Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano 9/4/2014, 9 aprile 2014
IL TOUR DEI PEDOFILI LADRI DI BAMBINI DAL BRASILE AL VIETNAM
Sono 3 milioni i turisti sessuali in movimento ogni anno, un sesto a caccia di minori. E 80mila sono italiani, ai primi posti insieme a tedeschi, austriaci e francesi nelle classifiche stilate dal rapporto dell’Unicef. Primi addirittura in Kenya. Le destinazioni predilette sono Thailandia, Filippine, Cambogia, Vietnam, Laos, Nepal, Pakistan, ma anche Russia e Cina. E poi Brasile, Colombia, Venezuela. I tour a sfondo sessuale sono facilitati dalla distanza relativamente breve e dai voli a basso costo.
Non sono bastati anni di impegno di associazioni come Save the Children o, sul tema più specifico, Ecpat, solo per citarne alcune. E non sono bastati i controlli di polizia agli imbarchi e all’arrivo, il monitoraggio dei siti internet che si occupano di questa piaga, le agenzie di viaggio. Le compagnie aeree, addirittura. Perché le aziende, dove possono fare business, si buttano senza guardare in faccia al reato. Uno tra i peggiori , e questo possiamo scriverlo e sottolinearlo.
Come non basta la norma, introdotta nel nostro Paese da pochi giorni in attuazione di una direttiva comunitaria, che obbliga qualunque datore di lavoro a chiedere il certificato penale qualora il suo dipendente svolga regolari attività professionali con minori.
Il perché lo spiega Marco Scarpati, presidente dell’Ecpat, organizzazione che si occupa di difendere i bambini e gli adolescenti dallo sfruttamento sessuale, in Italia e nel mondo, fin dagli anni Novanta. “La direttiva europea era molto più ampia e complessa, e non si può risolvere in un mero problema burocratico. Chiedeva maggiore attenzione per tutti coloro che avvicinano i bambini, che non è solo questione di certificato penale. Il punto è un altro. Serve formazione nelle parrocchie, nelle scuole, nelle palestre. E attività di prevenzione costante, perché non si può intervenire sempre dopo, a fatto accaduto. Lo diciamo da sempre”.
L’Ecpat di cui è a capo Scarpati si occupa di mettere in piedi corsi di formazione e sensibilizzazione per quei diplomatici impegnati nei paesi appartenenti alla black list dello sfruttamento minorile. Professionisti come Daniele Bosio, l’ambasciatore italiano di 46 anni, arrestato a Manila, nelle Filippine, per violazione della legge sui minori. “Pur continuando a sperare nella sua innocenza, mi chiedo come sia possibile che un ambasciatore abbia commesso degli errori, che è poco definire grossolani. Non si possono portare in giro dei bambini e dei minori senza aver avvisato i genitori. Questo almeno lo doveva sapere. È un fatto che ci lascia perplessi. Più in generale mi domando dove stiamo fallendo. Ho cominciato a lavorare nel settore 30 anni fa, lo faccio giorno e notte. Ma sembra quasi che stiamo parlando ai muri: il fenomeno anziché diminuire, aumenta”.
È anche l’assenza totale di programmi di sensibilizzazione a creare un terreno fertile. “Se negli anni 2000 l’Italia ha finanziato ottimi progetti contro lo sfruttamento dei minori, oggi i programmi sono ridotti a zero e i risultati purtroppo si vedono”. E poi c’è la crisi. “Nei momenti di difficoltà economica il corpo di bambini è un’ottima fonte di guadagno. A volte è il ragazzino che vende se stesso. Ma se gli adulti si comportassero da adulti e non comprassero, il problema non esisterebbe”. E se non bastasse questo, ci sono i dati a raccontare un business fondato sulla pelle dei bambini. Un affare, stima l’Ecpat, che va da 80 a 100 miliardi di dollari all’anno. Senza considerare che si parla di un argomento in cui il sommerso è incalcolabile. Secondo gli studi che l’Unicef aggiorna ogni mese, il 65% sono turisti occasionali, il 30% turisti abituali, mentre il 5% sono pedofili. Il 37% dei fruitori ha una fascia d’età dai 31 ai 40 anni e sono per la quasi totalità occidentali. Le vittime del turismo sessuale sono per il 60% comprese in una fascia d’età tra i 13 e i 17 anni, per il 30 % dai 7 ai 12 anni, per il 10% da 0 a 6 anni. Il 75% dei minori coinvolti sono femmine.
Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano 9/4/2014