Carola Uber, Chi 9/4/2014, 9 aprile 2014
CLEMENTE RUSSO – LA PUPA E IL CAMPIONE
È proprio vero che l’abito non fa il monaco. Prendi Clemente Russo, peso massimo e massimo orgoglio (del pugilato dilettantistico italiano, e sua moglie Laura Maddaloni, ex campionessa di judo, figlia e sorella d’arte (il fratello Pino ha vinto l’oro a Sydney 2000): stanno insieme dal 2005 e cinque anni fa si sono sposati con una cerimonia dal gusto quantomeno eccentrico. A vedere le foto di quel giorno, verrebbe da pensare: che sbruffoni! Ecco, sbagliato. Clemente e Laura sono due campani veraci (lui di Marcianise, lei di Napoli), di quelli un po’ esibizionisti (più lui) e al tempo stesso semplici e alla mano.
Domanda. Vi piace la definizione “La pupa e il campione”?
Clemente. «Io preferirei “Il selvaggio e la selvaggia”. È così che ci sentiamo, un po’ allo stato brado. Magari siamo un po’ particolari, originali, ma il nostro sogno è andare a vivere in una casa in mezzo al verde, con un cane e un cavallo, una delle passioni che abbiamo in comune».
D. Grazie a quella per lo sport vi siete conosciuti e innamorati.
Laura. «Sì, ai Giochi del Mediterraneo in Spagna. Un colpo di fulmine, per non dire del destino, visto quanto ci somigliamo. Andammo a convivere subito perché non potevamo stare lontani».
D. Ora ci riuscite? Clemente è spesso in giro, tra gare internazionali e programmi televisivi (ora è in onda con Mistero).
Clemente. «Finché eravamo in tre, io, Laura e nostra figlia Rosy, “nomadizzavamo” molto. Pensavo anche di comprare un camper per portarmele sempre dietro. Poi, invece, sono nate le gemelline e per forza di cose siamo diventati più stanziali».
Laura. «Io lo seguirei ovunque, ma da quando sono nate Jane e Janet è impossibile, anche perché sono nate premature (29 settimane e mezzo) e una di loro è spesso in ospedale per un problema che si risolverà con il tempo. Però, con la testa sono sempre con lui. Ho smesso di fare agonismo nel 2008, ma è come se ogni giorno mi allenassi, vincessi e perdessi al suo fianco».
D. Com’è che avete scelto due nomi così simili per le gemelline?
Clemente. «Simili? No, no, dica pure uguali! Non lo so, deve chiederlo a lei».
Laura. «Non lo so nemmeno io, mi sono venuti così. Clemente non poteva credere alle sue orecchie!».
D. Laura, il soprannome di suo marito sul ring è Tatanka, il bisonte americano. Ma a casa com’è?
Laura. «Dolce e smielato, più di me. Con le bambine si scioglie».
D. Adesso vi tocca un maschio.
Clemente. «Meglio altre gemelle, in famiglia come maschio basto io».
D. Se un giorno le bambine desiderassero fare pugilato?
Clemente. «Cercherei di fargli credere che la boxe femminile non esiste... Scherzo, ma spero che preferiscano il judo».
Laura. «Io neanche quello. Il judo mi ha dato tanto, mentalmente e fisicamente, ma quando hai un genitore che viene dalla stessa disciplina rischia di diventare pesante... I bambini devono provare più sport possibili e trovare da soli quello che amano».
D. Clemente, lei grazie alla boxe si è tenuto lontano dalla vita di strada che, a Marcianise, dove la camorra si è a lungo sostituita allo Stato, significava cattiva strada. È per questo che ora ha aperto una grande palestra, il Tatanka Club, a Caserta?
Clemente. «Me lo chiedeva da tempo tanta gente ed era un sogno mio e di Laura, dietro ci sono entrambe le nostre famiglie. Dopo un mese abbiamo già 550 iscritti. Però, nessuno di Marcianise, che è solo a tre chilometri... C’è un po’ di invidia e, si sa, nessuno è profeta in patria».
D. Laura, è lì che vede suo marito dopo l’addio al ring, magari dopo un oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016? Oppure in tv?
Laura. «Sinceramente non riesco ancora a pensarlo lontano dal ring».
Clemente. «Io, invece, sono oltre: un bell’allevamento di cavalli americani. Oltre alla casa nel verde».