Simona De Gregorio, Il mio Papa 9/4/2014, 9 aprile 2014
FRANCESCO È CONTRO GLI SPRECHI IN CUCINA
«Tutto il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame». Con queste parole, pronunciate già qualche mese fa durante un’udienza generale in piazza San Pietro, papa Francesco si è per la prima volta espresso contro gli sprechi e sulla necessità di evitarli. Un appello che ha ribadito anche avvalendosi del suo profilo Twitter, in cui ha scritto: «La cultura dello scarto produce molti frutti amari, dallo spreco di alimenti all’isolamento di tanti anziani». In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, lo scorso 16 ottobre, ha poi rivolto un messaggio al direttore generale della Fao, José Graziano da Silva: «Invito a ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari in una prospettiva solidale, superando la logica dello sfruttamento selvaggio, e a modificare concretamente i nostri stili di vita, compresi quelli alimentari». Il Pontefice ha sottolineato inoltre che «ci sono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini e che tutto ciò è ancora più grave in un tempo caratterizzato da un progresso senza precedenti nei vari campi della scienza e considerate le grandi possibilità di comunicazione». Così il Papa porta la sua “rivoluzione” anche nelle cucine. E lo fa partendo proprio da quella del Vaticano.
Con l’aiuto di una donna. Regina Tchelly, ex casalinga brasiliana espertissima nell’arte del riciclo, che insegnerà agli chef della Santa Sede a preparare piatti antispreco realizzati con bucce di frutta, foglie e radici di verdura, semi e altri avanzi che di solito finiscono in pattumiera e, invece, possono servire per preparare ricette gustose.
L’incontro tra il Papa e Regina è stato del tutto casuale. Il Pontefice, durante il suo viaggio apostolico in Brasile, in occasione della Giornata mondiale della gioventù lo scorso luglio, ha visitato alcune favelas (le baraccopoli brasiliane). Così è venuto a conoscenza del progetto “Favela Organica”, che questa giovane donna di 32 anni sta portando avanti da tempo a Rio de Janeiro. Il suo obiettivo è illustrare a chi abita nelle favelas come ottenere un cibo nutriente e squisito in un contesto di povertà. Gli ingredienti più utilizzati sono le bucce di anguria, banana, frutto della passione, zucca e i gambi di broccoli. E il suo impegno per la sostenibilità ha conquistato università e ristorazione aziendale e attirato ospiti illustri come Harrison Ford e il principe William d’Inghilterra. Ma chi è Regina? Da dove viene? Originaria della Paraiba, una delle zone più povere del Brasile, nel 2001 si è trasferita a Rio de Janeiro dove ha iniziato a lavorare come domestica. Ed è così che ha potuto migliorare le sue conoscenze della cucina senza sprechi. Tanto che nel 2010, dopo che le è stato negato un finanziamento da fondi pubblici, Regina non si è data per vinta. Si è rimboccata le maniche e ha costruito da sola un orto biologico all’interno della favela Morro di Babilonia. Contemporaneamente ha iniziato a organizzare degli incontri in cui presentava le sue ricette a zero spreco che, successivamente, grazie al sostegno di SlowFood Brasile, sono diventati veri e propri corsi di cucina. Oggi “Favela organica” ha altre sedi ad Alemao, Cantagalo e Rocinha, quartieri popolari di Rio. «Queste pietanze fanno bene alla salute, consentono di risparmiare e di non sfruttare le risorse del pianeta» assicura la Tchelly, che ha conquistato il fondatore e presidente di Slow Food (l’associazione che promuove il cibo sano e tradizionale) Carlo Petrini: «Lavorando sulla pianificazione degli acquisti e dei consumi, il progetto “Favela organica” promuove una riflessione sullo scandalo dello spreco alimentare anche nelle realtà più povere, che nell’immaginario collettivo ne sono immuni ma che purtroppo lo vivono ogni giorno. Lo stile culinario di Regina, infatti, lungi dall’essere una trovata mediatica è piuttosto figlio della sua estrazione e della sua storia, della necessità di mettere insieme il pranzo con la cena. Quando il cibo è poco, la creatività è l’unica via, e il talento di questa donna è proprio quello di saper creare piatti di una bontà stupefacente con pochissime risorse».
Un talento che Petrini ha voluto portare a conoscenza anche del nostro Paese, invitando Regina nei giorni scorsi a organizzare due cene anti-spreco vicino a Bra e in provincia di Venezia. Tra le portate principali, un antipasto di buccia di patata, fior di sale, rosmarino e bruschetta con gambo di broccolo e basilico. E poi la Feijoada (piatto tipico brasiliano fatto di stufato di manzo) in versione vegetariana, con frutti della terra e funghi, servita con riso bianco insaporito da erbe, scorza di limone e broccoli stufati con aglio. Una prova generale di menu che presto entrerà in Vaticano? Regina al momento si chiude in un “no comment”. Ma le premesse ci sono tutte. Il 2014 è stato proclamato Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare, ed è emerso con forza il tema delle risorse alimentari disponibili per il sostentamento delle popolazioni più povere della Terra. Una piaga che papa Francesco ha ben presente. Tanto che il suo messaggio e progetto anti-spreco è molto ampio. Alle lezioni di cucina tenute da Regina agli chef della Santa Sede, il pontefice vuole affiancare la “ristrutturazione” di parte dei giardini del Vaticano, trasformandoli in orti botanici. E per valutare la fattibilità dell’operazione ha chiesto consiglio proprio a Carlo Petrini. Che, ormai, con Bergoglio ha stabilito un filo diretto. Dopo avergli fatto recapitare il suo libro Terra Madre, insieme a una lettera, il fondatore di Slow Food ha ricevuto una telefonata dal Santo Padre. E da lì hanno approfondito la conoscenza condividendo il progetto di riorganizzazione e razionalizzazione dei terreni vaticani. Perché, per abbracciare l’idea di cucina ideata da Regina Tchelly occorre utilizzare materie prime prive di sostanze chimiche. «Bastano pochi piccoli accorgimenti per rendere la nostra alimentazione quotidiana più virtuosa » dice Regina. Qualche esempio? «Mangiare meno carne, ma acquistarla di qualità migliore, e comprare anche i tagli meno conosciuti, magari da un allevatore locale. Comprare frutta e verdura di stagione e il più possibile da produttori locali appoggiandosi ai Gas (Gruppi di acquisto solidale) o facendo la spesa a un mercato di produttori locali. Pensate che frutta e verdura contengono le maggiori proprietà nutritive nelle parti che solitamente vengono buttate via!».