Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 09 Mercoledì calendario

FENOMENO MANASSERO. “CHE BELLO SE BALOTELLI MI FACESSE DA CADDIE”

[Intervista a Matteo Manassero] –

Matteo Manassero, il presente e il futuro del golf italiano, il più giovane a vincere nell’European Tour e a superare il taglio al Masters di Augusta (aveva 16 anni), racconta come si è preparato per il più affascinante dei 4 Majors, al via da domani in Georgia, Usa.
Matteo, questo deve essere l’anno della consacrazione. Pronto?
«Sì, ho ritrovato fiducia, devo continuare a giocare così, con serenità. Il periodo prima di un torneo importante è duro, la tensione sale. Ho curato la parte atletica, sono sempre magro (ride..., ndr). E ho migliorato lo swing. Poi ho cambiato strategia e ho deciso di giocare lo Shell Houston Open per dare un po’ più di ritmo».
Però ha mancato il taglio, proprio alla vigilia del Master. Cosa significa?
«Può essere un vantaggio. Mi ha permesso di capire cosa non funzionava. Ho rivisto il gioco dal tee. Sono carico».
Ci racconti il fascino del Masters.
«È unico. Giocare lì è un’emozione indescrivibile. Quest’anno ho deciso di gestirlo come un torneo normale, anche se non lo è, affrontandolo con la solita routine. Il Masters e il British Open sono i miei Major preferiti».
Sogna di indossare la Green Jacket, la giacca riservata al vincitore?
«Sì, perché è come vincere un Mondiale di calcio».
Pensa di poter fare la grande impresa?
«Ci provo, ma non sarà facile. L’obiettivo per me è sempre dare il massimo. Augusta arriva in un periodo perfetto, sto giocando bene e ho iniziato a fare score migliori. Volevo arrivare al primo Major in buona forma fisica. Ci sono riuscito. E se gioco sereno, senza pensieri, i risultati arriveranno».
I rivali?
«Su tutti Rory McIlroy, Matt Kuchar e Keegan Bradley».
Pesa l’assenza di Woods, che è infortunato?
«Sì, perché lui quando vuole sa fare la differenza. Gli auguro di tornare presto».
Pensa alle Olimpiadi di Rio?
«Non ancora, sono lontane. Il golf a cinque cerchi è un motivo d’orgoglio. Chissà, potrei diventare campione olimpico... Mi auguro che i grandi lo affrontino al top, sarà la risposta migliore per gli scettici».
Il suo difetto in campo?
«Il mio punto debole forse è nel gioco lungo, ma sono migliorato, ho ritrovato lo swing, è più esplosivo. Anche il cambio di attrezzatura ha influito. E ho lavorato molto sulla tecnica».
Il suo pregio?
«Il gioco corto. È lì che riesco a dare il meglio».
In Italia il golf è vissuto ancora come sport di nicchia...
«Le cose nel nostro Paese stanno cambiando e il golf è in crescita costante».
Che musica ascolta?
«Nel mio Ipad ho un po’ di tutto, mi piacciono in particolare Ligabue e gli artisti italiani».
Tra le sue passioni, oltre al calcio, c’è anche la Formula. Per chi fa il tifo?
«Per la Ferrari. Seguo soprattutto Alonso».
Preoccupato per il Milan?
«No, si sta risollevando».
Vorrebbe Balotelli come caddie?
«Si! Sarebbe un’esperienza diversa anche per lui!».

Daniela Cotto, La Stampa 9/4/2014