Vanni Zagnoli, Avvenire 10/4/2014, 10 aprile 2014
MOLINARI: IL GOLF NON È UNO SPORT DA RICCHI
Dai fratelloni del canottaggio, Giuseppe e Carmine Abbagnale, ai fratellini del golf. Parte oggi l’Open americano di Augusta: c’è Francesco Molinari ma non il fratello Edoardo. I due torinesi rappresentano comunque il miglior sodalizio familiare dello sport italiano che conta anche sul veronese Matteo Manassero, lui pure protagonista in Georgia nel major più affascinante, l’unico dei 4 a non cambiare mai sede, sul percorso inaugurato nel 1933.
Molto è cambiato, invece, sui green di tutto il mondo. Non ci sono più solo appassionati snob, in Italia si gioca anche senza spendere tanto, in piccole strutture, magari improvvisate, con una manciata di buche. Diverso ovviamente il mondo dei professionisti: Molinari viaggia con uno staff, composto da 6 persone, l’allenatore è Denis Pug, mentre Mark Roe si occupa del gioco corto. «La nostra disciplina – riflette Francesco Molinari, detto Chicco, 30 anni – non è più prerogativa dei ricchi, praticarlo costa meno che sciare, solo che gli italiani non lo capiscono. Nei Paesi nordici è più diffuso e popolare del calcio, anche tra i più giovani, specie in Danimarca... ».
Anche lei fa parte dei “cervelli in fuga”, poiché si è stabilito a Londra.
«Sono comodo come base di partenza per i viaggi, inoltre da un decennio ho un tecnico inglese, così lo vedo più spesso. E mia moglie Valentina ha studiato qui».
Lei aveva raggiunto la 14ª posizione mondiale, ora è regredito alla 50ª...
«Fa parte del gioco, nella nostra disciplina i risultati non sono costanti. Sono due anni più giovane di Edoardo, lui però arrivò al professionismo con un biennio di ritardo, rispetto a me. Avevo superato il suo ranking nel 2004. Nel 2010 ci siamo aggiudicati assieme la Ryder cup, è stato il massimo della carriera».
Sono stati i genitori a scatenare la passione di entrambi?
«Ci hanno fatti crescere alla Mandria, ogni mia vittoria impreziosisce proprio l’albo d’oro del circolo torinese: è il più titolato d’Italia e fra i pochissimi con due Ryder e la Coppa del mondo».
Nel frattempo Manassero è diventato vostro rivale per il titolo di miglior giocatore italiano...
«Resta comunque un grande amico. E un fenomeno, considerato che ha solo 20 anni».
Nel 2016 il golf debutterà alle Olimpiadi. Molinari junior sarà a Rio de Janeiro?
«Ci spero, anche se i criteri di selezione delle nazionali non sono ancora chiari, comunque bisogna qualificarsi sul campo».
Tiger Woods è tornato numero uno, dal 2008, però, non vince un major. Al contrario lei non ha mai accusato crisi di rigetto.
«Anche perché nel tempo libero mi ricarico a casa, con mio figlio Tommaso...» .
Non si fosse dedicato alle palline, cosa avrebbe fatto nella vita?
«Chissà. Magari sarei diventato commercialista. Sono laureato in economia e commercio».
Nel golf il doping praticamente non esiste.
«Ricordo solo un caso, in America. I test sono stati introdotti 5 anni fa, con la candidatura a sport olimpico. La piaga da noi non c’è, anche perché non sarebbe facile trovare sostanze che aiutino a livello globale».
Il betabloccante però abbassa la pressione, aiuterebbe sui colpi di precisione, come per i tiratori...
«Per le esecuzioni a più lunga gittata l’adrenalina aiuta. Ma noi mischiamo gesti abbastanza diversi».