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 2014  aprile 09 Mercoledì calendario

MADRID ALTERNATIVA POSSIBILE AL GAS CHE PASSA DALL’UCRAINA


«La Spagna può garantire all’Europa una fornitura di gas pari almeno alla metà di quanto oggi viene importato dalla Russia passando dall’Ucraina». Lo afferma il ministro spagnolo dell’Energia, José Manuel Soria, spiegando che Madrid può essere un’alternativa al gas che viene dall’Est. Per Soria l’attuale crisi ucraina, tra i tanti rischi che comporta per le economie occidentali, «può finalmente spingere tutti a ripensare finalmente la strategia energetica di Bruxelles e può spingere a ridefinire la mappa dell’approvvigionamento energetico dell’Europa, per ridurre la dipendenza da alcuni fornitori». Il governo spagnolo guarda ai vantaggi per l’industria nazionale del settore ma ha buoni motivi per porsi come alternativa al gas che arriva dalla Russia attraverso l’Ucraina.
La Spagna non importa gas dalla Russia e ha investito molto per potenziare la sua capacità di utilizzare gas naturale liquefatto: può contare su sette rigassificatori, dei 21 che sono attivi in tutto in Europa, che coprono l’equivalente di 58,7 miliardi di metri cubi di gas, il 38% della capacità di rigassificazione di tutto il continente. Attraverso i suoi terminal il Paese iberico riceve via mare le grandi imbarcazioni che trasportano gas proveniente dall’Europa del Nord, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’America del Sud.
«La Spagna può connettere l’Europa al resto del mondo», dice Antoni Peris, presidente di Sedigas, l’Associazione spagnola delle imprese del settore energetico. Oggi il Paese può fornire all’Europa circa 5,2 miliardi di metri cubi, con il completamento della connessione Irun-Biriatou nei Paesi Baschi la capacità salirà a 7,1 miliardi di metri cubi già nel 2015. E se si deciderà di procedere anche con il gasdotto Midcat - un’infrastruttura prioritaria nelle valutazioni dell’Unione europea - il totale delle esportazioni di gas della Spagna verso l’Europa, attraverso la Francia, potrà salire a 14 miliardi di metri cubi: «Possiamo arrivare a fornire una quantità di gas pari al 10% di quanto attualmente l’Europa importa dalla Russia», dice ancora Peris, confermando in altri termini le stime di Soria.
«Nell’energia in Europa non c’è mai stata una politica comune, ogni Paese ha sviluppato la sua rete e i suoi piani. Ma abbiamo sette terminal in Spagna, ai quali si aggiunge un rigassificatore portoghese, e in più abbiamo due gasdotti che ci collegano con il Magreb: l’Europa deve utilizzarli», sottolinea Antonio Larden, presidente di Enagas, l’impresa che ha realizzato i terminal del gas in Spagna. «È una politica a favore di tutti, non contro qualcuno. La Russia resterebbe comunque il principale fornitore di gas dell’Europa. Ma la concorrenza potrebbe frenare il rialzo dei prezzi», aggiunge Larden.
«Sul fronte interno – dice Antonio Merino, direttore delle analisi ambientali di Repsol – l’Unione europea deve aumentare la produzione, accelerare la costituzione di riserve strategiche e aumentare le interconnessioni tra Paesi membri». Azioni che porterebbero a potenziare le esplorazioni di shale gas nel Regno Unito e nei Paesi mediterranei. «Verso l’esterno, la politica comunitaria dovrebbe cercare nuove fonti, nuovi fornitori sicuri, collegati da gasdotti o attraverso le navi che trasportano gas liquido». E in questo caso Bruxelles non potrebbe che guardare agli Stati uniti, come nuovo, imprescindibile partner energetico. «Dobbiamo muoverci in fretta. Le opportunità per l’Europa e per la Spagna sono evidenti. Ma allo stesso tempo – dice Gonzalo Escribano, direttore del Programma di energia del Real Instituto Elcano – per Bruxelles deve essere chiaro che la Russia avrà sempre molta influenza nelle politiche energetiche europee. Anche per questo forse sarebbe il caso spostare le relazioni con Mosca dalla concorrenza alla cooperazione».

Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 9/4/2014