come lo chef Emeril Lagasse».
Ha iniziato con i libri di ricette di Thomas Keller, re della cucina francese in California. «Non avevo idea di che cosa fosse la Guida Michelin» dice Flynn. «Poi ho fatto una ricerca su Google e mi si sono aperti gli occhi. Fino ad allora il mio sogno era solo partecipare a un programma su Food Network». Dopo l’illuminazione, al piccolo chef (non chiamatelo «cuoco», perché «il cuoco si limita a eseguire ordini») serviva un posto dove esercitarsi. Il padre ha pensato subito in grande: ha preso la camera di Flynn e l’ha trasformata nella cucina dell’Alinea, noto ristorante di Chicago (Flynn, entrando anni dopo all’Alinea per uno stage, disse: «Questa io ce l’ho in camera!»).
La madre e la nonna, un’ex dirigente della rete Nbc, hanno iniziato a invitare sempre più amici a cena e a curare un canale YouTube dedicato a Flynn. Il padre, che è fotografo, si è messo a seguire con i suoi scatti la preparazione dei piatti. La sorella di Flynn, per non essere da meno, ha aperto il blog «La sorella di un prodigio della cucina». E così è successo quello che capita nelle case ben frequentate a Hollywood e Beverly Hills: si è sparsa la voce e Flynn è diventato un fenomeno mediatico. A 12 anni, il giovane chef lavorava sulla cucina 15 ore al giorno. «È vietato per legge» dice Flynn «ma vale solo se ti pagano».
È una vita di dedizione, la sua. Sveglia la madre alle 5 del mattino e si fa scarrozzare al mercato del pesce o dal macellaio. Poi va alla ricerca dei migliori prodotti di stagione, con la maniacalità di chi si coltiva la lattuga per darle le dimensioni che lui preferisce o di chi prende le uova «solo in una fattoria dove hanno 20 galline». Perché la cucina «modern American progressive» di Flynn è un po’ gioco e molto esercizio cerebrale. Ogni menu ha otto portate (due sono dessert, di cui Flynn non si occupa), ogni piatto ha meno di nove ingredienti. C’è un amore per la contaminazione tutto californiano: spunti giapponesi uniti a soluzioni tedesche, francesi o vietnamite. È il gusto di Flynn, un 15enne che impazzisce per «pretzel, mele e zuppa ramen». La parte decisiva spetta all’occhio. Per uno chef ragazzino figlio di un fotografo e una regista, è naturale trovare ispirazione dai piatti che vede sui social network. Anche perché sa benissimo che, non appena arriveranno al tavolo, le sue portate saranno fotografate dai clienti e verranno condivise su Instagram o Facebook.
Flynn ha vissuto su di sé il passaggio che ha cambiato la cultura del cibo: dalla cucina prescrittiva delle ricette, a mo’ di suor Germana, alla cucina spettacolo. Sta scrivendo un libro, è spesso in tv, dopo alcuni tentativi non andati in porto (precedenza, come sempre, a Nbc) sta per avere un suo reality su di sé. Dice di non sentirsi Mozart, «ma solo uno che ha un talento». «Il fatto è che, se continua così, rischia di non diventare il cuoco che vorrebbe essere» dice a Panorama Lorenzo Cogo, il più giovane chef stellato d’Italia. Lui lo sa bene: «Sono nato in un ristorante e ho iniziato a lavorare a 14 anni, ma finché non ho ricevuto la prima stella Michelin, a 25 anni, dicevano che ero troppo giovane per saper cucinare». Si può andare di fretta, ma con metodo: «Flynn diventerà di certo un bravo chef, ma alla sua età non dovrebbe fare cucina di ricerca. È meglio porre le basi per diventare uno chef ancora più completo. La sua strada rischia di essere già segnata: è bombardato dai media, ha consulenti per ogni cosa. Come dice lo chef Massimo Bottura, l’importante è che Flynn non smetta di sognare e di credere in ciò che fa».
(twitter: @marco_pedersini)